Sono nel mio primo anno di matrimonio e ho delle difficoltà incredibili a convivere con mio marito. Mi trovo sempre a criticarlo, anche se non vorrei, ma non riesco a trattenermi. Voglio che diventi più maturo e più affidabile, così potremo finalmente essere felici insieme. Cosa devo fare?

Il primo anno di matrimonio è una delle fasi più tumultuose della nostra esistenza. Fino a poco tempo fa tu eri responsabile di te stessa e lui di se stesso; ritrovarsi in una relazione e con un impegno per la vita cambia tutto e può anche suscitare timore. È perfettamente normale, per ogni coppia, vivere delle difficoltà e anche delle sofferenze all’inizio della vita matrimoniale. Del resto, ogni esperienza di crescita è accompagnata da nuovi ostacoli da superare.

Purtroppo viviamo in una società che mette molta enfasi sulle nozze in sé, in quanto evento, e molto meno sulla vita matrimoniale. È come se una volta arrivati sotto la chuppà, tutta l’ansia dei preparativi svanisse per lasciare spazio all’idillio. Qui sta l’equivoco, poiché la fine della cerimonia in realtà segna l’inizio di una nuova vita.

Una mia amica, incinta del primo figlio, ebbe un travaglio particolarmente lungo e doloroso. Durante le doglie disse che questo travaglio era l’esperienza più faticosa che avesse mai avuto, e non vedeva l’ora che il bambino finalmente nascesse per porre fine alle sue pene e rilassarsi. Evitai di dirglielo ma dentro di me sorrisi: era chiaro che lei non aveva idea che la nascita del suo primo figlio avrebbe cambiato la sua vita per sempre e avrebbe richiesto il suo continuo sacrificio, per tutti gli anni a venire.

Di fatto, qualsiasi obiettivo che valga la pena raggiungere richiede impegno, e ogni passo che porta al suo conseguimento rappresenta un traguardo e una soddisfazione. Nel tuo caso, tutte le volte in cui saprai essere calma e paziente anziché ipercritica, sarai ripagata con un marito più affettuoso, caloroso e rispettoso, che stimerai di più e che sarà più motivato ad assecondarti e renderti felice.

Sei sposata da poco e ci sono ancora molti aspetti della personalità del tuo sposo che devi conoscere e ai quali ti devi abituare. Lui non è te e sicuramente farà tante cose in maniera diversa da te. Questo è perfettamente normale. E ci saranno senz’altro altrettante cose che tu farai in maniera diversa da lui a cui lui dal canto suo si dovrà abituare. Nessuno è perfetto; è facile trovare difetti negli altri e più arduo scorgerli in noi stessi. Ammettere le proprie debolezze aiuta a soprassedere su quelle altrui.

Cerca anche di capire perché si sta comportando così e prova a pensare come reagiresti se lui obiettasse ogni singolo tuo comportamento diverso dal suo. Quando poi arriva il momento di trasmettergli le tue obiezioni, sappi che c’è modo e modo di mandare lo stesso messaggio. Pensa a come preferiresti che lui ti comunicasse le sue esigenze ed esprimigli le tue obiezioni nel modo giusto; esplicitale con parole chiare, garbate e comprensive.

“Rimprovero” in ebraico si dice “tochachà”, da intendersi, secondo i nostri Maestri, come toch ahavà – dall’amore. A volte un po’ di critica costruttiva è necessaria, purché sia motivata dall’amore ed espressa con amore, al solo fine di migliorare la vostra relazione e non come sfogo personale. A questo scopo ti verranno in aiuto i motivi per cui lo ami e lo hai sposato. Quando ti focalizzi sul positivo, il negativo viene respinto; come insegna la chassidùt, basta poca luce per scacciare il buio.

Di Sara Esther Crispe, per concessione di chabad.org