Quando il popolo ebraico entrò nella Terra Promessa e dopo un certo periodo di tempo divise la Terra tra le tribù, una di queste tribù non prese parte nella divisione e non ricevette alcun territorio.
La tribù di Levì era stata separata, distinta ed elevata dalle altre per servire nel Tempio di Gerusalemme (e nelle sue precedenti tappe) e per istruire il popolo sul comportamento e lo studio della Torà.
L'importanza della dedizione di questa tribù allo spirito e non alla materia era tale da causarla di non partecipare alla distribuzione della Terra.
Viene spontaneo domandarsi da dove derivasse il sostentamento di queste famiglie, in una società prevalentemente agricola.
La Torà istruì il resto del popolo di sostenere questa tribù con vari contributi, come la decima, la "terumà", ecc. I Cohanìm, distinti dalla tribù di Levì stessa, ricevevano un totale di ventiquattro contributi diversi.
Uno dei contributi ai Cohanìm erano i Bikurìm, le primizie, una mitzvà che viene menzionata nella Parashà odierna, Ki Tavò.
La mitzvà consiste nel prendere una parte delle primizie dei migliori prodotti del campo e dell'orto e presentarli al Cohen a Gerusalemme.
Un contandino potrebbe pensare "capisco che devo fare questa mitzvà, ma proprio i prodotti migliori non posso tenere per me?!"
Questa domanda, però, la può fare soltanto chi non pensa alla vera fonte del suo benessere; solo chi pensa di essere arrivato ad un certo punto con la forza delle proprie mani.
Pensando alla fede e riconoscendo che tutto il benessere deriva solo dal Sign-re, si capisce che è giusto che il primo ed il migliore sia dato a Lui tramite i Suoi rappresentanti - in questo caso i Cohanìm.
Anche noi possiamo, e dovremmo, dare le nostre "primizie" a Lui.
Seguendo l'interpretazione midrashica, le nostre "primizie" sarebbero i primi momenti del giorno, quando siamo riposati e freschi. È proprio allora che è importante dedicare dei momenti alla preghiera e allo studio. Mettere i Tefillìn, recitare lo Shemà e la Tefillà e dedicare qualche minuto allo studio di una halachà o un versetto della Torà, magari della parashà della settimana, o recitare un salmo con l'impegno del cuore.
Ognuno è capace di fare questo, almeno in parte, anche senza dover ricorrere ad una lezione ufficiale. La Tefillà e la Torà fanno parte della vita personale dell'ebreo e meritano di avere la massima attenzione. Anche se il tempo è limitato, non dimentichiamoci che è la qualità che conta!
Basato sulle opere del Rebbe di Lubavitch זי"ע
Adattato da rav Shalom Hazan
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