![](https://w2.chabad.org/media/images/60777.jpg?_i=_nF180D66DDD9FF78C7D1745F12385B457)
Il Rambam nacque il 14 Nissan, vigilia di Pesach dell'anno 11351 a Cordova in Spagna. Discendeva da una grande famiglia di eruditi risalente all'autore della Mishnà, Rabbi Yehuda Hanassi, che apparteneva egli stesso alla casa reale di Re David.
Alla fine del suo Commentario sulla Mishnà (Uktzin 3:12), il Rambam elenca le otto generazioni che l'hanno preceduto e precisa che i suoi antenati erano tutti Dayanim (giudici), Rabbini ed eruditi. Suo padre fu il primo giudice della comunità ebraica di Cordova e si rese celebre non solo per la sua vasta conoscenza della Torà ma anche per l'istruzione generale che aveva, soprattutto in matematica ed astronomia.
Rabbino Maimon istruì egli stesso il figlio nelle Scritture, nel Talmud ed in tutti gli aspetti religiosi e tradizionali dell'ebraismo, fornendogli un'educazione dai molteplici aspetti come pure una preparazione approfondita nelle scienze profane. Per consiglio del padre il giovane Moshè s'impegnò negli studi di filosofia e di medicina, campi nei quali dovette poi raggiungere una fama mondiale.
Il giovane Moshè era appena Bar Mitzvà quando i fanatici Almohadi conquistarono Cordova nel 1148. Questi spietati e sanguinari mussulmani non tolleravano alcun'altra religione che la proprìa e gli ebrei, se non volevano morire, dovevano emigrare o convertirsi all'Islam. Li posero davanti alla penosa scelta tra il rinunciare alla loro fede eterna, cioè alla loro stessa vita, o abbandonare la propria terra (dove vivevano da secoli), lasciandovi tutte le ricchezze per cercare asilo in un mondo ostile che non li voleva.
La grande maggioranza degli ebrei, tra cui il dayan e la sua famiglia, scelsero la strada dell'esilio ed abbandonarono Cordova. Molti di quelli che non poterono partire morirono come martiri per la santificazione del Nome di D-o; alcuni si convertirono all'Islam soltanto in apparenza, rimanendo in verità ed in segreto fedeli a tutti i comandamenti della Torà senza mai abbandonare il proprio retaggio.
Rabbino Maimon andò vagando di città in città con la sua famiglia per il Sud della Spagna senza mai potersi stabilire durevolmente in alcun posto perché le orde degli Almobadi si riversavano ìn tutta la Spagna meridionale. Dopo dieci anni di vita nomadìca sì unirono ad un gruppo di fuggitivi che si diregevano verso l'Africa del Nord; nel 1159 si stabilirono a Fez, che allora era la capitale del Marocco. Ma nemmeno lì dovevano avere pace e sicurezza: dopo cinque anni furono costretti ad abbandonare Fez a causa dell'intolleranza e della persecuzione religiosa.
![](https://w2.chabad.org/media/images/60778.jpg?_i=_n4CA84D5D57C28D2CD55CE5C424EAC03B)
Tornarono quindi ad essere ebrei erranti, senza casa. Passando per Gerusalemme e Hebron la famiglia Maimon si portò in Egitto. La Terra Santa, desolata e deserta e saccheggiata dai Crociati, non poté offrire loro una residenza definitiva. Rimasero tre giorni a Gerusalemme a pregare davanti al Muro Occidentale, ed un giorno a Hebron sulle tombe dei Patriarchi nella caverna dì Machpelà.
Da lì si diressero in Egitto. Finalmente a Fostat, presso il Cairo, dove risiedeva la corte del Califfo, la famiglia di Rabbi Maimon trovò un porto di pace. Contrariamente agli altri paesi mussulmani, l'Egitto dei Califfi Fatimidi accordò agli ebrei una totale libertà civile e religiosa venne permesso loro di svilupparsi culturalmente, religiosamente e di dedicarsi al commercio senza alcuna restrizione o interfe renza. È qui che Rabbi Moshè doveva creare i capolavori per i quali i popolo ebraico gli deve una riconoscenza eterna.
In Egitto
Si erano appena stabiliti nel nuovo domicilio ed avevano appena iniziato a godere della sospirata pace e libertà che la sventura colpì la famiglìa Maimon. Infatti qualche mese dopo il loro arrivo a Fostat Rabbino Maimon, il primo Dayan di Cordova, venne a mancare. Rabbi Moshè pianse profondamente la perdita del suo celebre padre, che per lui era stato non soltanto un padre ma anche il principale maestro ed ispiratore2. Il fratello più giovane, David, prese su di sé la responsabilità di mantenere materialmente la famiglia, per permettere che suo fratello Moshè si dedicasse agli studi senza alcuna preoccupazione finanziaria. David intraprese il commercio di gemme importando pietre preziose dall'India. Ebbe molto successo nella sua attività permettendo alla famiglia di vivere nell'abbondanza.
Sfortunatamente furono di nuovo colpiti dalla morte del loro sostentatore. Infatti in un viaggio d'affari in India la nave su cui David si trovava venne presa dalla tempesta e fece naufragio nell'Oceano Indiano; David annegò e con lui si perse tutta la fortuna della famiglia.
Toccò allora a Rabbi Moshè il dovere di mantenere i suoi. Tuttavia a causa del suo studio incessante e del dolore per la morte del fratello egli si ammalò gravemente. Confinato a letto per vari mesi non poté provvedere ai bisogni della sua famiglia. Quando finalmente guari si mise ad esercitare il mestiere di medico. Rambam non considerava giusto infatti trarre profitto o sfruttare economicamente le sue vaste conoscenze di Torà; affermava che la Torà deve essere studiata ed insegnata solo per santificare il nome di D-o non per guadagnarsi da vivere3
E per questo motivo che si dedicò alla medicina; riuscì tanto bene nella sua professione e raggiunse una tale fama che il Gran Vizir Alfadhil ed il sultano Saladino lo vollero nominare loro medico personale.
Parliamone