Come risulta dai versetti del libro del Vayikrà, il vero nome di questa festa è Zikhròn Teruà (ricordo del suono) o Yom Teruà (giorno del suono), che sono in rapporto alla mitzvà principale che la caratterizza, ossia il suono dello shofàr. Nel libro dei salmi, inoltre, il Rosh Hashanà viene denominato Yom Hakèsse, il giorno del nascondimento, e i Maestri gli aggiunsero il nome di Yom Haddìn (il giorno del giudizio).
Rosh Hashanà
Il nome più noto della festa è sicuramente Rosh Hashanà, capodanno.
Questo nome dipende da vari motivi. Innanzi tutto, è il momento dell'anno in cui Dio inizia a giudicare l'uomo per le proprie azioni, come afferma il Talmùd Babilonese: Nel capodanno ogni uomo passa davanti a Dio come gli animali del gregge davanti a un pastore. Ossia, così come un pastore fa sfilare le sue pecore una per una davanti a sé per farle entrare nell'ovile, così Dio, guardando il destino di ogni uomo, fa passare davanti a Sé le azioni compiute da ogni persona. In questo modo Egli può giudicare l'operato di ogni persona per sapere in quale libro scrivere il suo nome. Disse, infatti, rabbi Kruspedaì a nome di rabbi Yochanàn:
Tre libri sono aperti davanti a Dio nel giorno di Rosh Hashanà: uno per i giusti (Tzaddìkim) completi, uno per i malvagi (Reshaìm) completi e uno per quelli che stanno a metà strada, che non sono, cioè, né totalmente giusti, né totalmente malvagi (Benonìm). I giusti vengono iscritti immediatamente nel libro della vita, mentre i malvagi vengono iscritti immediatamente nel libro della morte. Per coloro, invece, che sono Benonim Dio attende a dare il giudizio fino al giorno di Yom Kippùr e se avranno fatto teshuvà (penitenza) nei giorni che vanno da Rosh Hashanà a Yom Kippùr, allora verranno iscritti nel libro della vita; altrimenti verranno iscritti nel libro della morte.
Yom Hakèsse
Non è chiaro che cosa significhi realmente Yom Hakèsse. Secondo alcuni il vocabolo kèsse va fatto derivare dalla parola kissè (sedia, trono).
Per tutto l'anno Dio sta seduto sul trono della misericordia, ma nel giorno di Rosh Hashanà Egli cambia trono e va a sedersi sulla sedia del dìn, cioè della giustizia e del rigore. Questo sta a significare che in questo giorno tutto il mondo viene giudicato con rigore e non solo con misericordia.
Un'altra spiegazione fa derivare la parola kèsse dalla parola kisèi (nascondimento, copertura).
Forse il kisèi è quello della luna. Infatti tutte le feste ebraiche cadono quando la luna è piena o comunque ben visibile, mentre Rosh Hashanà è l'unica festa in cui nel cielo non compare la luna. Ciò è dovuto proprio alla data in cui cade Rosh Hashanà, poichè l'anno ebraico segue le fasi lunari e pertanto all'inizio del mese la luna non è visibile.
Yom Teruà o Zikhròn Teruà
Sul motivo per cui di Rosh Hashanà si suona lo shofàr i Maestri e i pensatori si sono soffermati molto. Noi ci limiteremo a fornire solo tre motivi. Innanzi tutto lo shofàr ricorda il sacrificio di Yitzkhàk, o meglio, la legatura di Yitzkhàk. Secondo ciò che la Torà ci racconta nel cap. 22 di Bereshìt, Dio volle mettere alla prova la fede di Avrahàm chiedendogli di portare in sacrificio il figlio Yitzkhàk. Giunti che furono sul monte Morià, Avrahàm legò il figlio; mentre stava per ucciderlo un angelo lo fermò e gli impedì di fargli del male. Avrahàm, allora, sacrificò un montone al posto di Yitzkhàk e, secondo il Midràsh, chiese a Dio di ricordare ogni anno la prova alla quale si era sottoposto senza protestare e grazie a essa salvare i suoi discendenti, nel momento del giudizio nel giorno di Rosh Hashanà. Ecco perché ancora oggi si suona un corno di montone.
Secondo un altro commento, il corno di animale e il suono che da esso deriva, simile a un mugghio, stanno a simboleggiare che l'uomo spesso è come un animale e che le azioni negative che egli compie non sono dovute alla sua cattiveria, ma agli istinti che non sa controllare. In pratica, attraverso il suono dello shofàr noi ricordiamo a Dio i nostri limiti e gli chiediamo di avere compassione nel momento del giudizio.
Un ultimo commento ritiene che il suono dello shofàr rappresenti una preghiera senza parole, per permettere anche a coloro che non sanno pregare di esprimere i loro sentimenti a Dio e chiedere misericordia nel giorno di Rosh Hashanà.
Yom Hadìn
Ma l'avvenimento sicuramente più importante, che avvenne il primo di Tishrì e che dà il carattere particolare al Rosh Hashanà, è la creazione dell'uomo, che concluse la creazione del mondo che ebbe inizio il 25 di Elùl. Come fu creato l'uomo? Leggiamo il Midràsh, senza il quale è impossibile capire il vero senso del Rosh Hashanà:
La prima ora del giorno Dio pensò a come creare l'uomo. Ma prima Egli volle consultare gli angeli su come crearlo e così passò la seconda ora. La terza ora Dio prese la polvere dai quattro angoli del mondo e la riunì. La quarta ora gli diede la forma. La quinta ora creò le vene e le arterie. La sesta ora lo fece stare eretto. La settima ora gli donò l'anima.
L'ottava ora lo mise nel giardino dell'Eden. La nona ora gli ordinò di non mangiare dall'albero della conoscenza del bene e del male. La decima ora l'uomo peccò. L'undicesima ora l'uomo venne giudicato. La dodicesima ora Dio ascoltò la Tefillà dell'uomo e modificò in gran parte la punizione che aveva deciso di dargli.
Quindi durante il primo di Tishrì, cioè nel giorno della sua creazione, l'uomo peccò, venne giudicato, fece teshuvà e Dio ascoltò la sua preghiera.
Per questo motivo i Maestri ritengono che Dio abbia deciso che ogni Rosh Hashanà ogni uomo venga giudicato per le sue azioni (e questo è il motivo per cui Rosh Hashanà viene definito Yom Hadìn) e che a ognuno venga data la possibilità di iniziare la sua teshuvà con la promessa che ogni sentimento di pentimento verrà accolto dal tribunale divino.
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