Tre neo-padri sono seduti insieme e discutono di come cresceranno i loro figli.
Il primo dice: “io gli dirò tutto quello che deve fare, sarò lì per lui in ogni momento della sua vita. Mio padre era uno di quei genitori moderni con l’atteggiamento tipo ‘segui le tue passioni’ e “non voglio confondere le loro menti”. Di conseguenza, i primi venticinque anni della mia vita sono stati colmi di errori consecutivi (sì, lo so che gli errori possono anche essere buoni, se s’impara la lezione). Ebbene ho fatto degli errori, ho imparato qualcosa da alcuni di essi (per lo più cosa non fare), perché mio figlio dovrebbe ricominciare tutto da capo? Inoltre, che cosa mi garantisce che egli non cadrà oltre il precipizio prima che abbia l’opportunità di capire tutto da solo? Io gli dirò che cosa è giusto e che cosa è sbagliato, cosa funziona e cosa non funziona – è questo il ruolo di un padre!”
“Io non farò così” dice il secondo padre. “Io desidero un figlio, non un pupazzo! Voglio poter aver portato un’altra persona in questo mondo – non un clone di me stesso. Se mio figlio dovrà essere accompagnato in tutta la vita dal papà, per quale scopo allora doveva nascere? Voglio che mio figlio sia se stesso, che trovi la sua strada – anche se ci saranno errori ed esperienze dolorose lungo la strada. Per quanto riguarda la possibilità che egli possa fallire – in effetti il rischio esiste, ma è un rischio che si deve per forza correre se un essere umano vuole cercare di fare qualcosa dalla sua vita…”
“Io gli dirò tutto” dice il terzo padre. “Ma non gli dirò cosa significa, sarà quello il suo compito – capire cosa significa.”
“Intendi dire che gli darai tutto in codice? Gli dirai cosa fare ma non saprà cosa e quando dovrà fare fino a che non decifrerà il codice?”
“No, se non sa cosa fare cosa si è ottenuto? Sarebbe come il padre che lascia il figlio libero di fare passi falsi nell'immensa giungla del mondo di oggi… da parte mia gli darò sia il codice che la chiave. Gli insegnerò ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Gli spiegherò “i come e perché” della vita. Ma gli lascerò spazio per crescere. Egli farà la cosa giusta perché gli ho detto cosa fare, ma percepirà che c’è molto di più là fuori – molto di più da comprendere, a cui dare ulteriore significato. Egli scoprirà nuove verità, ma non saranno proprio nuove per lui perché saranno sempre state lì, perché gliele avrò già dette; saranno nuove poiché lui ne scoprirà un nuovo significato, una nuova strada per la quale attraversare la vita. E quella strada sarà più sua di una che egli avrebbe potuto forgiare completamente da solo: perché una strada fatta da lui stesso sarebbe soltanto sua, ma questo tipo di strada è sia sua che vera.”
“Questo è il discorso più arzigogolato che abbia mai sentito” esclama il primo padre. “Sei tutto confuso”.
“Al contrario”, dice il secondo padre. “È proprio lui quello di noi tre che ha capito tutto”.
Il terzo padre è D-o. E la strada tanto arzigogolata quanto spiegata è la Torà che Egli ci ha dato quando è diventato nostro padre al Monte Sinai.
Di Rav Yanki Tauber per gentile concessione di Chabad.org
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