Quando ti capita una causa grave da giudicare, sia che si tratti di un fatto di sangue oppure di una questione di diritto oppure di un ferimento, questioni controverse nei tuoi tribunali, dovrai salire al luogo che il Signore avrà scelto e ti presenterai ai sacerdoti della tribù di Levi ed al giudice che in quel tempo sarà in carica e li interrogherai; essi ti diranno la soluzione della questione. Dovrai regolarti secondo le soluzioni che ti indicheranno in quel luogo che il Sign-re avrà scelto e guarderai di fare secondo tutto ciò che ti avranno insegnato.
Secondo l’insegnamento che ti daranno e secondo la decisione che ti riferiranno agirai; non ti allontanerai dalla decisione che ti avranno detto in alcun modo. (Devarìm 17, 8-11).
Tutte le questioni devono essere risolte, in sede definitiva, dal Tribunale Supremo che è situato vicino al Santuario di Gerusalemme.
La Torà specifica che ci si deve rivolgere al giudice che in quel tempo sarà in carica
Espressione strana e superflua, in quanto è ovvio che una persona può andare solo dai giudici che ci sono in quella generazione e non da quelli di un’altra.
Sennonché, spiegano i commentatori, il testo tiene a specificare quanto sopra per insegnare che si deve accettare l’opinione dei giudici di quella generazione anche se sembrano inferiori culturalmente a quelli delle generazioni precedenti.
Il concetto viene chiarito e sviluppato dal seguente midràsh:
Disse rabbi Yehudà, disse Rav: «Quando Moshé salì in cielo, trovò Iddio che stava facendo delle aggiunte alle lettere della Torà».
Disse: «Signore del mondo: chi ti ostacola (cioè chi ti impedisce di consegnare la Torà senza queste aggiunte o chi ti obbliga a scrivere nella Torà queste piccole aggiunte)?».
Gli rispose: «Ci sarà un uomo in futuro, il cui nome è Akiva ben Yossef che, dopo tante generazioni, spiegherà ogni aggiunta, imparando da esse montagne di halachòt (norme, leggi)».
Disse allora Moshé: «Signore del mondo, mostramelo!».
Gli rispose: «Fai alcuni passi indietro».
Andò alla scuola di rabbi Akiva ben Yossef, dopo essere sceso otto gradini. Non riuscendo a comprendere di che cosa parlassero (rabbi Akiva e i suoi studenti) gli si indebolì la forza spirituale.
Giunti a un certo punto della discussione chiesero gli allievi a rabbi Akiva: «Maestro, da dove ricavi ciò che ci hai insegnato?».
Disse loro: «Questa è una norma che risale a Moshé fin dal monte Sinay (si intende con tale espressione una norma di cui è oscura la spiegazione, ma la cui origine è tramandata dal monte Sinay come Legge Orale)».
In quel momento Moshé si riprese e fu soddisfatto (Talmud Menachòt 29b).
Che significato ha il colloquio tra Moshé e D-o?
Perché Moshé non capisce ciò di cui discutono rabbi Akiva e i suoi allievi?
Perché alla fine si ritiene soddisfatto?
Il midràsh vuole insegnare come l’uomo abbia la facoltà e la libertà di trarre insegnamenti nuovi, emettere nuove disposizioni e proibirne altre, sempre a seconda delle esigenze storiche, e questo grazie allo studio profondo, che gli permette di penetrare fino alle radici del mondo della Torà, proprio grazie alle aggiunte che fece D-o alle lettere della Torà.
Moshé non poteva capire ciò di cui discutevano gli allievi con rabbi Akiva, perché, se avesse capito, ciò avrebbe significato che i Maestri non avrebbero potuto decidere liberamente; viceversa il fatto che non fosse conosciuto nemmeno a Moshé ciò che avrebbero deciso i posteri, lascia ampio spazio e responsabilità alla generazione che ha emanato quelle leggi, con tutte le conseguenze positive e negative.
In un primo momento Moshé non capisce, ma quando sente che ciò di cui si sta discutendo è una norma che risale alla promulgazione della Torà sul Sinay, è soddisfatto, perché con ciò è garantito alle future generazioni che tutte le nuove disposizioni emanate saranno considerate da D-o come se Egli stesso le avesse date al momento della promulgazione della Legge. Sul monte Sinay, infatti, è stata data dia la Torà Scritta sia la Torà Orale, ma lo studio, la comprensione, la decisione delle norme da seguire sono sotto la responsabilità di ogni generazione, riguardo alle quali ci è comandato: non ti allontanerai dalla decisione che ti avranno detto in alcun modo. (Devarìm 17, 8-11).
Parliamone