La parashà di questa settimana ci insegna l’obbligo di studiare la Torà. Il versetto dice: “E li insegnerai ai tuoi figli”.
Secondo il Talmud, anche se la Torà dice “e li insegnerai”, il senso per noi è che dobbiamo sia insegnare (agli altri), sia studiare (per noi).
Di conseguenza, i codificatori della legge ebraica come Maimonide, dapprima affermano la mitzvà di insegnare il proprio figlio, e solo dopo l’obbligo di studiare rivolto ad ogni persona, poiché il precetto di insegnare ai giovani è menzionato esplicitamente.
Si tratta comunque di una formulazione interessante, come può una persona insegnare ai giovani senza aver dapprima studiato?
Inoltre, qual è il senso profondo dell’importanza del termine “giovani” riferito specificamente allo studio della Torà più che ad ogni altra mitzvà (precetto)?
Un’altro aspetto interessante: l’insegnamento è giustappunto una caratteristica importante dell’ebraismo, ma com’è che non troviamo per nessun’altra mitzvà un precetto biblico che ci obblighi nei confronti dei giovani?
Possiamo capire quanto sopra alla luce di un’importante differenza tra la Torà, che per definizione è un anelito intellettuale (la mitzvà dello studio della Torà è di capire), e le altre mitzvòt, dove la cosa fondamentale è l’azione, anche se chiaramente l’intenzione corrobora l’azione.
Una conseguenza di questa differenza è che, quando si praticano le mitzvòt, il concetto di umiltà ne è parte integrante. Dopotutto ci si mette da parte quando si fa l’azione per compiere la volontà di Hashem.
Tuttavia, nel caso dello studio della Torà l’umiltà non può essere data per scontata e non ci si può mettere da parte visto che l’obiettivo è che il proprio intelletto comprenda.
Pertanto ne risulta che il concetto di umiltà è un fondamento importante della Torà con la consapevolezza di essere sempre giovani inesperti di fronte alla saggezza di Hashem.
Tralasciando l’umiltà si rischia di giungere a conclusioni erronee.
Si possono concepire buone idee, ma la Torà rappresenta la saggezza di Hashem e non può essere capita adeguatamente da una persona altezzosa.
Questo concetto è così importante per trarre giovamento dallo studio della Torà che l’intera mitzvà è presentata come precetto d’insegnamento ai ‘giovani’, e i codificatori commentano dapprima l’insegnamento degli stessi e poi quello dello studio.
L’idea dell’umiltà è incorporata verbalmente nella benedizione della Torà pronunciata ogni mattina; questo è un monito a non dimenticare che la Torà è, dopotutto, saggezza divina.
Tratto da Likutè Sichòt Vol 18. Adattato dagli insegnamenti del Rebbe di Lubavitch. לע"נ הרה"ח הר"ה"ג ר' אברהם דוב בן ר' יהושע ז''ל In beloved memory of Rabbi Abraham B. Hecht obm.
Rav Yaakov Kantor è direttore della Chabad Jewish Center a Lugano
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