Mentre gli ebrei si trovavano nel deserto il loro cammino comprendeva varie tappe in cui si fermavano. Ogni volta che si dovevano spostare i leviiti smontavano il tabernacolo e lo preparavano per il viaggio. Nella nostra parashà viene descritta in modo dettagliato il lavoro eseguito dalle famiglie dei leviiti, e l’incarico specifico di ognuna di loro.
Prima di permettere ai leviiti di entrare e smontare il tabernacolo, gli utensili che stavano all’interno, come la Menorà e l’arca, dovevano essere coperti da degli apposti astucci dai figli di Aharon i cohanim.
Gli utensili ingoiati
La parashà conclude con l’ammonizione: “E non verranno a vedere come il sacro (gli utensili) vengono ingoiati e moriranno”. Cioè, era vietato ai leviiti di vedere come gli utensili sacri venivano ‘ingoiati’ dalle loro custodie, solamente dopo che i cohanim avevano finito di metterli dentro alle loro apposite custodie, i leviiti potevano entrare e cominciare a smontare il mishkan.
Gli involucri dell’anima
Mentre ogni oggetto veniva avvolto da due coperture, l’arca veniva chiusa in un terzo involucro ‘tutto celeste’. I tre involucri in cui veniva avvolta l’arca rappresentano tre concetti nei quali l’anima ebraica è rivestita e coperta.
1- Il primo è quello più unito all’anima: il corpo in cui essa risiede.
2- Il secondo è ciò che avvolge l’anima e la spinge verso il male: lo Yetzer hara (istinto negativo).
3- Il terzo invece sono i popoli tra cui l’ebreo vive.
Il corpo fa illuminare l’anima
Anche se il corpo di un ebreo è considerato una copertura sull’anima, ad ogni modo esso ha in sé una particolare santità, anche perché ci permette di praticare le mitzvot che ci uniscono a D-o.
La copertura più complessa è quella dello Yetzer hara, dove l’anima deve sopraffare i propri istinti negativi che inducono la persona a trasgredire la Torà.
Ma anche lo Yetzer harà dell’ebreo ha un limite, non lo porterà verso l’idolatria per evitare la sua separazione completa da D-o. Questo limite può varcato da un ebreo solo a causa del terzo involucro, i popoli circostanti.
Viene la Torà e ci insegna che proprio tramite questi involucri si avanza e si procede, poiché la luce rischiara di più se esce dal buio. Anzi senza gli involucri non è possibile procedere, inoltre è vietato procedere senza queste coperture, come dice la Torà, se vedranno gli utensili
senza le loro coperture, ciò causerà la loro morte. Non si può raggiungere l’infinità di D-o staccandosi dal corpo, questo fu l’errore dei figli di Aharon, che speravano di potersi unire a D-o senza aver bisogno del corpo. Ma la volontà di D-o è ciò che conta, e Lui desidera che l’unione suprema avvenga mentre l’anima è avvolta e celata. Quando l’anima riesce a sorpassare i limiti del corpo e il buio del mondo che la circonda, essa si eleva fino a raggiungere il massimo dei livelli e si unisce a D-o portando la Sua rivelazione in questo mondo materiale tramite la venuta di Mashiach.
Likute Sichòt vol.8, pg.8
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