…dalla cima delle rupi io lo vedo… (Bemidbàr 23, 9).

La parashà di questa settimana narra ciò che avvenne dopo che gli ebrei si accamparono presso i confini del paese di Moav. Balak, re di Moav, si valse del famoso profeta Bilàm al fine di maledire il popolo di Israel, sperando, con questo, di attirare su di esso ogni sorta di calamità.

Bil’am salì su di un colle che dominava l’accampamento degli ebrei. Dopo aver fatto diversi sacrifici pagani, Bilàm attese l’ispirazione per maledire il popolo. Ma il Sign-re frustrò le sue intenzioni in modo affatto inatteso: d’improvviso uno spirito profetico, ispirato da D-o stesso, si impadronì di Bilàm ed egli, invece di maledire il popolo ebraico, lo benedisse usando un bellissimo frasario poetico.

Nelle benedizioni di Bilàm c’è la frase seguente: …dalla cima delle rupi lo vedo… (Bamidbàr 23, 9).

I commentatori spiegano che queste parole si riferiscono a quella che è la base granitica del popolo ebraico, cioè ai suoi progenitori.

Il profeta Isaia, molti anni dopo, espresse il medesimo concetto quando esclamò di fronte al suo popolo: …guardate alla roccia da cui siete stati estratti… (Isaia 51, 2). Egli usò per roccia il termine ebraico tzur, questa parola significa più esattamente pietra focaia.

La pietra focaia ha la specifica proprietà di produrre scintille quando è percossa con un’altra pietra. Ancor più sorprendente è, poi, il fatto che questa pietra può restare immersa nell’acqua per centinaia, ed anche per migliaia di anni, senza per questo perdere la sua proprietà di produrre scintille. Toltala dall’acqua, una vivida scintilla scaturirà immancabilmente da essa non appena venisse percossa.

Questa qualità della pietra focaia è pure, secondo i profeti, un attributo del popolo ebraico. Un ebreo non può mai perdere completamente la propria ebraicità, anche se è stato sommerso per anni in un vero oceano di influenze spirituali malefiche: la scintilla del suo spirito ebraico mai potrà essere completamente soffocata o spenta. Opportunamente stimolata, la scintilla Divina dell’ebraicità non mancherà certamente di accendersi. E, se sapremo alimentarla, da essa divamperà una fiamma ruggente.

Saggio basato su Sefer Hasichòt 5700.