La nostra epoca è caratterizzata, fra l’altro, da un bisogno impellente di trovare punti di convergenza. Viviamo tutti su sabbie mobili, i segnali di direzione puntano nelle più disparate direzioni. Siamo circondati da una moltitudine di idee, tendenze, invenzioni e bombardati da informazioni da ogni parte. Abbiamo bisogno di persone che sappiano dare un senso a tutto questo trovando un punto in cui tutto ciò converge.
Il Rebbe di Lubavitch rappresenta il più sorprendente punto di convergenza del XX secolo, una persona in cui passato, presente e futuro collimano con disinvoltura.
Un rapido esempio: nel 1972 alcuni membri dell’Associazione Scienziati Ebrei stava brancolando nel buio alla ricerca di una soluzione di ciò che loro percepivano come un conflitto tra Torà e scienza ed il Rebbe scrisse loro: “A che scopo cercare una conciliazione quando il Principio di Incertezza di Werner Heisenberg è stato universalmente accettato?”
Laddove tutti vedevano il conflitto, il Rebbe vedeva armonia; il mondo non è una macchina ma un’idea in cui c’è spazio per i miracoli, il mistero, per la Mente Divina che concepisce questa idea. I più vedevano la società del presente in contrasto con quella del passato. L’ebraismo, e in special modo la Chassidut, non aveva più senso nel contesto del mondo moderno. Il Rebbe guardò la generazione del non conformismo che si formò vent’anni dopo la guerra e disse: “Il presente sta cercando il suo passato. Queste sono le anime d’Israel, che cercano la spiritualità che i loro nonni dovettero abbandonare”.
Lo stesso accadde con il boom tecnologico. Per molte persone i nuovi accessori rendono automaticamente obsoleti quelli vecchi. Il Rebbe considerava la nuova tecnologia come l’antica saggezza arrivata in versione di lusso. Finalmente vediamo concretizzarsi le idee più profonde; finalmente possediamo mezzi di comunicazione che possono trasmettere le parole dei profeti secondo cui la terra sarà colma della conoscenza di D-o come le acque ricoprono l’oceano. Il Rebbe vide che l’umanità non era portata a raggiungere queste mete di sua sola iniziativa ma era guidata da un destino superiore. Come il mondo fu purificato e rinnovato dal grande diluvio ai tempi di Noach, così – disse il Rebbe – il nostro mondo si sta preparando a una nuova era. Stiamo assistendo ad un diluvio di saggezza dall’alto e uno dal basso e tutto questo per uno scopo, come parte di un Grande Piano.
Quando fu creato il mondo, dicono i Maestri, Mashiach era il vento che si librava su tutto quello che sarebbe stato.
Da sempre, Mashiach abita in ogni cosa che afferriamo, come un embrione in attesa di rompere il guscio dell’uovo. Nella foglia che vola col vento come negli occhi dei figli che cresciamo; negli obiettivi che raggiungiamo nella vita, negli apparecchi tecnologici che usiamo e nell’arte che creiamo; nell’aria che respiriamo e nel sangue che scorre nelle nostre vene.
Oggi, coloro che sanno ascoltare possono sentire i sussurri della sua voce: “Non lasciatemi andare dopo tutto questo tempo! Poiché il frutto delle vostre fatiche e delle fatiche dei vostri antenati sta per giungere a maturazione”.
Il solo ascoltare, ci ha insegnato il Rebbe, è sufficiente a rompere il guscio dell’uovo.
Di Tzvi Freeman, per gentile concessione di Chabad.org
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