Un ebreo anziano si accomoda su una panchina nel parco e inizia a leggere una pubblicazione antisemita. Il suo migliore amico, scioccato, gli domanda: “Perché leggi questo giornale?! Meglio leggere il quotidiano ebraico…”

L’uomo risponde: “Nel quotidiano ebraico si legge solo di problemi. L’assimilazione, l’antisemitismo, ecc. A me piacciono le notizie positive che trovo in questo giornale: l’ebreo è ricco, controlla tutto il mondo…”

Nella Parashà di questa settimana la Torà narra la storia di Balak, re moabita, che assunse Bil’àm, un grande profeta pagano, per maledire il popolo ebraico in modo che questo non lo sconfigga nella lotta per la terra d’Israele.

Bil’àm, nonostante fosse un grande nemico del popolo d’Israele, essendo un profeta non poteva che trasmettere ciò che gli veniva detto. Invece di maledire il popolo, li benedì con delle benedizioni splendide, forse le più belle della Torà.

Certo, è bello ricevere un complimento da un amico, ma una benedizione da un nemico è maggiormente apprezzata. È un’indicazione che il complimento è autentico e dimostra un rispetto da parte del nemico.

Nella tradizione ebraica, il nostro popolo viene paragonato ad un agnello, una pecora, ecc. Ecco come ci vede Bilàm (Bamidbar 24, 9):

“Egli si china, si accovaccia, come un leone, come una leonessa. Chi lo farà rizzare? Chi ti benedice sarà benedetto, colore che ti maledicono saranno maledetti…”

Che cosa è il signifcato di questo paragone al leone?

Nel Talmud troviamo le leggi — molto dettagliate — riguardo i danni inflitti da animali domestici. Queste norme non sono applicabili al leone, che secondo il Talmud può essere domato ma mai addomesticato. Il leone rimane sempre essenzialmente libero e quindi imprevedibile.

Secondo la mistica, è proprio a questo che alludeva Bilàm nella sua lode al popolo ebraico:

Per molto tempo siamo esiliati in un mondo che ha cercato di “domarci” e farci seguire i suoi modi. A volte può anche sembrare che siamo stati “domati”, così come il leone del circo sembra, apparentemente, domato.

Ma in verità anche il leone accovacciato rimane libero dentro. Libero di vivere secondo la sua vera identità anche dopo secoli di sottomissione.

Dentro di sé l’ebreo ha un’anima libera da tutti i limiti che il mondo può imporre, e con la forza della volontà e un po’ di impegno ognuno può liberarsi dalle catene spirituali.

Basato sulle opere del Rebbe di Lubavitch זי“עAdattato da Rav Shalom Hazan