Chiamiamolo Sig. Fogel; questo Chassìd di una cinquantina d’anni ascoltava in macchina la registrazione di un discorso del Rebbe di Lubavitch, forse per la seconda volta. Si soffermò su una frase che lo colpì in maniera particolare perché, improvvisamente, ebbe l’impressione che il Rebbe si stesse rivolgendo a lui: “Come si sa il Baal Shem Tov affermava che è possibile che un anima scenda sulla terra per settanta o ottant'anni solo per fare del bene a qualcuno, soprattutto per un fratello ebreo”. Fogel pensò: "È possibile che abbia vissuto tutti questi anni senza aver compiuto la mia missione sulla terra? Chi, meglio del Baal Shem Tov, conosce le vie segrete di D-o?”. Senza neppure comprendere ciò che gli stava accadendo, scoppiò in lacrime e pregò:“D-o, Ti prego, guidami e mostrami ciò che devo fare! Non voglio perdere la mia missione!”. Si mise a pensare ai centinaia, ai migliaia di chassìdim sparsi per il mondo che si prodigano per diffondere il messaggio della Torà... Ma lui?
Tra un pensiero e l’altro si rese conto che ora si trovava in un luogo sconosciuto: aveva superato l’uscita dell’autostrada ed aveva preso un’altra strada. Riconosceva Brooklyn, ma stentava a riconoscerne il preciso quartiere. Cercò di fare inversione, quando notò alla sua destra, sul ciglio della strada, un uomo anziano chino sul cofano della sua macchina.
La strada era praticamente deserta; Fogel avanzò lentamente, abbassò il finestrino della macchina e chiese all’uomo se avesse bisogno di aiuto. “Ah! Che sfortuna!”, rispose l’uomo. ”Sono in panne, completamente bloccato. Un camion si è fermato poco fa proponendomi di riportarmi a casa, ma voleva 600 dollari, nonostante io abiti a 15 minuti da qui! Per di più, la mia macchina si è dovuta guastare proprio in in punto dove è severamente vietato sostare! Anche se prendessi un taxi mi porterebbero via l’auto..!”.
Fogel gli mostrò un punto a qualche centinaio di metri da là: “Non si preoccupi! D-o l’aiuterà. L’aiuterò a spingere la macchina affinché la possa parcheggiare dove è consentito! Poi prenderà comodamente un taxi per rientrare a casa”.
“Grazie mille!”, rispose l’uomo che si dirigeva verso la porta della sua macchina. “Ma sa...è già parecchio che sono bloccato qui e non è passato neanche un taxi! Ma lei ha ragione: non vale la pena preoccuparsi”.
Fogel aiutò quindi l’uomo a portare la macchina verso il posto dove era permesso sostare. Poi propose all’uomo di riaccompagnarlo a casa: in fondo non avrebbe impiegato più di un quarto d'ora.
L’uomo non sapeva come ringraziarlo: “Grazie mille! Adesso tutto ciò che ci resta da fare a me e a mia moglie, è di chiamare un taxi!”. Guardò l’orologio: “È veramente molto tardi. Spero di non perdere l’aereo! Dobbiamo prendere il volo per la Florida tra un’ora!”.
“Ascolti, disse Fogel, non è un problema. Vi porterò all’aeroporto: è soltanto a mezz’ora da qui e mia moglie non si preoccuperà. Non faccia domande. Appena arriviamo davanti casa vostra, aiuti sua moglie a preparasi e porti giù le valigie; non perdiamo tempo!”. L’anziano tentò di protestare, ma realizzò che in fondo la proposta del chassìd era piuttosto logica: giunto a casa fece salire sua moglie in macchina, caricò il portabagagli e, ancor prima di rendersi conto del colpo di fortuna, si trovarono davanti all’aeroporto!
“Non potrò mai ringraziarla a sufficienza!” - disse l’uomo caricando le valigie sul carrello. Tenga, la prego, accetti questo biglietto di 100 dollari per tutto ciò che ha fatto per noi!” .
Ma Fogel non voleva prendere nulla: “Spiacente mio caro amico, prima ringrazi D-o poiché non ho bisogno di soldi. Ho solo voluto farle un favore e non voglio essere pagato per questo. Inoltre questa ora trascorsa assieme è stata molto piacevole, l’ho apprezzata molto e non merito dunque di essere pagato per ciò!”.
L’uomo insisteva e tirò fuori dal portafogli un secondo biglietto. Fu a quel punto che Fogel gli chiese: “Mi scusi, ma... lei è ebreo?”. Stupito, l’uomo fece segno di sì con capo. “Allora se veramente mi vuole rimborsare, metta i Tefillìn! Lo faccia per me. Tutte le mattine per un mese intero!”.
“No!”, l’uomo rifiutò. Era proprio l’ultima cosa al mondo che avrebbe voluto sentirsi dire. “Tefillìn? No! Non voglio osservare le Mitzvòt!”
“Bene, allora non metta i Tefillìn! Si ricordi che è lei che ha voluto pagarmi. Per quel che mi riguarda lei non mi deve niente, ma se vuole ripagarmi sa cosa voglio. D’accordo? Allora compri un paio di Tefillìn e li metta. Ok?”
L’uomo guardò il suo benefattore: era molto serio. Sconfitto, mormorò: "D’accordo, lo farò!”.
Strinse la mano di Fogel, guardò l’orologio e si diresse verso il check-in. Non appena si allontanò, sua moglie si voltò verso Fogel, e con gli occhi che lacrimavano, gli confidò: “Grazie! È veramente D-o che l’ha mandata qui! Lei non può capire! È un miracolo! Siamo sopravvissuti alla guerra in Europa, ci siamo incontrati e sposati a New York promettendoci di non aver mai avere mai più nulla a che fare con l’ebraismo. Eravamo talmente adirati con D-o, capisce? Ma... invecchiando, ho sentito un vuoto dentro di me, volevo ritrovare l’atmosfera della casa dei miei genitori, le candele di Shabbàt, e ogni volta mio marito mi ricordava l’impegno preso: “Niente mitzvòt!”. I nostri figli sono ormai sposati, siamo soli a casa, ma lui insisteva: niente mitzvòt! Proprio ieri mi sentivo talmente triste da fare qualcosa che non facevo dai tempi della guerra: ho pregato! Ho supplicato D-o affinché, per miracolo, mio marito cambiasse idea verso la religione. “Ed è giunto lei! Proprio al momento giusto, come un angelo dal Cielo! È lei il miracolo! So che questo Shabbàt, accenderemo finalmente le candele!”.
Tradotto da Aharon Leotardi
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