In onore di Yud Shvat, giorno della dipartita del Rebbe precedente, E dell’accettazione della carica da parte del Rebbe riportiamo questo racconto.
Rav Mottel Dubinsky incontrò un giorno un vecchio ebreo che gli raccontò un miracolo palese che gli accadde grazie al Rebbe Menachem Mendel Scheerson nel 1953. Il sig. Broder (nome fittizio) si trovava in Europa nel periodo della Shoà, aveva sofferto le pene dell'inferno, ma per una serie di circostanze incredibili, era sopravissuto. Dopo numerose peripezie, giunse negli Stati Uniti con la moglie. Sperava di cominciare una vita pacifica, ma i medici scoprirono che la moglie stava sviluppando la malattia tanto temuta – che D-o ce ne scampi - mentre lui stesso presentava disturbi cardiaci.
Da tre anni, ovvero dal decesso di Rebbe Yossef Yitzchak Schneerson, suo genero, Rebbe Menachem Mendel, guidava il movimento Lubavitch. Era ancora relativamente giovane, molto dinamico e già circolavano numerosi aneddoti che lo riguardavano: le sue benedizioni e le sue previsioni si concretizzavano, numerosi erano coloro che cercavano a tutti i costi di essere ricevuti da lui per esporgli i propri problemi e per chiedergli consigli e benedizioni.
Il sig. Broder decise di tentare la sua chance: entrò in yechidùt (udienza privata), raccontò la sua vita al Rebbe gli chiese una benedizione. Il Rebbe gli lanciò uno sguardo carico di stupore: «Una benedizione? Da me?». Benché scandalizzato, il sig. Broder insistette comunque, ma il Rebbe persistette: «è vero che mio suocero, il Rebbe poteva benedire. Ma io... i chassidìm hanno insistito affinché io mi sedessi al suo posto...» Poi, con tono più compunto: «Ad ogni modo, le benedizioni vengono da Hashèm e, per quanto La concerne, a che punto è la sua fede in D-o?
Durante il racconto della sua vita – nel quale ho sentito un succedersi di eventi decisamente miracolosi – non ha menzionato neanche una volta il nome del Sig-re!»
L'uomo era angosciato e senza risposta. Il Rebbe cambiò timbro di voce e gli disse in modo più amichevole: «Dopotutto, dato che lo desidera, la benedirò. Di che cosa ha bisogno?»
Esterrefatto dal cambiamento di atteggiamento il sig. Broder riferì nei minimi dettagli la sua situazione: il suo polso gli doleva. Il Rebbe gli suggerì con fare naturale: «Basta sciacquare la ferita con acqua chiara e tutto passera! Altro?» L'uomo spiegò che aveva problemi di cuore. Il Rebbe non reagì. Messo per così dire, al muro, il sig. Broder si domandò con tormento su che cosa potesse significare ma proseguì menzionando sua moglie «I medici vogliono operarla!»
Il Rebbe gli fece notare allora: «Se verrà operata, non potrà avere figli! No, non bisogna operarla e tutto andrà per il meglio!» Il sig. Broder era tanto felice di udire queste parole di conforto pronunciate con tanta sicurezza che esclamò: «Che D-o aiuti il Rebbe e che lo mantenga in buona salute!». Immediatamente, questi rispose: «Ah sì? allora Lei crede in Do? Quandʼè così, che D-o faccia che il suo cuore sia in ottima salute!»
«Ha sentito - disse Broder davanti al rav Dubinsky - le benedizioni si sono realizzate, grazie al cielo! Una domenica ho portato al Rebbe due dei miei nipotini venuti al mondo grazie alla sua benedizione e gli dichiarai, ringraziandolo: «Li prenda, sono suoi!»
Traduzione di Myriam Bentolila, a Cura di Sterna Canarutto
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