Con giustizia giudicherai il tuo prossimo (Vayikrà 19,15)
C’è un’interessante legge della Torà la quale impone che un giudice che sia stato testimone di un crimine, non abbia più la qualifica di giudicare questo caso. Il motivo è che una persona che abbia assistito ad un crimine con i propri occhi, non sia capace di esaminare oggettivamente il caso della difesa. La vera giustizia può essere fatta solamente quando può essere esaminato il beneficio del dubbio.
Durante alcuni incontri che conduco per adulti, figli e coniugi che desiderano un rapporto migliore, abbiamo scoperto che il modo migliore per risolvere un conflitto è di provare in primo luogo a ridurre l’intensità dei sentimenti negativi che le parti provano l’uno nei confronti dell’altro.
Ho scoperto che l’esercizio di seguito riportato, può essere di grande aiuto per alcune persone:
Descrivi il sentimento negativo che provi nei confronti di tuo figlio/genitore/coniuge.
In una scala da uno a 100, quantifica l’intensità di questo sentimento negativo.
Se fossi chiamato come avvocato in una corte, a difendere tuo figlio/genitore/coniuge, come descriveresti le motivazioni per il suo comportamento?
In una scala da uno a 100, quanto intensamente credi che i tuoi argomenti di difesa siano veri?
Quantifica ora nuovamente l’intensità dei tuoi sentimenti negativi, in una scala da uno a 100.
Il cambio di intensità dei sentimenti potrebbe variare di persona in persona e da situazione in situazione, ma è molto probabile che la cifra al punto 5 sia significativamente minore di quella al punto 2. È incredibile come questo semplice esercizio mentale riduca l’intensità di emozioni come rabbia, offesa, vergogna, ecc., ed il dolore associato ad essi.
Ci sono altri modi in cui, impegnando la nostra mente a descrivere a noi stessi, certi eventi e situazioni, ciò influenzerà drasticamente in nostri sentimenti a proposito. Per esempio, possiamo descrivere l’azione di un figlio o di un genitore, dicendo: “Mi ha pugnalato alle spalle”, e provare un forte dolore penetrante. Possiamo ridurre questo dolore, descrivendo la stessa situazione con: “Mi ha colpito alle spalle”. Possiamo scegliere di fermarci qui, o di andare oltre, descrivendo con: “Non è stato onesto con me”, e così via.
Perché non prendere quello strumento meraviglioso chiamato cervello, che D-o ci ha dato, ed utilizzarlo per servirci, invece che farlo lavorare contro di noi? Concedendo alle nostre persone amate il beneficio del dubbio, ed utilizzando diverse descrizioni per raccontare un’azione negativa, non potremmo cambiare l’altra persona; ma ciò cambierà sicuramente i nostri sentimenti e ridurrà il nostro dolore, permettendoci quindi di gestire la situazione più efficacemente, e forse di trovare addirittura soluzioni ad alcuni dei nostri problemi.
Provalo, ti piacerà!
Di Rav Yaacov Lieder con il permesso di Chabad.org, tradotto da Daniel Raccah
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