Ogni Dieci di Shevat si studia un ma’amàr, un discorso chassidico scritto dal sesto Rebbe di Chabad, Rabbi Yosef Yitzchak Schnneerson, che lo preparò per la hilulà di sua nonna. Egli spirò in quello stesso giorno, poco tempo dopo aver finito di scrivere il ma'amàr.

Il Giardino

Nel Shir Hashirìm, il Canto dei Cantici, D-o dice amorevolmente al popolo Ebraico, “Sono venuto nel Mio giardino, Mia sorella, Mia sposa1.”

La sorella e la moglie alla quale D-o sta parlando, siamo noi. Il giardino invece, dove si trova? E quando vi È giunto?

Il Midrash Rabbà spiega che si tratta del pianeta Terra e che D-o vi venne formalmente nel giorno nel quale il Mishkàn, il Tabernacolo, fu inaugurato. In quel giorno, la presenza di D-o scese in terra, per modo di dire.

Il Midrash indica che non è scritto ‘un giardino bensì ‘il Mio giardino’. Questo significa che Egli considera questo mondo il Suo giardino personale e speciale. Come un posto privato dove ci si può rilassare e sentire a proprio agio, il posto dove si vuole stare e passare tempo prezioso.

In altre parole, dice il Midrash, questo mondo inferiore, e non il cielo elevato, è il posto dove D-o desiderò stare, al principio, più di ogni altro luogo nell’universo.

Questo realtà della presenza costante di D-o si chiama, ‘la Shechinà’. Ad esempio, potremmo dire “Abbiamo visitato Yerushalayim e si percepiva la Shechinà lì”. Sicuramente D-o è ovunque, eppure la Sua presenza si posa, ovvero la divinità può essere vissuta, in alcuni posti più degli altri. E, all’origine, la dimora principale della Shechinà era in questo mondo, il più basso di tutti.

Che cosa accadde? Il Midrash spiega:

Quando Adam e Chavà fecero il peccato dell’Albero della Conoscenza, la presenza di D-o non veniva più percepita allo stesso livello di prima. Per cui, la Shechinà lasciò il nostro mondo e andò nel primo cielo, un mondo più spirituale. Non è un mondo distante, nello spazio, bensì è qui, anche se non è il mondo dove viviamo. Ne parleremo ancora più avanti.

In seguito, Cain peccò e la Shechinà si allontanò ancora di più, al secondo cielo. Più avanti nel tempo quando la generazione di Enosh iniziò a servire le stelle e gli angeli, essa salì dal secondo al terzo cielo. E così continuò, fino a quando la presenza di D-o si distanziò dal nostro mondo e diventò necessario salire fino al settimo cielo per sentire la Sua presenza vicina.

Spiega il Midrash, che Adam e Chavà sentivano “il suono di D-o che camminava nel giardino”2, dopo che peccarono. È un’asserzione sorprendente, D-o cammina in un giardino? E fa rumore?

Il Midrash chiarisce che non è scritto proprio ‘camminava’, o ‘mehalech’ in ebraico; invece la parola usata è ‘mithalech’, parola che descrive qualcuno che va su una rampa di scale ripide, salendo uno scalino per volta deliberatamente. In altre parole, Adam e Chavà percepirono di aver iniziato una reazione a catena di atti sbagliati, e che D-o stava, per modo di dire, lasciando il giardino per luoghi più elevati.

Dopo tutti questi disastri, sette tzadikìm, riportarono la Shechinà dal settimo cielo giù in terra.

Avrahàm meritò di portarla dal settimo al sesto cielo. Yitzchàk dal sesto al quinto e così via, fino a Moshè, il settimo. Il settimo dice il Midrash3, è sempre speciale, infatti fu proprio Moshè a portare la Shechinà di nuovo giù in terra.

È noto che il posto principale dove la presenza di D-o si posava era il Mishkàn, il Tabernacolo, e più avanti nel tempo, nel Bet Hamikdash, il Tempio di Gerusalemme, come è scritto, “Essi faranno per Me un mikdàsh (un luogo santo) ed Io dimorerò in essi4.”

C’è una sfumatura interessante in quel verso, infatti non dice, “Io dimorerò in esso”, ovvero nel mikdàsh. Piuttosto dice “in essi”. In altre parole, D-o sta dicendo che quando la gente costruisce e sostiene questo mikdàsh, Egli risiederà dentro ognuno degli individui coinvolti.

Il Midrash finisce spiegando un altro verso simile:

“I tzadikìm erediteranno la terra ed essi dimoreranno per sempre su di essa5.”

“La terra”, dice il Midrash, è un riferimento al Gan Eden, il Giardino del Eden, al mondo perfezionato, come sarà dopo che abbiamo finito di correggere il caos causato dal peccato nel Gan Eden originale.

Il verso spiega quindi perché i tzadikìm erediteranno questo Gan Eden rinnovato: perché sono loro che faranno tornare al Gan Eden, portando giù la Shechinà, riferita qui come “Colui che dimora per sempre, glorificato e santo”6, in questo mondo umile.

In poche parole, questo è il significato delle parole di D-o, “Sono venuto nel Mio giardino”. Questo è il Suo spazio personale, che era il Suo spazio fin dall’inizio, poiché il luogo principale della presenza di D-o è sempre stato in questo mondo.

Lo Scopo

Il punto di tutto questo è che lo scopo della creazione di ogni mondo è il desiderio di D-o di sentirsi a casa nel mondo inferiore.

Cosa vuol dire? Significa che la divinità brilli apertamente nel mondo tramite il lavoro svolto da noi esseri umani, tramite le nostre lotte per trasformare il buio dentro di noi e nel mondo che ci circonda.

In altri termini, un’anima divina, un respiro di D-o, scenderà nel mondo fisico e verrà vestito all’interno di un corpo e un’anima animale. Essi bloccheranno e negheranno la luce di questo respiro divino. Eppure, nonostante tutto, quest’anima divina purificherà il corpo e l’anima animale e il suo posto nel mondo.

Questo è il significato di ogni cosa che avviene e che esiste.

E questo è inoltre il significato delle parole, “Essi faranno un mikdàsh per Me e Io risiederò in essi”, dentro ogni ebreo.

Come funziona? Come abbiamo detto, tramite il duro lavoro di separare il bene dal male che avviene quando domiamo e trasformiamo ogni cosa che dobbiamo affrontare.

Nello Zohar, tutte le forze del buio nel mondo e dentro di noi sono raggruppate sotto il nome ‘Sitra achra’, ‘l’altra parte’, o meglio ancora, ‘il lato alieno’. Si chiama così perché queste forze agiscono come se fossero “alieni” verso il loro Creatore. Egli ci dà vita in ogni momento eppure spesso sentiamo come se vivessimo solo per noi stessi.

L’unità è santità, mentre l’estraneazione è l’opposto. Quando percepiamo di essere altri, l’armonia va a pezzi; ogni vita si focalizza solo su stessa distruggendosi nel processo, ogni desiderio distruttivo, nasce da quell’altro.

L’alieno è una menzogna, la Sitra Achra è la bugia più grande del mondo e il modo di rivelare la bugia è di non sottoporci a quei desideri bensì è la Sitra Achra a dover sottomettersi alla bontà all’interno di noi.

A livello pratico questo significa resistere a molti nostri impulsi istintivi e basilari e di reindirizzarli verso le vie divine, colme di significato.

Tutto questo può sembrare triviale e banale e non molto spirituale. Ci sono compiti molto più elevati da svolgere, come portare più luce nel mondo o lodare D-o tutto il giorno come gli angeli.

Eppure lo Zohar dice il contrario:

“Quando il Sitra Achra viene trattenuto, la gloria di D-o sale in tutti i mondi”7.

Per capire la grandiosità del risultato di questo lavoro, leggi ogni parola attentamente. Cosa significa, ‘in tutti i mondi’? Significa che si tratta di un evento non limitato da uno spazio specifico né da una realtà fisica o spirituale, piuttosto, è qualcosa che circonda tutto e cambia tutto allo stesso modo.

Questo concetto si chiama la luce che circonda, un’energia divina che brilla ugualmente in tutti i mondi, sia fisici che spirituali.

I Mondi

Per meglio spiegare questo concetto e perché è così meraviglioso, è bene comprendere che esistono molti altri mondi oltre a quello dove viviamo, mondi che esistono a diversi livelli.

Non c’è paragone tra la qualità della luce nei mondi superiori e quella nei mondi inferiori. Infatti nei mondi superiori, la luce brilla apertamente; mentre in quelli inferiori, non solo la luce non brilla apertamente ma in alcuni, la luce stessa è presente in un modo nascosto. E vi sono molti altri livelli.

Questo verso allude a tutto ciò:

“La Mia mano ha stabilito la terra e la Mia mano destra ha allargato i cieli.”8

Un Midrash spiega che questo verso significa:

“D-o ha esteso la Sua mano destra e ha creato i cieli. Ha esteso la Sua mano sinistra e ha creato la terra”.9

Tipicamente, il Midrash trasmette idee profonde usando termini comprensibili, eppure ogni Midrash va decifrato per capire il messaggio che vuole impartire. Considera il sottinteso della “mano destra” e della “mano sinistra”.

La tua mano destra è (di solito) la mano più forte che usi quando vuoi mettere tutte le tue forze in qualcosa, senza trattenere nulla. È proprio questo che il Midrash intende quando dice che la mano destra di D-o è ha esteso i cieli:

I cieli sono i mondi superiori, lì ogni cosa esiste nella modalità della destra, la luce brilla apertamente, senza filtri e senza nascondere nulla.

La terra è un riferimento ai mondi inferiori; lì tutto funziona con la modalità della sinistra. La luce deve brillare attraverso molte ombre e filtri e la luce stessa è una luce nascosta.

Nonostante ci siano mondi infiniti, ci sono quattro livelli, allusi nel verso che segue:

“Tutto ciò che è chiamato nel Mio nome e al Mio onore, Io l’Ho creato, L’Ho formato, L’Ho perfino fatto.”10

Questi sono i quattro mondi: Atzilùt-Emanazione, Berià-Creazione, Yetzirà-Formazione e Asiyà-Azione.

C’è una distinzione enorme tra la luce nei tre mondi inferiori e in quella nel mondo dell’Emanazione, un mondo dove tutto ruota attorna al potenziale nascosto che esce alla ribalta.

In ebraico, questo si chiama Atzilùt. Atzilùt viene dalla stessa radice della parola etzlò, vicino, ovvero, è molto vicino a D-o. Atzilùt è anche collegato al termine “ha’atzalà” che significa ‘prendere una parte di qualcosa’. È come un assaggio della luce infinita che è oltre ad essa.

Perché l’Atzilùt, anche se viene chiamato un mondo, è considerato uno dei mondi di luce infinita, paragonabile a come la nostra anima si restringe per diventare capace di percepire, di essere intelligente e sentire emozioni. Non è più il nostro io grezzo e indefinibile, ma è nulla di più che noi. Similmente, Atzilùt è ancora divinità.

Dall’altro canto, il mondo della Creazione è il primo caso di yesh meayin, qualcosa creato dal nulla, ed è il punto dove non si focalizza più sulla luce ma sulla creazione stessa.

Come mai si chiama “qualcosa dal nulla”? Dopotutto D-o non è nulla e c’era già il mondo intero di Atzilùt prima.

Ma per il mondo della Creazione tutto ciò che venne prima è nulla. Anche se capiamo intellettualmente che siamo appena stati creati e che veniamo ricreati di nuovo in ogni momento, il fatto è che questa non è la realtà che viviamo e non possiamo immaginare un mondo dove non esistiamo, pensando di esservi presente da sempre.

Questo è il motivo per cui il mondo della Creazione si percepisce come qualcosa di diverso da D-o, a tal punto è nascosta la luce di D-o a questo livello.

L’Atzilùt invece, non è così, come alluso nel verso “Tutto ciò che è chiamato nel Mio mondo e al Mio onore...”11 il tuo nome non ha nessuna sostanza, non è parte di te, non include nessuna informazione su di te. Eppure quando qualcuno ti chiama per nome, sta chiamando te direttamente.

Perciò D-o chiama il mondo di Atzilùt il “Mio nome”, perché Atzilùt, nonostante sia un mondo generato da un barlume di luce divina, è sempre una con D-o, perciò la luce in quel mondo può brillare apertamente.

Questo non è il caso nei tre mondi inferiori dove ci sono molti livelli di apertura della luce, come è il caso nel mondo della Creazione e nei mondi della Formazione e dell’Azione.

Oltre i Mondi

Tuttavia, quanto sopra riguarda la luce divina che dà vita ai mondi e a tutto ciò che essi contengono. Si tratta di un tipo di luce interno poiché penetra dentro ogni creato a seconda di quanta luce ha bisogno e può tollerare. Essa è la luce che dà vita ad ogni creatura.

Mentre la luce che è totalmente al di là dei mondi e non ha nulla a che fare con i mondi superiori e quelli inferiori, per lei essi sono tutti uguali e quindi brilla ugualmente in tutti. Questa è la luce menzionata prima “la luce che circonda tutti i mondi”.

Quando lo Zohar dice “...in tutti i mondi”, si riferisce proprio a questo; cioè, quando questa luce viene portata dentro, non deve misurarsi secondo il posto dove sta entrando poiché è oltre ai limiti. Talmente oltre, che il mondo dell’Emanazione e il mondo dell’Azione e tutti i mondi tra di essi sono uguali per essa, per cui li penetra in un modo che brilla ugualmente in tutti i mondi.

Come possiamo portare quella luce nell’universo? Facendo il duro lavoro di separare il bene dal male, tramite il processo di reprimere e trasformare il buio in luce in questo mondo.

Questo è il significato delle parole “Quando la Sitra Achra viene trattenuto...” ovvero, quando qualcuno riesce dopo un duro lavoro, a far crollare la Sitra Achra, trasformando il buio in luce, allora otteniamo il massimo livello di luce, poiché la luce eterna è quella che viene dal buio.

Quando il buio viene trasformato in luce, esso brilla fino ai luoghi più bassi, allo stesso modo di come brilla nel mondo superiore, è la luce che brilla in tutti i mondi ugualmente.

“Quando la Sitra Achra viene trattenuta, la gloria di D-o sale in tutti i mondi.” Qui si parla di una luce che è oltre a tutto e quindi circonda tutto, tutti mondi nello stesso modo, brillando in terra come nei cieli più alti.

Riassumendo: questo è il significato profondo del verso “Essi faranno per Me un mikdàsh e Io risiederò tra loro”, per loro si intende, dentro ogni ebreo. Questo processo avviene tramite il lavoro di lottare con il buio per trasformarlo in luce, da lì viene la luce infinita, la “gloria di D-o sale in tutti i mondi”, e la luce che circonda, brilla apertamente, ovunque.

La Shechinà si trova principalmente nel mondo più basso. D-o ha creato tanti mondi diversi con lo scopo di Farlo sentire a casa proprio nel mondo inferiore. Si arriva a questo, trasformando la Sitra Achra, azione che porta alla luce che circonda, una luce che è uguale ovunque.