L'idea che l'astenersi dal mangiare carne possa esser contrario alla religione ebraica, può sembrare assurda. Tuttavia esistono occasioni nelle quali l'ebreo viene esortato a mangiare carne. Si pone quindi il problema di come interpretare le direttive halachiche. In altri termini, dicono devi mangiare carne o forse puoi farlo?

Lo Shabbat è un primo esempio di come il vegetarianismo può essere sconsigliato dalla legge ebraica, per via della particolare mitzvà di Oneg Shabbat ossia del piacere dello Shabbat. Maimonide descrive questa mitzvà come segue: “mangiare carne e bere vino di Shabbat, sono da considerare Oneg Shabbat (Leggi dello Shabbat 30:19).” Se ne ricava quindi che si deve celebrare lo Shabbat con cibo e bevande - in particolare carne e vino. Un vegetariano è in grado di adempiere alle prescrizioni halachiche di questa mitzvà?

Per chiarire il significato della mitzvà di Oneg Shabbat, diciamo che lo Shulchan Aruch (Codice della Legge Ebraica) proibisce di digiunare di Shabbat, e alcuni sostengono che questa regola derivi addirittura dalla Torà stessa. Lo Shulchan Aruch si chiede anche se una persona che si sente male a causa del cibo, debba mangiare abbondantemente di Shabbat. Per questa persona infatti il piacere non è nel cibo, ma piuttosto nell'astenersene. Per questo tipo di situazione, lo Shulchan Aruch suggerisce che la persona può limitare la quantità di cibo.

Nello Shulchan Aruch, Rabbi Yosef Karo (autore del codice) fornisce ulteriori prove che la regola di mangiare di Shabbat è parte integrante della mitzvà di Oneg Shabbat: “Ad una persona che digiuna tutti i giorni, il pasto shabbatico causerebbe dolori in quanto modifica delle sue abitudini alimentari - c'è chi dice di aver visto molte persone pie che per questa ragione digiunavano di Shabbat e si dice che così facesse Rabbi Judah il Chassid.”

Se in queste circostanze è ammissibile digiunare di Shabbat, è certamente permesso astenersi dal mangiare carne. Ulteriori argomentazioni si possono trovare nel commento di Rabbenu Yonah al Talmùd. Nella discussione sulle leggi relative al lutto, il Talmùd insegna che una persona che ha perduto un parente stretto, onèn in Ebraico non può mangiare carne o bere vino prima della sepoltura del parente. Tuttavia, di Shabbat, l'onèn mangia carne e beve vino. Su questo insegnamento Rabbenu Yonah scrive: «Gli è consentito di mangiare carne e bere vino se lo desidera, ma non è obbligato a farlo, dato che l'onèn deve rispettare tutte le mitzvòt dello Shabbat e mangiare carne e bere vino non sono mitzvot dello Shabbat.”

Anche successivamente questo punto di vista viene accettato dalle autorità (Darkei Moshe, Yoreh Deà 341). Quindi apparentemente ci troviamo davanti una piccola controversia halachica tra il vegetarianismo e lo Shabbat. Se una persona preferisce non mangiare carne, lo Shabbat non la obbliga a farlo.

Yom Tov - Moèd

La pratica del vegetarianismo e del rispetto dell'halachà per lo moèd, è invece più complessa. Mentre abbiamo dimostrato che non c'è obbligo di consumare carne di Shabbat se non se ne deriva piacere, questo non è motivo sufficiente per approvare l'astensione dalla carne nei giorni di moèd.

Di Shabbat, l'ebreo viene esortato a gioire dell’Oneg Shabbat, ma di Yom Tov, la Torà specifica “vesamachta bechagecha” ossia, “devi rallegrarti delle tue feste”. Infatti, Maimonide scrisse: “Una persona è tenuta a rallegrarsi e ad essere di buon umore durante la festività, con tutta la famiglia e con chiunque si trovi nella compagnia... Come avviene? Darà noci e dolci ai bambini ... gli adulti mangeranno carne e berranno vino... e non esiste simchà (gioia) senza carne e vino.”

In base alle idee di Maimonide, dovremmo dedurre inequivocabilmente che un ebreo osservante deve mangiare una piccola quantità di carne durante le feste. Comunque, non tutte le autorità halachiche accettano la spiegazione di Maimonide. Rabbi Joseph Karo infatti, cita un testo Talmudico che afferma l'esatto contrario di ciò che dice Maimonide.

“I nostri rabbini insegnano che durante una festività, una persona deve portare la gioia tra i membri della sua famiglia e tra gli ospiti della sua casa. Essa si rallegra con il vino...” Rabbi Judah figlio di Beterà dice “Nei giorni in cui esisteva il Tempio non era pensabile rallegrarsi senza carne ... ma ora che il Tempio non esiste, non è pensabile rallegrarsi senza il vino ... (Pesachim 108).”

In base al testo originale del Talmùd quindi, Rabbi Joseph Karo contraddice le affermazioni di Maimonide. Nel suo autorevole codice della Legge Ebraica (Shulchan Aruch), omette qualsiasi riferimento all'obbligo di consumare carne durante le festività come parte integrante della mitzvà simchà. Applicando l'Halacà ai giorni nostri, Rabbi I. Kagan (Chafetz Chaim) nota che mentre Rabbi Joseph Karo rifiuta questo punto di vista, altre autorità cercano una mediazione. Rabbi Joel Sirkes (il Bach) concorda che la necessità di rallegrarsi si esaudisce bevendo vino, sostiene tuttavia che chi mangia anche la carne rispetta una mitzvà positiva della Torà.

In conclusione, è opportuno dire che mentre in realtà lo Shulchan Aruch - la base degli attuali regolamenti normativi per gli ebrei non insiste sulla necessità di mangiare carne per la simchat Yom Tov, esistono autorità halachiche che lo ritengono auspicabile anche se non strettamente necessario, e che ritengono che sia una mitzvà caratterizzare le festività ebraiche con cibi o bevande particolari. In questo senso, il vegetarianismo, pur non essendo contrario alle Leggi, potrebbe essere considerato antagonista rispetto al pensiero ebraico in materia di Yom Tov.

Tradotto da S. H.