La Parashà di questa settimana contiene la nota preghiera Shemà Israèl, che si recita tre volte al giorno. In questa preghiera, c'è un versetto che dice: "E le ripeterai (le parole della Torà) ai tuoi figli ..."
Il Talmùd racconta che il grande Maestro Abbà Chilqiyà e sua moglie erano ambedue caritatevoli; tuttavia, quando in tempi di siccità, essi pregavano il Sign-re affinchè mandasse la pioggia, le preghiere di lei erano esaudite prima di quelle di suo marito. Ciò si spiega col fatto che Abbà Chilqiyà dava denaro ai bisognosi, affinchè potessero comprarsi del cibo. Invece sua moglie donava del cibo, non solamente i mezzi per comprarlo. Siccome aveva queste attenzioni verso i bisognosi, le sue preghiere venivano accolte prima di quelle del marito.
La carità non è limitata all'assistenza materiale; bisogna provvedere anche ai bisogni spirituali degli altri. Per esempio, dare ai propri figli un'educazione e un'istruzione autenticamente ebraiche (infatti, carità è anche aiutare i propri parenti, non solo gli estranei), non è minor Tzedakà di quanto lo sia nutrirli e vestirli. Anche per ciò che riguarda questo genere di carità, vediamo che il padre provvede i mezzi, mentre è la madre che dà al bambino il cibo (spirituale) stesso.
Il Sign-re comanda ad ogni padre ebreo: e le ripeterai ai tuoi figli". Tuttavia i padri, per la maggior parte, non impartiscono personalmente ai loro bambini i necessari insegnamenti: infatti essi ricorrono ad un maestro o ad una scuola ebraica, e così i padri compiono la loro mitzvà indirettamente.
L'Alter Rebbe, Rabbi Schneur Zalman di Liadi, il fondatore del chassidismo Chabad, disse un giorno a un chassid: "Io sono obbligato ad osservare la mitzvà: 'E tu le ripeterai ai tuoi figli'. Tu sei obbligato ad osservare la mitzvà di mantenere la tua famiglia. Facciamo il cambio. Io ti darò i mezzi finanziari per compiere la tua mitzvà e tu aiutami a compiere la mia insegnando al mio Berel". Il chassìd insegnò al suo giovane figlio Dov Ber, che divenne il famoso Mittler Rebbe, il secondo Rebbe della Dinastia Chabad.
Quando il padre fa la carità a suo figlio, egli non gli dà direttamente il sostentamento spirituale, ma solo glielo procura. Egli paga il maestro, ed il maestro istruisce il bambino. La madre, invece, provvede all'alimento spirituale stesso. Ella deve far si che il bambino porti sempre un Tallìt Qatàn (uno scialle a quattro angoli con lo Tzitzìt - le frange), che il bambino si lavi le mani al momento di alzarsi dal letto, che pronunci le benedizioni, berakhòt prima di mangiare o bere, e così via. Infatti, perfino un bambino che studia al cheder, alla Yeshivà o alla scuola diurna, può frustrare tutti gli sforzi dei suoi maestri, se trascura di mettere in pratica a casa i dettami dell'Ebraismo che ha imparato a scuola. È la madre che deve vegliare affinchè questo non avvenga, ed abituare il bambino ad un comportamento corretto, che segua i dettami della Torà. In tal modo, sarà lei, come la moglie di Abbà Hilqiyà, che farà "piovere" le benedizioni ed il successo su tutta la famiglia.
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