Quando Ula giunse in Babilonia [in provenienza da Israele], Rava gli chiese: «Dove hai pernottato?» Ula rispose: «a Kalnebo». Rava ribatté: «Non è scritto: ‘e non menzionerai il nome di altre divinità’?» Ula replicò: «rabbi Yochanàn insegna: ‘il nome di false divinità riportate dalla Torà può essere pronunciato». Infatti, sebbene sia autorizzato menzionare il nome di una divinità, è meglio astenersi dal farlo. Rabbi Yochanàn propone una regola del trattato Yereìm: «considerato che la Torà rimembra il nome di un dio, questi è automaticamente cassato e se essa lo pronuncia anche noi abbiamo il diritto di farlo».

Lo Studio della Torà Rafforza l'Identità

Ogni ebreo ambisce ad osservare la legge e ad allontanarsi dall’idolatria. Studiare la Torà risveglia questo profondo desiderio ispirando al Ben-Israèl l’importanza di dedicarsi alla Torà e di rinnegare ogni altra forma di culto. Ciò viene a corroborare quanto sopra: se si studia la Torà con intensità e che ci si identifica ad essa, si sfrutta il potenziale divino che contiene e ciò fornisce la capacità di citare il nome di dèi al fine di annichilarne le influenze negative. Lasciando la santità della Terra di Israele e facendo ingresso in Babilonia, Ula percepì la transizione spirituale e sentì il bisogno di intensificare la negazione delle false divinità. Raccogliendo tutte le forze che aveva acquisito con lo studio quand’era in Terra Santa, disse il nome dell’idolo con l’intento di eliminare la sua nefasta ascendenza.

Il Nome di Balak

Balàk era un persona negativa, un re immorale che odiava il popolo ebraico e che ne sperava la disparizione. Perché dunque il suo nome è stato immortalato diventando addirittura il titolo di una parashà? Denominare una parashà ‘Balak’ significa voler distruggerne le forze associate ad esso e, dato che il progetto del famelico monarca fu sventato, il suo nome, quindi, è un’eterna fonte di influsso positivo che dissuade qualsiasi persona o elemento dall’elaborare disegni malefici nei confronti del popolo ebraico. Non solo le sue cattive intenzioni fallirono, ma Bilàm, il sinistro profeta che egli assunse per maledire il popolo, pronunciò, involontariamente s’intende, potenti benedizioni che si concretizzeranno con la venuta del Mashiàch. Pertanto, il nome Balàk non evoca solamente l’eliminazione del male, ma anche la sua trasformazione in bene. In certi anni la parashà Balàk viene letta congiuntamente alla parashà Chukàt. Chòk è la categoria delle Leggi che D-o impose senza fornire chiarimenti, Leggi che sono peraltro impossibili da afferrare dalla mente umana. Quando una persona fa risaltare la scintilla divina della sua anima esprimendola con cieca dedizione e fiducia, come quando applica un chòk, essa agisce sul suo ambiente nel bene, dacché disintegra i poteri nocivi trasformandoli in poteri benefici.

Se questo schema, grazie all’opera dei figli di Israele, si estende al mondo intero, ci avviciniamo alla realizzazione delle profezie riportate in questa parashà: «Una stella uscirà da Yaacòv (Giacobbe), e un bastone si alzerà in Israele, schiacciando tutti i principi di Moàv e dominando tutti i discendenti di Shèt» con la venuta di mashiach.

Tratto da Likutei Sichòt