Nella città di Oria in Calabria — regione nota agli ebrei per i suoi etroghìm (Cedri) - viveva circa un millennio fa una cospicua famiglia ebraica, che diede per molti anni rabbini e capi alla locale comunità.
Forse non ci sarebbe giunta alcuna notizia di questa famiglia e di questa comunità, se per fortuna un suo discendente non si fosse preso la briga di narrarne la storia in un libro. L'autore si chiama Ahimaàz ben Paltièl e scrisse le sue cronache nel 4814 (1054). Queste raccontano la storia degli eminenti antenati dell'autore per otto generazioni, a cominciare da Rabbì Shefatià: tra gli altri, di Rabbl Hananèl, suo fratello, di Rabbì Amittai (figlio di Shefatià), di Rabbì Paltièl (nipote di Shefatià) e di Rabbì Shemuèl (figlio di Paltièl).
L'autore era un pronipote del menzionato Rabbì Hananèl, che è l’eroe dell'interessante episodio qui riportato.
Rabbì Hananèl era un grande maestro della Torà, molto rispettato non solo dalla comunità ebraica, di cui egli era il capo, ma anche dai non ebrei. Lo stesso Governatore della provincia trattava Rabbì Hananèl con molto riguardo c lo stimava molto. Egli faceva spesso visita al Rabbino o lo invitava nella propria residenza per discutere con lui questioni di religione. Il Governatore nutriva la segreta speranza che un giorno o l'altro egli avrebbe potuto in qualche modo persuadere o obbligare Rabbì Hananèl a riconoscere la superiorità della religione cristiana. Ma in tutte le discussioni il Governatore aveva di solito la peggio e le sue speranze venivano ogni volta deluse. Ma non per questo egli vi voleva rinunciare. Rabbì Hananèl, d'altro canto, faceva di tutto per evitare questi incontri e queste discussioni, che gli portavano via del tempo prezioso; ma non poteva troncarli, perché il Governatore era un personaggio molto potente, da cui dipendevano le sorti della comunità ebraica.
Avvenne così che durante una di queste discussioni il Governatore affrontò l'argomento del calendario ebraico. Egli chiese al Rabbino se era in grado di calcolare e di dirgli quando sarebbe caduto il prossimo molàd il momento in cui la nuova luna appariva nel cielo. Il Governatore si era già preso la pena di calcolarlo per conto proprio, poiché egli era un provetto matematico ed astronomo.
Mancavano ancora parecchi giorni per il molàd ed il Rabbino non aveva ancora avuto il tempo di determinarlo (non c'erano naturalmente calendari stampati, a quell'epoca) Rabbì Hananèl fece un rapido calcolo e, senza poterne controllare il risultato, disse l'ora ed il minuto del prossimo molàd .
Il Governatore fu ben felice di vedere che questa volta Rabbì Hananèl era incorso in una svista e che il suo calcolo era errato. Era l'occasione che il Governatore aveva sempre attesa.
Mio caro Rabbino, egli disse, finalmente vi ho colto una volta in errore ed ora vi sfido ad una scommessa. Se sarà dimostrato che io ho ragione, dovrete riconoscere pubblicamente che la mia religione è la vera e che essa è superiore alla vostra. D'altro canto, se risulterà che voi avete ragione vi farò dono di un bel cavallo del valore di trecento monete d'oro, oppure, se lo preferite, riceverete in sua vece il danaro in contanti .
Rabbì Hananèl fu assai contrariato, ma il Governatore lo mise alle strette ed egli non poteva opporsi a colui che reggeva la provincia senza provocare le sue ire. Il Governatore ordinò immediatamente che i termini della scommessa fossero registrati ufficialmente in tribunale davanti al giudice ed ai magistrati.
Rabbì Hananèl torno a casa profondamente preoccupato, si ritirò subito nella sua stanza e senza lasciar trascorrere un minuto cominciò a rivedere i suoi calcoli; e con sua grande costernazione si accorse che aveva proprio commesso un errore e che il calcolo del Governatore era invece il giusto.
Egli chiamò i capi della comunità ad una riunione solenne, e raccontò loro della terribile minaccia che si addensava sopra il suo capo e sopra la comunità tutta. Chi poteva sapere a quali estremi sarebbe giunto il Governatore nello sfruttare la sua “vittoria”? Rabbì Hananèl chiese ai capi della comunità di unirsi a lui nel proclamare un pubblico digiuno per pregare tutti assieme Idd-o e chiederGli misericordia in quell'ora di pericolo. Naturalmente, l'intera comunità aderì con tutto il cuore. In verità, solo un miracolo poteva salvare gli ebrei da quella situazione disperata ed essi digiunarono e pregarono come mai in vita loro.
Venne la notte, nella quale la luna nuova doveva comparire. Giubilante il Governatore salì sul tetto del suo castello per vedere la luna nuova salire in cielo. Egli aveva dislocato anche degli osservatori in diverse parti della città per avere dei testimoni che aveva vinto la scommessa col Rabbino.
Anche Rabbì Hananèl salì sul tetto della sua casa e col cuore infranto c le lacrime agli occhi si rivolse piangendo all Onnipotente pcr chiederGli un miracolo.
Era una notte serena. Non c’era un alito di vento ed il cielo era tempestato di stelle. Si avvicinava il momento in cui la luna nuova doveva spuntare e Rabbi Hananèl, gli occhi fissi al ciclo e l’animo tutto concentrato nella preghiera confidava nel Signore. Tutti gli ebrei della città pregavano altrettanto ardemente che si verificassc un miracolo al l'ultimo momento.
D'improvviso cominciarono a raccogliersi nel cielo nere nubi che nascevano dal nulla. In un momento tutto il ciclo fu completamente coperto da un'impenetrabile nuvola oscura.
D-o aveva esaudito la preghiera di Rabbi Hananèl e di tutta la comunità ebraica. La notte seguente la sottile e delicata falce della luna nuova apparve in un cielo sereno e senza nubi!
Il giorno dopo Rabbl Hananèl andò secondo gli accordi presi, a fare visita al Governatore ed a sentire ciò che aveva da dirgli. Egli trovò presso di lui una adunanza imponente, perché tutte le più importanti personalità del paese erano state invitate a sentire il verdetto e ad assistere al trionfo del Governatore.
Ora, tutti erano impazienti di ascoltare ciò che il Governatore avrebbe detto. Questi si rivolse al Rabbino con le seguenti parole:
“Stimato Rabbino Hananèl! Sapete meglio di me che questa volta avevo ragione io e che avrei dovuto vincere la scommessa fatta tra di noi. Ma il vostro D-o deve avervi aiutati. Non era mai successo finora, e probabilmente non succederà mai più, che in questa stagione ci fosse da queste parti la più piccola nuvola in cielo. Tuttavia nel momento in cui la luna doveva comparire, il vostro D-o ha coperto il cielo di nubi e mi manca perciò la prova di aver vinto realmente la nostra scommessa. Secondo i termini del nostro accordo che è stato debitamente registrato dai nostri degni magistrati, non posso fare altro che versarvi quanto pattuito. Ecco qui il danaro. Sono convinto che farete un buon uso di queste trecento monete d'oro".
Rabbì Hananèl diede un sospiro di sollievo. Si affrettò a portare la buona notizia agli altri ebrei, che si rallegrarono al pari di lui. Subito dopo, Rabbi Hananèl consegnò il denaro ai capi della Comunità perché fosse distribuito ai poveri ed ai bisognosi. Dopo tutto si trattava di danaro che il Governatore aveva preso agli ebrei, gravandoli di forti tasse, cui facevano fronte con le più grandi difficoltà.
Rabbì Hananèl ed i capi della comunità indissero una giomata di preghiere di ringraziamento all Onnipotentc. Tutti gli ebrei si raccolsero nel Bet ha-Midrash per ringraziare il Signorc di aver tramutato la loro tristezza in gioia e la loro ora più oscura in luminosa allegrezza.
Come sono strane le vie del Signore!
Egli aveva rischiarato il loro animo, radunando oscure nubi nel cielo! Fu come un altro Purim per gli ebrei di Oria, che furono salvati dal loro Amàn particolare proprio come nei giorni di Mordechai ed Estèr, quando l'Onnipotente salvò gli ebrei di Persia da Amàn e fece fallire i suoi piani. Ed invero, per molti anni i riconoscenti ebrei di Oria ricordarono questo giorno di salvezza miracolosa come il Purim di Oria .
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