Mi riesce difficile in questo periodo trasmettere ai miei figli la bellezza di Chanukà evitando che diventi “un’operazione commerciale”. È ancora più difficile quando i loro vicini e amichetti del parco non ebrei riceveranno regali a non finire e i miei si aspettano la stessa cosa. So che dare regali ai bambini di Chanukà è diventata una sorta di tradizione, ma è veramente un’usanza ebraica? Non voglio che le festività ebraiche si riducano ai grandi regali. Qualche consiglio?
Sono molto contenta che tu abbia scritto poiché sollevi un interrogativo importante che molti si pongono. L’usanza di fare regali di Chanukà è un’usanza ebraica?
La risposta non è così semplice. Non esistono fonti bibliche né talmudiche a riguardo e pare che quest’abitudine sia nata in Europa, molto tempo dopo la distruzione del Secondo Tempio, in parte come risposta ai vicini non ebrei che celebrano la loro ricorrenza con i doni.
Tuttavia, il concetto in sé di donare qualcosa o di incentivare a donare è prevalente nella tradizione ebraica ormai consolidata e ha un nesso con Chanukà. Com’è noto, i Greci volevano annientare l’anima e lo spirito del Popolo Ebraico, demolire la nostra fede nel D-o Unico e l’applicazione della Sua Torà. Per sconfiggere i Greci bisognava rafforzare il nostro impegno nello studio della Torà e nell’osservanza delle mitzvòt.
La parola “Chanukà” ha la stessa radice di “lechanèch – forgiare, educare”. L’educazione, specie dei bambini, è la base della celebrazione di Chanukà.
Qualsiasi regalo, come le altre usanze della festività, non deve essere fine a se stesso ma deve servire ad approfondire il significato di Chanukà ed implementarlo nella nostra vita quotidiana. Deve essere sfruttato come incentivo e come strumento educativo; l’importante è che l’incentivo – l’oggetto che si regala – non diventi più importante dell’obiettivo che si vuole raggiungere. È diffusa, ad esempio, l’usanza di dare ai bambini delle monete e ciò rappresenta un’opportunità per trasmettere loro il principio della tzedakà, ovvero di dare e aiutare chi è meno fortunato (i Greci avevano anche proibito agli ebrei di aiutarsi l’un l’altro).
Il sevivòn, la caratteristica trottola, ricorda che i bambini, all’epoca della vicenda di Chanukà, studiavano Torà di nascosto, anche se era proibito; quando sentivano arrivare i soldati nemici tiravano fuori le trottole, facendo finta di giocare innocentemente con esse. Questa è l’origine dell’usanza di giocare con il sevivòn e nel presentare i doni ai bimbi ci si può soffermare anche su questi aspetti della ricorrenza: i bambini sono stati fedeli alla Torà anche nei momenti più bui e difficili della nostra storia e non ci si deve mai dimenticare dei miracoli operati da D-o per noi. È accettata l’idea di dare regali nella misura in cui essi contribuiscono ad avvicinare i piccoli alle loro radici.
Si può anche raggiungere lo scopo dando come regali, ad esempio, libri o CD sulla storia di Chanukà, così capiscono cosa si festeggia con i regali. In ogni caso è buona pratica abituare i piccoli a dare, e non solo a ricevere. Il momento dei regali allora può essere affiancato a un altro momento in cui magari si portano frittelle o abbigliamento invernale ai bisognosi; o ci si reca in visita alle persone anziane “illuminando” il lodo Chanukà; o ancora si invitano ospiti a partecipare all’accensione dei lumi con le berachòt. Visto che ogni sera accendiamo un lume in più, si possono stimolare i bambini a fare qualcosa in più ogni giorno per “illuminare” il mondo che li circonda.
Felice Chanukà!
Di Sarah Zadok, per gentile concessione di chabad.org
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