In una lettera datata 8 Tamùz 5697 (17 giugno 1937) il Rebbe Yosèf Y. Schneersohn di Lubavitch (1880-1950) scrive al chassìd rav Eliyahu Chaim Althaus:
.. Nel mio diario è segnato un evento accaduto nelle prime ore del mattino del 22 Tevèt 5677 (16 gennaio 1917).
In quel periodo, il mio Maestro, mio padre di benedetta memoria [il Rebbe Shalom D. Schneersohn - 1861-1920] aveva fissato un regime di studio con me nelle prime ore della mattina. Il suo metodo di studio era prima di sintetizzare il contenuto del discorso [che stavamo studiando] e poi ripassarlo a lungo, dimostrando un'erudizione eccezionale e facendo dei ragionamenti geniali.
Il discorso di insegnamento chassidico che avevamo studiato quella mattina specifica era di una particolare profondità, e io avevo tratto un piacere immenso sentendo le sue idee fenomenali. Ho notato che anche mio padre aveva molto piacere del nostro studio quella mattina.
Passarono due ore. Quando concludemmo, papà guardò l'orologio, il quale dimostrava che erano quasi le 6:30. Chiuse il libro e mi disse "indossa il tuo cappotto pesante, stiamo andando al mikvé". Questo mi risultò strano, perché egli non era solito andare al mikvé così presto. Inoltre, normalmente un assistente lo accompagnava mentre questa volta voleva che non lo accompagnasse nessuno.
Sono certo che ti ricordi il mikvé di Rostov: La granda stanza che portava alla stanza dell'immersione, la granda stanza dell'immersione e la vasca stessa che era spaziosa e larga.
Quando arivammo, il cancello del cortile era ancora chiuso. Tirai fortemente sul campanello e il portiere aprì la piccola porta pedonale posta nel cancello e corse a chiamare il signor Chen Tov, il responsabile del mikvè.
Papà si sedette su una delle banchine nell'anticamera del mikvè, perché la porta della stanza del mikvé stesso era chiusa a chiave. Il Signor Chen Tov arrivò, chiedendo scusa ed assicurandoci che se avesse saputo che il Rebbe sarebbe venuto così presto si sarebbe occupato prima della pulizia della stanza e della vasca del mikvè.
Disse mio padre: "è proprio per questo che non sono venuto in un orario usuale. Vorrei vedere lo stato del mikvé e la maniera in cui opera negli altri momenti". Poi chiese al Sig. Chen Tov di aprire la stanza del mikvé, nonostante le sue ripetute richieste di fare prima un po' di pulizia.
Quando mio padre vi entrò, si poté sentire un odore molto sgradevole nella stanza. Per terra c'erano dei contenitori d'acqua rotti. Le acque del mikvé stesso erano puliti, ma sulla superficie si vedevano degli insetti che galleggiavano.
Mio padre tornò nell'anticamera e si sedette sulla banchina posta accanto al muro e disse al Sig. Chen Tov: "Per me non fa differenza. Io posso usare un mikvé con degli insetti che galleggiano sulla superficie e con del malodore nella stanza. Ma le signore non vogliono subire questo. Se una sola donna, che D-o ce ne scampi, evita l'immersione nel mikvé perché l'acqua o la stanza non sono abbastanza puliti, si causerebbe la trasgressione di un grave divieto da parte di una famiglia, e che siano nati dei figli in uno stato di impurità. D'altro canto, chi si occupa di tenere un mikvé pulito e di conseguenza che le donne rispettino le leggi della purezza, ha il merito di assistere alla fondazione di un futuro kasher per l'ebraismo.
"Rifletti su questo, rifletti sulla differenza. Immagina la scena quando uno arriva al Mondo della Verità e si pone dinanzi alla corte celeste. Lì, davanti alla corte, si presentano gli insetti e l'odore che hai evitato di togliere causando della gravi trasgressioni. Immagina la punizione e dall'altra parte la grande ricompenssa che uno può ottenere per l'essere stato coinvolto nella nascita di una generazione secondo i dettami della Torà."
Più tardi, mio padre mi disse che l'autore dell'opera Reshìt Chochmà scrive che in qualsiasi stato si trovi un mikvé [freddo, sporco, ecc.], egli garantisce che ci si può immergere tre volte senza alcun effetto indesiderato. "Molte volte, disse mio padre, ho fatto affidamento su queste parole per immergermi in luoghi di tutti i tipi.
"Una volta, mi sono immerso in una fonte di acqua sulfurea in delle terme - le acque erano adatte per preparare delle compresse per il corpo ma non per la testa. [Nonostante ciò] mi sentii come se mie fossi immerso nelle acque piacevoli e leggeri di un fiume." [...]
Quella stessa sera, il Sig. Chen Tov venne a vedere mio padre, il quale lo ricevette in private. Il Sig. Chen Tov si mise a piangere dicendo che non trovava pace con sé stesso dalla mattina. Prese l'impegno di mantenere il mikvé agli standard più elevati da quel giorno in poi.
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