A Rosh Hashanà si usano mangiare cibi che hanno un significato simbolico. Secondo alcuni, questi cibi ci aiutano a concentrarci sull’ordine del giorno: la preghiera, la teshuvà e i buoni propositi.
Secondo altri invece, l’atto fisico di mangiare questi cibi aiuta a concretizzare i decreti Divini che siamo certi saranno positivi. Similmente, come riportato nel Tanach, i profeti facevano un segno fisico per concretizzare la loro profezia, dimostrando che il passaggio dal potenziale al concreto dipende dalle azioni fisiche di ogni persona.
Per la maggior parte dei cibi, il simbolismo sta nel nome del cibo. Nel caso della melagrana, troviamo il simbolismo nel frutto stesso. Infatti, mangiandola esprimiamo il nostro desiderio per un anno pieno di meriti come questo frutto ha tanti semi.
Nonostante alcune comunità non abbiano l’uso di mangiare molti cibi simbolici di Rosh Hashanà, quasi tutti mangiano la melagrana (e la mela intinta nel miele, e la testa di pesce o agnello). Forse questo è per via del significato profono di questo frutto.
Pieno di Mitzvòt
Riguardo al verso “la tua tempia è come una melagrana spaccata dall’interno del tuo fazzoletto” (Canto dei Cantici 6:7), il Talmùd dice che la parola ebraica per “le tue tempie” può anche significare “i tuoi vuoti”. Per cui il verso ci insegna che anche i più “vuoti” tra il popolo d’Israele sono colmi di mitzvòt, come una melagrana è piena di semi. Pertanto, mangiare questo frutto è un simbolo del fatto che nonostante alcuni di noi abbiano delle lacune, siamo tutti pieni di mitzvòt.
Guarda dentro
Il Talmùd narra che il grande saggio Rabbi Meir, che visse dopo la distruzione del Secondo Tempio, era un allievo di Elisha ben Avuya, un grande saggio che diventò eretico. Anche dopo che Elisha abbandonò le vie della Torà, fino al punto che da allora il Talmùd lo chiamò Achèr (Altro), Rabbi Meir continuò a studiare Torà da lui.
I saggi del Talmùd chiesero a Rabbi Meir come poteva fare ciò, dopotutto non esiste una regola seondo la quale si deve studiare solamente da un insegnante che ha un’ottima reputazione? I saggi rispondono che Rabbi Meir era unico. Infatti quando egli studiava da Achèr, “egli mangiava il frutto e buttava la buccia” come quando si mangia la melagrana (Talmùd Chaghigà).
In altre parole, Rabbi Meir era capace di ignorare e gettare il comportamento apertamente peccatore di Achèr, tirando fuori invece gli insegnamenti di Torà che egli conservava dentro di sé.
Questo è il motivo più profondo per il quale si mangiano le melagrane di Rosh Hashanà. Mangiando questo frutto chiediamo a D-o che quando ci giudica, non guardi le nostre “bucce”, le nostre azioni esterne e apparenze che a volte non sono come dovrebbero essere, e Gli chiediamo invece di guardare solo le nostre vere intenzioni e il nostro desiderio sincero di fare del bene e di essere legati a Lui.
Naturalmente, possiamo e dobbiamo fare lo stesso nelle nostre vite, concentrandoci sempre sul bene negli altri. Che possiamo meritare un anno pieno di benedizioni e mitzvòt, tante quanto i semi della melagrana!
Rav Yehuda Shurpin, Chabad.org
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