Nel 167 a.e.v., Antioco IV Epifane emise una serie di decreti che essenzialmente mettevano fuori legge la religione ebraica. Questo è il primo esempio di persecuzione di massa nella storia, ed è considerato dagli storici una anomalia dei mondo antico, poiché il politeismo era allora tollerato ed era una norma. Antioco non solo proibì lo studio della Torà ma obbligò con forza gli ebrei a mangiare il maiale, a sacrificare animali impuri e a partecipare ai rituali pagani. Perché?

Il tema del re perfido o tiranno e i suoi terribili decreti sono stati troppo comuni nell'esperienza ebraica. Tuttavia le persecuzioni di Antioco furono le prime dirette alla religione ebraica, e la violenza di queste persecuzioni è stata lo spunto di molte riflessioni storiche. Perché il re siriano si sarebbe sentito costretto a proibire la circoncisione, la casherùt, e la consacrazione della luna nuova? Come mai, proprio lui, che aveva bisogno di alleati piuttosto che di nemici in terra giudea, avrebbe creato una situazione tale da portare la gente a sollevarsi contro di lui?

È anche vero che la bizzarra tendenza della personalità del re gli aveva già fatto guadagnare tra i contemporanei il soprannome di Epimane, pazzo, invece che Epifane, manifesto a D-o. Tuttavia ciò non spiega perché Antioco scelse di manifestare la sua presunta pazzia in una violenza contro gli ebrei.

In risposta si attribuisce ad Antioco un forte desiderio ad unire culturalmente i suoi sudditi, per rafforzare un impero in rovina.

Capendo di poter meglio tenere sotto il suo controllo un regno ellenico unito, piuttosto che una massa di nazionalità distinte con abitudini differenti ed adoranti divinità diverse, egli decretò che tutte le divinità locali fossero sostituite con quelle greche o almeno assumessero nomi greci e una apparente tradizione greca. A differenza di tutti gli altri, gli ebrei furono recalcitranti. Questo fatto provocò l'ira del re, che proibì l'osservanza della Torà considerandola fonte della resistenza degli ebrei alla sua politica. Perciò gli ebrei si ribellarono sconfiggendo le armate siriane di Antioco.

Questa esposizione tralascia l'ambiente sociale e culturale in cui questi fatti si verificarono. Proprio come Hitler, ritenuto pure lui un pazzo, che non prese il potere dal nulla, neppure Antioco operò al di fuori del contesto del suo stesso mondo. I suoi sentimenti antiebraici non erano unici, unica era soltanto la sua immorale tirannia. Vi sono altri precedenti appropriati. L'elenizzazione fu un fenomeno culturale che pervadeva il mondo antico, senza l'aiuto di Antioco Epifane. I cambiamenti avvenuti in tutto l'Oriente non avevano lasciato integri gli ebrei, e i mutamenti della società ebraica cominciati nel secolo precedente culminarono nei fatti che fanno da cornice a questi decreti.

Prima che Alessandro il Grande entrasse a Gerusalemme nell'estate del 332 a.e.v., il popolo ebraico era ampiamente sfuggito all'attenzione del mondo greco e viceversa. Mentre altre nazioni percorrevano le vie commerciali dei Mediterraneo, gli ebrei della Giudea senza sbocco sul mare sviluppavano una loro comunità isolata, fondata sull'economia agricola e sulla centralità spirituale del Secondo Tempio. La conquista di Alessandro mise fine al dominio persiano sulla Giudea, che fu aggiunta al suo impero in crescita. Il suo programma principale era di riunire in suo potere l'intero mondo conosciuto, mettendo l'ellenismo come grande agente omogeneizzante. Il suo metodo era semplice: piantare presidii dovunque, ordinare ai suoi soldati di sposare donne del posto.

Era troppo furbo per imporre l'ellenismo con mano pesante. Le culture si sarebbero fuse naturalmente, appena l'Oriente e l'Occidente si fossero mescolati gli uni agli altri in un grande crogiuolo. Alessandro garantì agli ebrei il permesso di vivere “secondo le leggi dei loro avi”. Fu il primo fra tanti governanti a fare dichiarazioni in tal senso, e ad esonerarli dalla tasse nell'anno sabbatico (shemità). La morte prematura di Alessandro portò una serie di lotte nell'esercito tra i suoi successori che turbinavano come nuvole di polvere intorno alla Giudea ma che lasciarono l'intero paese in pace per lunghi periodi di tempo. La Giudea ed i territori circostanti caddero sotto l'occupazione di Tolomeo d’Egitto, per un periodo di circa cento anni, mentre i Seleucidi in Siria, presero il controllo di ciò che era rimasto dell'impero di Alessandro a nord ed est.

In Giudea il Tempio di Gerusalemme, ricostruito dopo il ritorno dall'esilio babilonese, era il centro della vita sia religiosa che nazionale e senza differenza tra l'una e l'altra.

Il cohen gadòl, il sommo sacerdote che deteneva la carica per diritto ereditario, fu riconosciuto come capo di Stato e anche guida spirituale della nazione sia dal governo straniero che dei popolo. Altre famiglie di sacerdoti ottenevano ricchezza e influenza a Gerusalemme, condizione che si può riportare al ritorno degli esuli dalla Babilonia ed al loro successivo investimento nella società, fondato sul precedente status durante e prima dell'esilio babilonese.

Molti di loro vivevano come signorotti di campagna su proprietà terriere andando a Gerusalemme per il turno di servizio al Tempio. La finanza e il commercio non erano molto sviluppati, il popolino era formato principalmente da contadini e piccoli artigiani. Tali ebrei di ceto medio, indicati nella storia come il popolo o le masse oppure le vaste masse, meritano qualche attenzione. Tutti i fatti indicano che la loro vita rifletteva ancora la potente influenza di Ezra lo scriba, che non solo aveva ricostruito il Tempio ma anche ripristinato lo studio della Torà come fondamento della vita ebraica e l'aveva resa essenza morale dello stato ebraico.

Come Alessandro, i Tolomei avevano instaurato leggi ancestrali come la legge della terra. Riconoscevano il diritto al popolo ebraico di determinare la sua propria politica interna in accordo con le autorità che essi stessi sceglievano come interpreti delle leggi degli avi. Questi erano gli uomini che, conosciuti con nomi diversi e in tempi differenti - scriba, saggi e successivamente farisei - insegnavano e spiegavano le leggi della Torà e la loro applicazione nella vita quotidiana.

Il Sinedrio era formato da saggi che regolavano tutti i problemi legali, civili, penali e religiosi. Le leggi complesse dell'agricoltura, applicabili alla terra d'Israele e descritte nella Mishnà, già allora erano attuate, e le istituzioni religiose che oggi sappiamo parte integrante della vita ebraica, così come la divisione delle letture della Torà in un ciclo annuale e la forma delle preghiere, erano già state istituite. La sinagoga si era sviluppata come centro di vita ebraica nel periodo dei secondo Tempio.

Il continuo aumento delle comunità ebraiche nei vari territori tra le popolazioni gentili, era una testimonianza dell'attività dei saggi. Molti saggi erano Kohanìm e all'inizio il cohen gadòl era la guida saggia della generazione così come era capo della Nazione. Shimon haTzaddik, la cui descrizione negli atti di Ben Sira era entrata nella liturgia come parte del servizio di Yom Kippùr, era l'ultimo di questi sommi sacerdoti ad unire tutte queste funzioni in una sola.

Durante il dominio dei Tolomei su Israele vi furono certe intrusibni elleniste che venivano effettuate nella vita dei popolo di Israele. I miglioramenti nell'agricoltura e i lavori impressionanti di architettura erano ovvie manifestazioni della superiorità materiale della cultura greca. Il greco come lingua della burocrazia dominante, era conosciuto da molta gente. La civilizzazione greca era prima di tutto arrivata sotto forma di città greche costruite da Alessandro e dai suoi successori.

Esse si realizzarono come nuovi insediamenti, colonie militari furono innestate sulle vecchie città in tutto il vicino Oriente e in Asia Minore e fu loro conferita, non soltanto la lingua greca ma anche la forma governativa dei polis. Una polis aveva privilegi politici ed economic.i punto importante, relativo agli sviluppi in Giudea non erano soldati macedoni senza alcuna pretesa di grande cultura se non quella media dei soldati di qualsiasi esercito antico o moderno. I ceti più alti della popolazione locale si unirono ai coloni formando con essi un nuovo gruppo sociale, ellenistico e materialistico nel modo di vedere le cose e prosperò nello sviluppo economico.

La Giudea era una stazione di transito di tutte le merci che si spostavano da Est al Mediterraneo e tra l'Egitto e le sue colonie, il commercio con le città greche offrì agli ebrei un nuovo modo di vivere. Per analogia, per valutare l'effetto di queste città sul popolo della Giudea, possiamo immagginare l’improvvisa presenza di grattacieli prosperosi e ricchi abitanti di Manhattan che vivono in veloci corsie di autostrade sopraelevate su un quieto villaggio in una zona rurale di una regione nel cuore dell'America.

Mentre la maggior parte degli ebrei disdegnavano l'abbigliamento e le possibilità di vivere in modo immorale nei nuovi centri urbani, alcuni fecero i primi passi apparentemente innocui, si allontanarono dai valori ebraici di vecchia tradizione e presero nomi e modi greci. In particolare tra questi vi era la famiglia di un certo Tovia, i Tobiads o la casa di Tobiah. Tobia era stato uno dei maggiori oppositori delle riforme religiose e nazionali di Ezra e Nechemia. Un esempio da raccontare delle sue inclinazioni è una lettera da lui scritta che apre con una espressione di stampo greco, “molti rigraziamenti agli dei”. Il suo discendente Yosef ebbe un ruolo importante nel portare l'ellenismo in Giudea e i figli di Yosef, a loro volta, furono in prima linea assieme a quelli che rifiutavano sprezzatamente e in maniera completa la tradizione ebraica, al tempo di Antioco IV gli ebrei stessi erano considerati degli arretrati senza speranza, insopportabilmente poco socievoli nel loro rifiuto ad unirsi agli altri e mangiare cibi non casher e in altre cose proibite dalla religione ebraica. Il loro rifiuto a fare matrimoni misti era un particolare punto dolente.

Gli storici erano d'accordo che la tendenza verso l'ellenismo fosse radicata nell'aristocrazia ricca della zona di Gerusalemme che comprendeva molti cohanìm. Tale tendenza si intensificò nelle generazioni successive e la spaccatura tra gli ellenizzatori e ía maggioranza dei popolo, continuò ad allargarsi man mano che nasceva, nell'ombra dei nuovo sviluppo economico, un nuovo ceto sociale. L'arrivo sulla scena di Yosef ben Toviah segnalò l'inizio dei seri cambiamenti avvenuti negli anni precedenti la rivolta dei Maccabei, nel governo e nella società. Il passaggio dal dominio telematico a quello seleucido, alla fine dei secolo (dal III a Il a.e.v.) portò Antioco Il] al potere di Giudea. Egli ripeté la formula divenuta tradizionale che concedeva agli ebrei di vivere “secondo le leggi dei loro avi”. Fece anche di più per gli ebrei: offrì loro dei fondi per finanziare lavori di costruzione necessari alla città di Gerusalemme per riparare i danni provocati dalla recente guerra. Fornì persino denaro dell'erario reale per sostenere i sacrifici dei Tempio, inutile a dirsi tuttavia che impose anche pesanti tasse.

Quando Onias Il (Chonyo), sommo sacerdote, sotto il suo successore, rifiutò di mandare i soldi delle tasse in Siria senza spiegazione, fu chiesto a Yosef ben Toviah di recarsi ad Antiochia per appianare le cose coi re, da cui si temeva una risposta pericolosa. Yosef riuscì, ma fece più di quanto avesse promesso: garantì a se stesso la posizione di esattore delle tasse reali, sostituendo Onias e rimuovendo questo incarico dall'ufficio del sommo sacerdote per la prima volta.

È necessario descrivere il ruole del esattore. A chi deteneva questa carica, era dato ampio potere di fare tutto il necessario per raccogliere la somma dovuta, trattenendo il resto per sé. Ciò fu occasione per persone senza scrupoli, per fare fortuna a spese della gente e ciò fu quanto fece Yosef ben Toviah.

Quando i cittadini di Ashkelon protestarono per questo aumento di imposta rifiutandosi di pagarla egli prese in modo sbrigativo venti cittadini di primo piano, e li fece impiccare. Da quel momento le tasse vennero pagate immediatamente.

La gente diveniva più povera ma Yosef e il suo gruppo divenivano più rìcchi come pure tutti quelli che si univano a lui.

Yosef offrì al re un sistema unificato per riscuotere le tasse e quindi ottenne in tal modo l'intera franchigia siriana.

In Yosef ben Toviah troviamo un genere di uomo perfettamente ellenico: mondano, ambizioso, internazionale nel suo modo di vedere piuttosto che l'ebreo o il giudeo. Fu possibile nel nuovo clima creatosi ignorare l'indignazione oltraggiosa degli anziani strettamente legati alla vecchia legge morale. Il relativismo morale, dopo tutto, non era un invenzione del XX secolo, e molti greci già da tempo avevano concluso che gli dei, se davvero esistevano, non avevano nulla a che fare con l'attività umana (questo era un assioma centrale dell'epicureismo di cui Antioco era uno studioso). Lo scetticismo nel credere che gli dei puniscono le malefatte si univa alla eccitante e liberatoria consapevolezza che buona parte di ciò che noi senza pensare supponiamo essere parte di un ordine naturale, è di fatto il convincimento sociale del nostro particolare tempo e luogo che qualche volta generava una curiosa morale capovolta, e l'idea che noi dovremmo essere egoisti e ammirare coloro che si allontanano con essa. (Dover p. 116).

In breve tempo venne fuori che l'incarico di esattore non era solo a disposizione di chi era capace di arraffare. Nel 175 a.e.v. Antioco IV ereditò il trono siriano. All'inizio non era ostile agli ebrei ma essendo egli un uomo imbevuto ancor più dei suoi predecessori di cultura greca, prestò orecchio agli ebrei ellenizzati che avevano deciso che era giunto il momento di sostituire il sommo sacerdote con qualcuno di loro maggior gradimento. Scelsero il fratello di Onias, Jason, (originariamente Yehoshua) perché membro dell'importante famiglia sacerdotale. Jason comprò la carica di cohen gadòl da Antioco per 300 talenti d'argento. Poi fece due cose che modificarono il carattere di Gerusalemme e che scavarono più profondamente lo scisma crescente fra il popolo ebraico.

Jason ottenne il permesso di Antioco di costruire un ginnasio ai piedi del monte del Tempio e di sostituire il governo esistente di Gerusalemme con una polis greca da chiamare Antiochia.

Con un colpo solo Jason sradicò la costituzione ebraica di vecchia data che forniva un governo fondato sulle leggi degli avi. L'adempimento dei comandamenti non fu proibito ma non fu neppure protetto dalla legge. La legge era ora in mano al neocostituito governo di Antiochia a Gerusalemme, i cui cittadini, come cittadini di qualsiasi altra polis, non costituivano la maggioranza dei residenti. Essi sarebbero stati alleati di Jason e del suo gruppo, scelti con cura. Molti privilegi economici arrivarono con la trasformazione in polis, un numero di ebrei furono pronti e desiderosi di avvantaggiarsi dei benefici.

Se la nuova costituzione forniva la base per minare la vita ebraica a Gerusalemme, il Ginnasio era l'istituzione per eccellenza del modo di vivere greco: qui i giovani ricevevano la loro educazione considerata idonea al cittadino greco. L'insegnamento della filosofia e delle arti era unita all'idea di perfezione fisica.

Nell'arena lottatori nudi competevano in gare atletiche e giochi e dei sacrifici erano offerti ad Ercole ed Ermete.

L'autore del libro dei Maccabei ci racconta che i Cohanim partecipavano volentieri alle competizioni piuttosto che svolgere i loro obblighi sacerdotali nel Tempio. Una delle prime cose che questo autore ci fa notare è che essi usavano il cappello greco. Correvano ai giochi - e portavano il berretto greco! Possiamo immaginare i giovani arrivare a flotte ai giochi con i nuovi cappelli alla moda, forse senza neppure sapere che questi cappelli erano associati all'adorazione dei dio Ermete, dimenticando forse come fatto irrilevante che gli stessi giochi avevano un'essenza pagana.

Alcuni storici hanno fatto rilevare che questo procedimento faceva parte di una ellenizzazione superficiale, uno degli usi, dei costumi e dei materialismo, e non era fondato su una profonda conoscenza della filosofia greca, che non poteva aver piantato radici dei tempi antichi aveva probabilmente letto meno Aristotele ed Epicuro di quanto quella stessa persona oggi giorno non leggerebbe Freud o Einstein.

Ma l'influenza di questi personaggi che riproducono è sentita nello sfondo culturale generale nel weltanschauung di un'epoca.

Fu Pitagora che disse: "L' uomo è la misura di tutte le cose». La ragione umana è stata elevata dai greci classici a un nuovo stato. Ma se l'intelletto dell'uomo era prossimo a diventare divino, gli dei per parte loro erano realmente più che umani.

La natura, gli dei e l'uomo formavano il grande susseguirsi di avvenimenti della vita tutti sottoposti a domande e spesso allo scherno.

Per i greci era intelletto, arte, teatro, filosofia e soprattutto gran divertimento: per l'ebreo nutrito di Torà tutto ciò non era niente di più se non l'idolotria in una forma nuova. Per l'ebreo tutto ciò che l'uomo comprendeva nella natura era creato da D-o Unico, e l'unico scopo dell'uomo era quello di agire moralmente secondo la volontà dei Creatore. Era un concetto con cui gli storici avevano almeno qualche affinità, ma la maggiore differenza - il punto di arresto quando arrivò alla comprensione tra ebrei e greci - fu che gli ebrei presero per scontato che l'obbedienza di volere divino occupasse un posto al di sopra e persino al di là della ragione umana.

Per gli interpreti della Torà, logici senza dubbio essi stessi, la logica non era niente altro che uno strumento messo a disposizione da D-o. Così assoggettare la ragione alla fede e dare alle leggi della Torà uno status a priori indipendente dall'intelletto, sembrava a una mente ellenistica una forma di barbarie. Ciò si avvicina molto alla spiegazione del sentimento antiebraico presente in certe opere greche, visto che in Grecia gli ebrei avevano avuto fama di filosofi e ancora essi univano alla loro filosofia un numero di riti che al mondo greco potevano apparire soltanto come la più madornale superstizione. Questa disapprovazione era naturale, poiché mentre l'intellettuale greco si ergeva in opposizione decisa contro i greci ingenui che adoravano gli dei, i «filosofi» ebrei, in altre parole i maestri nelle sinagoghe, credevano intensamente nella religione ebraica (Parkes, p. 14).

Perciò dal punto di vista greco lo spirito della legge era filosofia; la lettera della legge se incorporato nell'osservanza pratica era barbarie e superstizione. Gli ebrei non solo sostenevano strenuamente una religione monoteistica ma pure l'idea di un D-o intimamente preoccupato delle azioni e della moralità quotidiana dell'uomo attraverso i cui ordini si modificava davvero la condizione naturale dell'universo: nel corpo (circoncisione, cibo casher), e nel tempo (i sabati e il determinare il calendario con la luna nuova).

La dicotomia tra lettera e spirito, così estranea al pensiero ebraico sarebbe stata portata avanti dalla cristianità secoli più tardi, e nello stesso tempo fece accendere sentimenti antiebraici nella popolazione circostante, e un certo numero di ebrei si unì a loro. Per i massimi fautori di una politica di assimilazione, persino i cambiamenti prodotti da Jason non erano abbastanza. Era considerato un moderato e le sue innovazioni avevano lo scopo di gettare un ponte tra le vecchie famiglie e l'ordine completamente nuovo che avrebbe condotto la Giudea fuori dal pantano del suo passato antiquato e l'avrebbe introdotta in una nuova epoca e resa uguale al resto dei mondo ellenico.

Questo popolo aveva un’avversione per la particolarità di questa religione, i cui motivi sono dichiarati in modo semplice nei Maccabei l: “Andiamo a firmare un trattato con i pagani vicini a noi, poiché ogni qual volta ci siamo separati da loro siamo stati sopraffatti da molte disgrazie”. Vediamo qui lo spettro dell'ebreo che odiava se stesso, il cui massimo desiderio era di distruggere il segno di identificazione dei giudaismo (nel caso di molti giovani nel ginnasio, cancellare letteralmente il segno dei patto che li distingueva dagli altri atleti nudi nell'arena) e renderli uguali ai gentili. Questa dichiarazione nel libro dei Maccabei è rivelatrice perché essere separati non aveva portato sventura ai contadini o ai maestri della Torà o ai poveri in città, aveva solo portato sventure a coloro i cui interessi economici erano stati favoriti da un rapporto più socievole con i gentili, e che già mangiavano cibo non-casher alla corte dei re, bevevano il suo vino e si univano al gruppo internazionale, ogni quattro anni per i giochi olimpici. L'aspetto della religione pagana di questi eventi non li preoccupava perché come i greci stessi, essi non consideravano un fatto importante il credere realmente negli dei: essi pensavano che fossero grandi metafore rituali e culturali per la condizione umana.

Dopo tre anni, Jason fu separato da Menelao per avere il sommo sacerdozio, perché offri ad Antioco 300 talenti d'argento oltre al dono iniziale. Menelao ritornò in Giudea “senza nulla che lo qualificasse per il sommo sacerdozio, ma con le passioni di un tiranno selvaggio e la rabbia di una bestia feroce”. (Libro Il dei Maccabei). Aiutò Antioco nel derubare i tesori del Tempio e successivamente servì pure se stesso. La capitale fu scossa violentemente da sommosse e rivolte civili. Nel 169 a.e.v. Antioco mosse guerra all'Egitto e riportò una vittoria che, con sua rabbia e frustrazione venne cancellata dall'intervento della Repubblica Romana, che al tempo cominciava a flettere i muscoli nella regione. Cominciarono a venir fuori delle voci che Antioco era stato ucciso in Egitto. Jason prese l'occasione per tornare ad attaccare la città. Antioco informato di tali eventi li considerò come una rivolta contro il suo governo. Furioso e per vendicare le perdite subite in Egitto, ordinò che fosse effettuato un regime di terrore nelle strade di Gerusalemme, 40 mila uomini donne e bambini furono massacrati e un numero uguale fu fatto prigioniero nella scia di questo ordine, ma nessun decreto fu emanato al momento, contro la religione ebraica.

Antioco ordinò al suo generale Apollonio di soffocare la rivolta. Apollonio costituì e fortificò i complessi militari, l'Acra vicino al monte del Tempio e furono installati là dei soldati siriani insieme a un gruppo di ebrei ellenisti. I soldati saccheggiarono, depredarono e distrussero a loro volontà, mentre la gente fuggiva da Gerusalemme a frotte facendosi strada nelle colline di Giudea, mentre la Città Santa e lo stesso Tempio venivano presi. Nel 168 a.e.v. (3597) nel mese di Kislev, un idolo pagano fu collocato sull'altare, e il 25 del mese, dei maiali venivano offerti a Zeus Olimpus.

Ogni genere di dissacrazione fu perpetrata nel Tempio. Anche se gli dèi pagani cosí esaltati fossero stati dèi orientali mascherati da greci, e anche se la dissolutezza riportata nelle fonti fosse stata prostituzione relativa al culto comune in Oriente non importava nulla agli ebrei ai quali sembrava fosse arrivata la finè dei mondo. Gli ebrei che erano stati obbligati ad abbandonare le loro case si unirono insieme per lottare e poter vivere in modo ebraico, poiché vedevano che tutto era spazzato via.

Guidati dai chassidim, uomini devoti, la ribellione degli ebrei acquistò impeto; Antioco arrivò alla conclusione che fosse la religione ebraica a provocare noie, ed allora promulgò i famosi decreti che, tra le altre cose, proibivano la circoncisione pena la morte, mise fuori legge l'osservanza del Sabato e la luna nuova e proibì la casherùt. È impossibile che egli o qualsiasi altro siriano conoscesse abbastanza i particolari della legge ebraica per mettere in atto tali divieti; presumibilmente fu assistito in ciò da consiglieri ebrei (viene da pensare alla yevsektsia, i comunisti ebrei che aiutavano Stalin con tanto entusiasmo nel tentativo di spezzar via tutte le vestigia dei giudaismo). Gli ebrei furono obbligati a partecipare a sacrifici di animali impuri, ad idoli pagani e a marciare nelle strade indossando ghirlande di Dionisio nelle celebrazioni mensili dell'anniversario del re. Chiunque fosse stato trovato in possesso di un rotolo della Torà era messo a morte e il rotolo veniva bruciato. La rivolta aveva adesso un punto d'unione più forte che mai a presto trovò dei capi ispirati come Yèhudà Maccabeo e i suoi fratelli.

La cosa interessante che capitò è che, all'ora quasi tutti, eccetto Menelao e la sua cerchia di massimi esponenti favorevoli all'assimilazione, si unirono a combattere con i Maccabei. Anche gli ellenisti moderati, coloro il cui legame con la tradizione ebraica si era affievolito negli anni, cominciarono sotto il pericolo della persecuzione, a osservare di nuovo i comandamenti.

Si allinearono con la rivolta e aiutarono gli ebrei a combattere e alla fine a vincere la guerra. Il 25 Kislev 3597 (165 a.e.v.) Yehudà e i suoi uomini riconquistarono Gerusalemme e purificarono il Tempio con un nuovo altare e con nuovi recipienti. Il famoso miracolo dell'olio consentì l'accensione della menorà per otto giorni; questo è l'evento celebrato durante la festa di Chanukà. Alcuni hanno visto nella rivolta dei Maccabei una grande ondata di nazionalismo ebraico. Tuttavia gli ebrei stessi non considerarono la rivolta come una rivoluzione nazionalistica. Ciò è evidenziato dal fatto che i saggi celebrarono una festa di ringraziamento per tutte le generazioni per la riconsacrazione del Tempio.

La vittoria militare e l'indipendenza politica arrivò molti anni a molte battaglie più tardi. Da allora in poi, gli estremi esponenti favorevoli all'ellenismo scomparvero dalla storia. Per tutto il rimanente periodo del Tempio se non si può dire che l'unità divenisse la regola per il popolo ebraico, si può però dire che essi furono uniti nel loro ebraismo, nessuno si fece avanti cercando di far scomparire l'identità ebraica in favore di una completa fusione con la cultura circostante. Nello stesso modo i maestri di Torà migliorarono la loro condizione e il gruppo dei saggi una volta principalmente cohanìm attirò gli intellettuali e gli ispirati da D-o di tutti i ceti sociali.

Le preoccupazioni politiche continuarono, ma negli anni successivi alla rivolta dei Maccabei, il popolo ebraico si rafforzò spiritualmente per poterle affrontare. Il ricordo di tutti quelli che dettero la loro vita piuttosto che trasgredire ai precetti non sarà mai dimenticato. Il morire al kiddùsh Hashem, per santificare il nome di D-o, divenne un aspetto permanente del linguaggio spirituale ebraico. La sopravvivenza dell’ebraismo era stata messa in serio pericolo e come abbiamo visto, solo in conseguenza dei decreti ellenizzanti.

Paradossalmente, il risultato di questi decreti fu l'unione degli ebrei e la sopravvivenza dell’ebraismo, come lo conosciamo oggigiorno.

di Tizvia Emmer