Un’interessante discussione halachica analizza il precetto dei bikkurìm, ossia le primizie da portare in offerta al Tempio di Gerusalemme accompagnate da una dichiarazione di gratitudine e indebitamento a D-o. All’inizio della parashà Ki Tavò, la Torà riporta il seguente passo: “E sarà – quando arriverai nella Terra che il Sign-re tuo D-o ti dà in eredità, e tu la possiederai e ti sarai stabilito in essa –prenderai dal primo dei frutti della terra… e lo metterai in una cesta; e ti recherai nel luogo che il Sign-re tuo D-o avrà scelto per far risiedere là il Suo nome. Ti recherai dal Sacerdote che ci sarà in quei giorni, e gli dirai: ‘Io dichiaro oggi al Sign-re tuo D-o che sono venuto nella Terra che D-o ha giurato ai nostri padri di darci…’”. L’offerente proseguiva esponendo la storia della liberazione dall’Egitto e i doni di D-o riguardo alla “Terra stillante latte e miele”, e concludeva dichiarando “E ora ho portato il primo frutto della Terra che Tu, oh D-o, mi hai dato” (Deuteronomio 26:1-10). Il primo verso del passo dà indicazioni poco chiare su quando i nostri padri avrebbero dovuto cominciare a offrire le primizie, sollevando un dibattito legale tra il Talmùd e Sifrì.

L’Insediamento nella Terra

Di fatto Israele fu conquistata e divisa tra le tribù quattordici anni dopo che gli ebrei vi entrarono sotto la guida di Yehoshùa, successore di Moshè. Secondo il Talmùd questa è la ragione per cui la Torà specifica di portare le primizie una volta entrati e stabiliti a risiedervi, per insegnarci che si dovevano portare le primizie solo dopo la conquista e la divisione del territorio. Sifrì invece attribuisce maggior importanza alle prime parole dello stesso verso “E sarà – quando arriverai nella Terra…” e spiega che la mitzvà era vincolante dal momento in cui gli ebrei sono entrati nella Terra, basandosi sul principio per cui tutte le volte che nella Torà compare l’espressione “E sarà”, questa indica un evento che si deve verificare nell’immediato. In realtà non c’è molta differenza pratica tra le due opinioni, poiché secondo tutti la mitzvà si applica solo a una persona che possiede la terra, e quindi non poteva essere adempiuta fino a che ciascuno effettivamente possedeva la sua parte di territorio. (C’era un solo caso in cui la posizione del Sifrì avrebbe avuto una conseguenza pratica: come ricompensa per essersi uniti al popolo d’Israele, alla famiglia di Yitrò (suocero midianita di Moshè convertitosi all’ebraismo) fu concessa una proprietà della Terra nei pressi di Gerico, e ricevettero il territorio immediatamente dopo che gli ebrei entrarono, poiché Gerico fu la prima città conquistata. In base a Sifrì loro avrebbero dovuto offrire le primizie da subito). Nonostante la differenza pratica sia minima, le due diverse opinioni rappresentano due concetti della mitzvà dei bikkurìm molto diversi tra loro.

Gratitudine

L’idea del Talmùd esprime il principio per cui la vera gratitudine per qualcosa può arrivare solo dopo che la persona ne ha compreso il significato e ne ha verificato l’impatto positivo sulla sua vita. Questo accade solo dopo che la persona ha preso possesso della cosa e ne ha sperimentato le conseguenze positive. I ringraziamenti allora sono espressi con reale consapevolezza e colmi di contenuto. Sifrì invece insiste che il primissimo momento che D-o ci ha donato in Terra d’Israele deve essere motivo di gratitudine e riconoscenza. Riguardo ai diversi dibattiti sulla norma della Torà, il Talmùd dichiara che “queste e queste sono entrambe parole del D-o vivente”, a indicare che nonostante nella pratica si possa applicare solo una versione, entrambe sono formulazioni ugualmente valide della saggezza divina, e entrambe devono essere incorporate nel nostro approccio alla vita. Secondo l’opinione del Talmùd sui bikkurìm, dobbiamo assicurarci di comprendere i doni che offriamo e identificarci in essi e nei sentimenti che dichiariamo. Secondo Sifrì, dobbiamo cercare un legame con il soprannaturale che si cela dietro al nostro conscio e al nostro intelletto, e sforzarci di trasferire la sua perfezione immacolata nella vita quotidiana.


Basato sugli insegnamenti del Rebbe di Lubàvitch, chabad.org