Il calendario ebraico è disposto in tal modo da far si che la parashà di Va’etachanan cade sempre di Shabbat Nachamù, quando si legge la haftarà di consolazione, “Nachamù achamù amì, consola consola il Mio popolo.”1 È anche lo Shabbat prima o subito dopo il 15 di Av, un giorno del quale è scritto “Non c’erano feste per Israele come il 15 di Av e Yom Kippùr.2” Queste due festività sono considerati giorni più importanti per l’ebraismo.

Qual è il nesso tra Va’etchanan, Nachamù e il 15 di Av? Come mai il 15 di Av è considerato più importante di Pesach, Shavuòt e Sukkòt?

Il Pri Etz Chaim3, un testo Kabbalistico, spiega che questo è perché in quel periodo del mese, la luna è piena. Tuttavia, anche Pesach e Sukkòt cadono il 15 del mese, quando la luna è piena, che cosa rende il 15 di Av più importante di Pesach e Sukkòt?

I testi chassidici4 spiegano che siccome il 15 di Av viene in contrasto al periodo triste delle Tre Settimane e il 9 di Av, per questo è considerato un giorno talmente importante. Sorge la domanda, Pesach è nato in seguito alla storia dell’esilio in Egitto, quindi, che cosa rende il 15 di Av maggiore a quella festa?

L’esilio in Egitto avvenne prima che ricevemmo la Torà e prima che diventammo “Un regno di sacerdoti e una nazione santa.5” Pertanto, quando andammo in esilio dopo la distruzione dei Templi era ad un livello diverso, a quel punto eravamo un popolo santo e nobile e l’intensità dell’esilio era maggiore di quello egizio.

La festività del 15 di Av rappresenta il contrario del 9 di Av. Infatti, di Tishà beAv siamo andati in esilio per via dei nostri pecccati, come leggiamo nella preghiera di Mussàf di moèd, “Per via dei nostri peccati siamo stati esiliati dalla nostra terra”. Dall’altro canto, il 15 di Av è un periodo di perdono, proprio per questo la Mishnà suddetta lo menziona insieme a Yom Kippùr, il giorno del perdono.

Infatti il 15 di Av rappresenta tutto ciò che viene raggiunto durante la nostra discesa nell’esilio: ovvero l’arrivo del Mashiach e la vita eterna. Tanto più grande è la discesa, la salita che ne consegue è ancora più grande. Si, i nostri sforzi durante questo esilio buio e amaro porteranno il Mashiach e l’eterna Redenzione Finale e la costruzione del Terzo Tempio che sarà anche esso eterno.

La Mishnà continua dicendo che di Yom Kippùr e nel 15 di Av le figlie di Gerusalemme (o Israele)6 uscivano nei vigneti e ballavano7. Come mai ballavano proprio in quei due giorni? Perché le figlie d’Israele percepirono la gioia di D-o dopo averci perdonato, ciò le fece sentire una gioia immensa e perciò ballarono.

Va’etchanan8 significa “e ho pregato”. Moshe pregò di poter guidare il popolo ebraica nella Terra d’Israele. Il motivo per il quale desiderava portarli in Eretz Israel era come sempre altruistico, infatti tutto ciò che Moshe faceva era eterno ed egli sapeva che se sarebbe stato lui a guidare il popolo, il Tempio sarebbe stato costruito e sarebbe rimasto per sempre senza nessun esilio, in altre parole, il Mashiach sarebbe arrivato allora.

Riassumendo: le parole doppie, nachamù nachamù alludono alla consolazione che proveremo dopo l’arrivo del Mashiach. La ripetizione della parola non significa solo doppia consolazione bensì, denota una moltitudine ed eternità quando saremo confortati per sempre.

Ed è qui che vediamo come Va’etchanan, Nachamù e il 15 di Av sono connessi, perché tutti e tre hanno lo scopo di portare il Mashiach e l’inizio di un periodo che cambierà il mondo in meglio, eternamente.9

Ora che ci troviamo al livello più basso dell’esilio, e che abbiamo fatto la nostra missione, è giunto il momento che il Mashiach ci guidi verso l’ascesa più grande ed eterna. Che ciò avvenga presto. È arrivato il momento.

Rav Yitzi Hurwitz.