Una delle mitzvòt menzionate nella parashà di Shoftìm è quella di nominare un re, “Sicuramente nominerete un re su di voi”.
È scritto nel Midrash Tanchumà, “il capo della generazione è l’intera generazione”. Il Rashba scrive che “il re è come la comunità, poiché la comunità, e infatti tutta Israele, dipende da lui”. Similmente, anche Rashì dice che “il nassì [il leader o il re] è come l’intera generazione poiché il nassì è tutto”. Il Rambam dice riguardo al re: “il suo cuore è il cuore dell’intera congregazione d’Israele”.
Il re è come il cuore del popolo Ebraico perché così come tutti gli organi del corpo dipendono dal cuore, così tutta Israele dipende dal re.
È vero che il cuore pompa sangua, portando ossigeno vitale ad ogni organo del corpo, tuttavia è il cervello che dirige il corpo, incluso il cuore. Come mai allora il re è chiamato il cuore e non il cervello del popolo Ebraico?
Nella Torà, a seconda del contesto la parola nassì può significare re oppure capotribù. Nel Talmùd, nassì si riferisce sempre al capo del Sanhedrìn, la corte suprema del popolo ebraico. Mentre il termine melech è usato per un re. Facendo una distinzione tra melech e nassì, i nostri saggi ci insegnano che ognuno ha qualità diverse; per cui anche quando un re viene chiamato nassì, è un riferimento alle qualità del nassì che il re possiede.
Quali sono le differenze tra un nassì ed un melech? Sono simili alle differenze tra il cervello ed il cuore. Vediamo come.
Il compito del re è di occuparsi delle necessità del popolo, come il cuore serve il cuore. Da re, il suo unico scopo è di servire il popolo, come il cuore che non ha nessun altro ruolo tranne quello di provvedere alle necessità degli organi del cuore.
Perciò, egli è collegato al popolo in due modi. In primo luogo è coinvolto con le sue necessità e nel secondo, egli ottiene tutto ciò che vuole dal popolo. Ciò dimostra quanto sia debole la sua posizione, poiché dipende totalmente da esso. Allo stesso modo il cuore serve il corpo come è scritto nello Zohar, “il cuore è tenero e debole”, perché non ha uno scopo suo. È questo il motivo per cui il re viene chiamato il cuore dell’intera congregazione d’Israele.
Il nassì è il capo del popolo Ebraico, il cervello. Il compito del nassì è di essere un giudice imparziale della legge ebraica, guidando il popolo nelle vie di D-o come il cervello guida il corpo. A differenza del re, il nassì non dipende totalmente dal popolo. Effettivamente riceve un salario dal popolo ma questo è un pagamento per il suo lavoro come qualsiasi altro pubblico ufficiale. Similmente, il cervello dirige il corpo ma ha anche una funzione sua particolare, ovvero di pensare e vagliare idee in modo imparziale.
Ora possiamo capire perché un re non viene chiamato un cervello. Poiché quello è il compito del nassì.
Esaminiamo alcune leggi pertinenti al re ed al nassì.
Un nassì può riunciare al suo onore, mentre un re non può farlo.
Un re deve alzarsi come segno di rispetto per i membri del Sanhedrìn o saggi di Torà vengono dinanzi a lui.
Un re non stablisce regole (tranne quelle necessarie per i bisogni immediati del popolo), ma fa rispettare le leggi trasmesse dal Sanhedrìn.
Al re non viene data la posizione di Capo del Sanhedrìn.
Interessantemente, due re d’Israele hanno entrambi i titoli, nassì e melech. Il primo era Moshè, il primo redentore del nostro popolo, egli era un re come è scritto “E c’era un re in Jeshurun (ovvero Israele)”. Egli si prese cura del popolo nel deserto come un re. Inoltre egli era anche il nassì il capo del Sanhedrìn e l’insegnante principale di Torà degli Ebrei.
Il secondo sarà il Mashiach, il redentore finale che sarà sia il nostro re che il nassì. Egli insegnerà nuove prospettive della Torà e ci porterà a livelli spirituali elevati.
Secondo gli insegnamenti chassidici, le abilità cognitive sono connesse al cervello e le emozioni sono connesse al cuore.
Il cervello è sopra il corpo e non si mischia con gli organi del corpo questo perché per essere imparziali è necessario essere separati o al di sopra dei sentimenti altrimenti essi potrebbero alterare il pensiero. Così è anche per il nassì. Egli è al di sopra del popolo e per stabilire l’autentica legge ebraica, non può lasciare che i suoi sentimenti interferiscano.
D’altronde, il cuore è dentro il corpo, insieme ad altri organi ed è così anche per un re. Infatti egli deve essere in mezzo al popolo con l’abilità di sentire i loro sentimenti affinché possa servirli adeguatamente.
Ognuno di noi è un re ed un nassì su di noi stessi, le nostre famiglie e chi ci circonda. È molto importante sapere quando essere l’uno o l’altro. Quando si studia Torà o si ha una domanda di halachà, si deve essere un nassì per seguire ciò che è vero e giusto. Tuttavia quando si tratta del benessere nostro e della famiglia e gli amici, si deve essere un re, è necessario percepire i loro sentimenti e fare ciò che va fatto. Sempre secondo i dettami dell’halachà.
Che i nostri sforzi di vivere una vita basata sulla Torà avvicini l’arrivo del Mashiach, il nostro re ed il nostro nassì. Che ciò accada presto.
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