«Se avesse aperto il mare per noi ma non ci avesse fatto attraversare su terra asciutta, ciò ci sarebbe bastato». (Haggadà di Pessach)

Il versetto appena citato è tratto dal canto “Dayènu” nel quale si enumerano, durante il Sèder di Pèssach, i quindici favori elargiti da Hashèm quando ci liberò dall’Egitto e ci scelse per essere il Suo popolo. Lo ringraziamo per le Sue azioni separatamente, riconoscendo ognuna come unica e particolare. Pertanto diciamo: «Se ci avesse fatto uscire dall’Egitto ma non avesse punito gli egizi ciò ci sarebbe bastato; se ci avesse nutriti con la Manna ma non ci avesse donato lo shabbàt, ciò ci sarebbe bastato» e così via. I saggi si stupiscono: per quale ragione ci avrebbe aperto il mare se non per permetterci di attraversarlo e di scampare all’inseguimento dell’esercito del faraone? Per giunta, le quindici gesta non costituiscono semplicemente una lista di miracoli compiuti dal Sig-re nel corso del procedimento dell’Esodo, che incluse molti altri miracoli, bensì un mutamento strutturale della storia ebraica: l’Esodo in sé, la divisione delle acque, la Manna, il Dono della Torà, l’ingresso in Terra Santa, la costruzione del Bet-haMikdàsh. Questi eventi ebbero un’impronta indelebile sulle nostre vite di figli di Israele fino ad oggi. Ma, sostanzialmente, qual è il senso metaforico della traversata del Mar Rosso «sulla terra asciutta»?

L’immersione sottomarina autonoma

Ognuno di noi abita in due mondi distanti fra loro. Uno è il mondo “rivelato” della nostra esistenza: la famiglia, la vita professionale e sociale, le idee e i sentimenti coscienti. L’altro è il mondo “nascosto”, un mondo di inclinazioni, di desideri del subconscio, di convinzioni che vengono raramente o quasi mai alla luce. Gli insegnamenti della Cabbalà e della Chassidùt si riferiscono a questi mondi come realtà della nostra “terra” e del nostro “mare”. Sulla terra, le cose sono esposte a tal punto che sembrano staccate e indipendenti dal loro ambiente e dalla loro fonte di vita. (Esempio: osservando un gruppo nutrito di uomini d’affari ben vestiti che camminano frettolosamente sui marciapiedi di una città dal ritmo frenetico, stenteremmo a credere che si cibano di alimenti prodotti dalla terra). Nel mare tutto è immerso e nascosto. Tutt’al più si possono intravedere ombre che sguizzano e solo in superficie. Dall’esterno, ciò che succede sott’acqua rimane un mistero.

Cosa succede nell’uomo che è anch’egli una creazione a parte? I “mondi rivelati” includono realtà materiali e fisiche nonché realtà spirituali conosciute e accessibili a tutti. Ma al di là della “terra” c’è il mare sconosciuto, gli stratisoprannaturali della creazione. Quanti dolori e angosce dovuti alla distanza tra la sfera “terra” e la sfera “mare”! Magari potessimo associare la nostra vita esposta all’io represso. Magari potessimo individuare la nostra volontà intrinseca e scoprire le nostre aspirazioni profonde; magari le nostre scelte riflettessero ciò che siamo veramente e le volontà dell’anima. Magari.

Questo è il significato spirituale della “separazione del Mar Rosso”. Quando D-o separò il mare, aprì parallelamente «tutte le acque della terra», dai mari fisici fino ai mari personali di ogni anima compreso il mare cosmico che diffonde i segreti più intimi della Creazione. In base alle parole del salmista: « D-o trasformò il mare in terra prosciugata; attraversarono il mare a piedi». Ciò che è di solito sommerso e inaccessibile diventò palese e tangibile e attraversare i recessi dell’anima fu come camminare sulla terra ferma.

Dopo che «i figli di Israele ebbero attraversato la terra ferma», le acque ripresero il loro corso naturale. Di nuovo il mondo marino fu oscurato e l’anima diventò un luogo segreto. Ma c’era stato un precedente, un potenziale piantato nel nostro spirito. Mai più il mare sarebbe stato così imperscrutabile, mai più ciò che è nascosto nell’uomo e ciò che è palese avrebbero costituito due mondi separati. Con l’apertura dei mari, Hashèm ci diede lo strumento per penetrare nei mari individuali e per tracciare i solchi e i cammini di terra sugli oceani delle nostre anime. Egli ci donò la forza di manifestare l’io celato della nostra vita quotidiana. Così trasformò il mare in terra secca permettendoci di aspirare ad una simbiosi completa tra la nostra essenza spirituale e il nostro carattere terrestre.