Il Talmudista

Nello stesso tempo Rabbi Moshè ben Maimon acquisì una fama mondiale come talmudista di insolito sapere e raffinatezza. Studiosi e rabbini da tutto il mondo gli inviavano problemi e domande di halachà (legge). All'età di 42 anni la comunità ebraica del Cairo lo nominò Rabbino Capo, titolo che era a quel tempo il più prestigioso di tutto il mondo ebraico. Anche prima di questa nomina la sua eccezionale preparazione in materia di Torà e la sua personalità eminente ne avevano fatto il leader spirituale dell'ebraismo egiziano.

Nel periodo in cui la famiglia Maimon si stabiliva in Egitto, gli ebrei per la maggior parte appartenevano alla setta dei Caraiti; essi inoltre avevano più influenza di quelli fedeli alla tradizione. C'era il rischio che la numerosa popolazione ebraica egiziana si uniformasse del tutto al Caraismo. Solo un uomo della statura ed autorità del Rambam era in grado di contenere questa marea ed eventualmente d'incanalarla verso l'ebraismo tradizionale ed autentico.

In aggiunta alla sua attività professionale di medico ed alla sua attività volontaria di Rabbino Capo della comunità ebraica, quest'uomo incredibile trovò ancora il tempo di studiare e scrivere: scrisse infatti capolavori su tutti i rami del Talmud, su argomenti di filosofia e di medicina.

Il commento sulla Mishnà

Tra le sue opere letterarie Rambam portò tre contributi principali in materia di legge ebraica e di studio talmudico: il Commentario sulla Mishnà; il Sefer Hamitzvòt e il Mishnè Torà.

Il primo di questi lavori monumentali fu il Commentario sulla Mishnà, meglio conosciuto con il nome di Sefer HaMaor. Iniziò quest'opera all'età di ventitré anni, mentre fuggiva dalle preoccupazioni mussulmane; la concluse sette anni più tardi a Fostat. “Lavoravo a questo commentario nelle condizioni più difficili... Fuggendo di cìttà in città ... Viaggiando per terra o per mare” scrive alla fine dell'opera. Sono già evidenti in questa prima produzione la sua limpida mente, analitica e metodica, e la sua capacità straordinaria di mettere in rilievo l'essenziale.

Il commentario offre brevi spiegazioni di ogni Mishnà nei sei ordini che compongono la Mishnà stessa, mettendo in luce il significato di ciascuna massima che non è del tutto chiara nel testo originario. Queste spiegazioni sono generalmente attinte dal vasto materiale e degli estesi commentari del Talmud, e, quando il Talmud non riporta alcuna interpretazione, Rambam dà quella dei suoi predecessori, i Gaonim, o ne offre una propria. Quando se ne presenta la necessità introduce nel commentario qualche informazione scientifica mostrando così che i saggi del Talmud erano ben preparati in tutti i campi delle scienze secolari. In aggiunta alla sua utilità espositiva, l'opera ha l'ulteriore pregio di fornire un'applicazione pratica della legge: tra le varie opinioni citate dalla Mishnà essa stabilisce la decisione halachica definitiva.

Inoltre il Rambam compose un'elaborata Introduzione al Commentario1
, in cui tratta i concetti fondamentali della religione ebraica, come la profezia, la rivelazione e la tradizione, lo sviluppo ed i principi della Legge Orale ecc. Scrisse anche singole introduzioni a ciascun capitolo difficile della Mishnà ed a ciascun argomento complesso trattato in essa, esponendo con chiarezza tutti i principi fondamentali alla base delle leggi e riassumendo brevemente tutti i relativi concetti di halachà.

Queste introduzioni precedono il commentario dettagliato che spiega il significato del testo mishnaico.

I tredici principi della fede

Una delle introduzioni più celebri ed importanti è quella che precede il decimo capitolo del trattato Sanhedrin. Qui sono formulati i Tredici Principi della Fede ebraica che per la loro fondamentale importanza vennero a far parte della liturgia di numerose comunità ebraiche: sono recitati all'inizio della preghiera del mattino in forma poetica (yigdàl) ed alla fine in forma prosaica (ani maamìn).

I primi cinque di questi principi cardinali affermano rispettivamente l'esistenza di D-o Creatore, la Sua Unità, la Sua Incorporeità, la Sua Eternità, ed il principio per il quale ogni preghiera ed adorazione è dovuta a Lui Solo. I successivi quattro trattano della profezia in generale, del livello unico e preminente della profezia di Moshè Rabbeinu, dell'origine divina della Torà e della sua immutabilità; i principi decimo ed undicesimo attestano l'onniscienza di D-o, e la sicurezza della ricompensa o punizione per l'osservanza o la trasgressione delle Mitzvòt; gli ultimi due riguardano la redenzione messianica e la risurrezione dei morti.

Clicca qui per la traduzione dei Tredici Principi.

Introduzione al Pirkè Avòt

Altrettanto celebre è l'introduzione di Rambam al Pirkè Avòt (Massime dei Padri), il trattato talmudico che si occupa del comportamento morale. Questo scritto, nonostante sia semplicemente una introduzione al Pirkè Avòt e solo una minima parte del Commentario sulla Mishnà, è tuttavia un trattato di etica di grandissima importanza. Conosciuto popolarmente con il nome di Shemonè Perakìm (Otto Capitoli), esso è stato tradotto in molte lingue. In questo scritto Rabbi Moshè ben Maimon presenta sistematicamente le basi dell'etica ebraica, discutendovi concetti fondamentali dell'ebraismo quali la natura dell'anima, le sue malattie e cure, l'immortalità, il libero arbitrio e la prescienza divina, insieme ad altri simili argomenti di cui tratta il Pirkè Avòt.

Il Seder Taharot

Il suo genio talmudico è evidente in modo particolare nell'Introduzione e Commentario al Seder Taharòt (Ordine della Purità) che comprende dodici trattati sulle leggi estremamente complesse di purità ed im purità. Rambam è riuscito a rendere chiari ed accessibili questi trattati della Mishnà.

Il Commentario fu scritto nel vernacolo arabo, lingua compresa dalla massa, e fu intitolato Kiteb el Siraj (il Luminare). Alcuni studiosi ne tradurrono in seguito varie parti in ebraico. Il vasto successo dell'opera è dimostrato dal fatto che essa è aggiunta ad ogni edizione completa del Talmud.

Già prima d'iniziare il Commentario sulla Mishnà, cioè prima dell'età di ventitrè anni, Rambam era un autore a tutti gli effetti. Le sue prime opere conosciute furono Ma’amar Haibùr, un trattato sul calendario ebraico in cui dà prova di una profonda conoscenza dell'astronomia e della matematica, e Beur Millòt haHiggaiòn, una dissertazione filosofica sulla logica; ambedue le opere esistono in traduzione ebraica. Compose inoltre un commento su quasi tre interi Sedarìm (Ordini) del Talmud Babilonese: precisamente sui trattati Moed, Nascìm e Nezikin; scrisse anche un commentario sul trattato Chullin ed un riassunto del Talmud di Gerusalemme, simile al riassunto del Talmud Babilonese di Rabbi Yitzchak Alfasi. All'infuori di qualche trattato, né l'uno né l'altro commentario talmudìco è sopravvissuto. Il riassunto di leggi, creduto perso e fino allora mai pubblicato, fu scoperto di recente e pubblicato per la prima volta nel 1947 a New York.

Il fatto che Rambam abbia potuto realizzare tutto questo a meno di vent'anni, nelle situazioni più difficili, fuggendo da un paese all'altro, senza nemmeno i libri necessari, è perlomeno incredibile!