La nostra parashà ci insegna che un israelita può essere venduto come schiavo per sei anni ma il primo giorno del settimo anno egli è automaticamente libero. Perché proprio l’inizio del settimo anno? Un’altra domanda: se l’assoggettamento di un figlio di Israele è permesso, la Torà dovrebbe lasciare al padrone ampia libertà riguardo ai termini della sua autonomia. E se invece la schiavitù è vietata, allora dovrebbe esserlo fino in fondo. Qual è lo scopo nel fissare dei tempi?
SHABBÀT, IL PRIMO NEL PENSIERO?
“D-o creò il mondo in sei giorni e al settimo si riposò”. Il settimo giorno è descritto come “l’ultimo della creazione ma il primo nel pensiero”. Il racconto della Genesi è sorprendentemente paragonabile alle prospettive scientifiche. I commentatori classici affermano che il Creato era un minuscolo granello intenzionalmente ingrandito dal Sign-refino a raggiungere le dimensioni galattiche del nostro universo. I maestri della mistica sostengono che era costituito da una sostanza estremamente raffinata, molto più spirituale che materiale.
La componente tangibile del nostro universo prese vita da quel seme attraverso una serie di fasi di sviluppo progressivo ordinato da Hashèm nel corso della Creazione. Questa sostanza rara era dotata di un’anima e di un’intelligenza, sapeva di essere prodotta da una forza creatrice divina e possedeva una profonda conoscenza del suo Creatore. Man mano che si trasformava in materia fisica, perdeva poco a poco la sua coscienza mistica fino a diventare la materia inanimata che conosciamo oggi.
Questi due fenomeni, l’aumento di misura e la trasformazione del seme, erano intrinsecamente legati. La sua metamorfosi progressiva indebolì la sua forza spirituale mentre rafforzò la sua energia fisica la quale originò lo sviluppo della sua componente fisica dando il via ad una crescita fenomenale. Collocato al centro di un universo ampliato e rappresentante di una coscienza spirituale molto elevata, il seme originale è realmente l’epicentro dell’universo. A partire da questo, l’universo e il correlato sviluppo spirituale si ramifica in sei direzioni geografiche: il nord, il sud, l’est, l’ovest, l’alto e il basso. I sei giorni della Creazione fanno riferimento a queste sei direzioni mentre il settimo giorno rappresenta la fase embrionale della nostra genesi.
La Torà afferma che durante sei giorni dobbiamo eseguire il nostro lavoro e dobbiamo dedicare il settimo esclusivamente al Sig-re. Il lavoro fisico è possibile impegnandoci nella materialità del nostro mondo ma la consacrazione a D-o è fattibile solo riconducendoci alla consapevolezza del Creatore. Il giorno dello Shabbàt aneliamo a riavvicinarci al nostro epicentro ovvero all’esperienza originale della nostra esistenza. Seppur citato quale ultimo giorno della creazione, nondimeno Shabbàt è il primo nel pensiero, primo nel disegno divino. È stato istituito con l’intento di ricordarci le nostre radici.
LO SCHIAVO DI HASHÈM.
Pertanto, l’ebreo è lo schiavo per antonomasia. Al Sinai D-o fece entrare ogni membro del popolo nel Suo servizio. Nel primo comandamento del Decalogo Egli si dichiarò nostro Sign-ree nel secondo ci vietò di sottometterci ad altre autorità. Il Midràsh insegna che quando Egli pronunciò le parole “sono Io il Sign-retuo D-o che ti ha fatto uscire dall’Egitto”, divenne nostro padrone e ci salvò dalla schiavitù dei padroni precedenti, gli Egizi, regalandoci la libertà in cambio di ogni altra possibile forma di asservimento nel futuro. Purtroppo, questa garanzia non durò a lungo. Quaranta giorni dopo, il popolo si macchiò del peccato del vitello d’oro e abbandonò la sua prerogativa di popolo tutelato. Sebbene fu perdonato per questa grave colpa, la promessa di protezione non fu mai reiterata.
FURTO E SCHIAVITÙ.
Quando un ebreo veniva ritenuto colpevole di furto e non era in grado di risarcire le sue vittime, la corte procurava i fondi necessari vendendolo come schiavo. Il reato di furto è un danno arrecato al primo comandamento: “Sono il Sign-retuo D-o che ti ha fatto uscire dall’Egitto”, un versetto che ci insegna che D-o è partecipe di ciò che accade nel mondo. Un ladro che si aggira di notte, scrutando a destra e a sinistra che non ci siano testimoni del suo misfatto, si fa scherno della presenza del Sign-ree della Sua conoscenza di tutte le nostre azioni. Ripudiare il Maestro dell’Universo rende il ladro vulnerabile alla subordinazione ai comuni mortali. Pertanto, può essere venduto come schiavo. Tuttavia, la durata dell’assoggettamento ad altri esseri umani non deve sorpassare i sei anni in quanto il settimo è lo Shabbàt anche per il peccatore. E simboleggia altresì un ritorno collettivo alla consapevolezza del Suo do minio su di noi. A questo punto, anche il ladro torna al suo stato embrionale, al seme che ha dato vita al suo essere, all’epicentro della sua esperienza spirituale.
Al tramontare del sole, verso la fine del sesto anno, il ladro chiude il capitolo della sue colpe e l’indomani mattina all’alba, il sole splenderà su un anno nuovo cha farà scattare automaticamente la sua emancipazione.
Likute Sichòt