E D-o parlò a Mosè sul Monte Sinai in questi termini: « Parla ai figli di Israele e dì loro: durante sei anni pianterete i vostri campi, poterete le vostre vigne e mieterete i vostri raccolti.
Ma il settimo anno è un anno di riposo per la terra [...] non potrete piantare i vostri campi né tagliare le vostre vigne (Levitico 25:1-4) ».
La Shemità e il Sinai
Rashi domanda: perché il comandamento della Shemità (lasciare la terra a maggese ogni 7 anni) è stato associato al Monte Sinai? La Torà vuole indicare che così come le regole della Shemità furono istruite sul Monte Sinai, pure tutte le altre Leggi furono ingiunte sul Sinai, sia in modo generico che nei dettagli. Oggi, i benefici dei progressi tecnologici invadono ogni aspetto della nostra vita materiale. Al riguardo, ci si interroga su come possono essere usati per la nostra elevazione spirituale.
Nell’ebraismo si cerca di congiungere la materialità con la spiritualità. Con il caposaldo dell’unicità di D-o, che viene citato costantemente, s’intende che non solo non c’è nessuna forza nella creazione ma che niente altro sopravvive al di fuori di Lui, compresa la creazione stessa. L’insieme del creato è una semplice manifestazione materiale dell’energia divina che è l’unica “sostanza” esistente. Questo è il senso del versetto “Sono D-o e non sono cambiato”.
Anche il Materiale È Divino
Numerosi filosofi affermano che dopo aver creato il mondo, Hashèm (D-o) ha affidato il controllo ad altre forze poiché è impensabile che l’Essere Supremo sia coinvolto in una sfera talmente bassa. L’ebraismo, invece, sostiene che il principio secondo il quale solo il Sig-re esisteva prima della creazione è valido anche per il seguito dacché c’è sempre un’esistenza unica, dacché Egli è l’esistenza stessa per definizione, e la natura, di conseguenza, è anch’essa divina, ovvero una semplice materializzazione della verità divina. In questo contesto, come si può raggiungere la spiritualità?
La Torà insegna che la spiritualità non si realizza abbandonando l’ordine naturale delle cose, bensì staccando l’involucro di oscurità che ostruisce la verità permettendo di rivelare la divinità inerente al creato. L’attuazione dei comandamenti, atti concretizzati con oggetti materiali, servono all’uomo.
Rivelare D-o nella Materia
Alla luce di quanto sopra, si reitera la domanda di Rashi riguardo alla Shemità: perché Hashèm l’ha scelta come perno sul quale si appoggiano tutte le altre Leggi dettate al Sinai?
Perché Egli non ha menzionato un comandamento più basilare come quello della Tzedakà e dello Shabbàt?
Lasciando la terra a maggese esprimiamo una fiducia completa nel Creatore, certi che Egli provvederà al nostro sostentamento in modo soprannaturale. Eppure sotto altri aspetti, il settimo anno segue il suo corso naturale, poiché tutti gli altri lavori possono essere eseguiti. Ciò, quindi, simboleggia il concetto delle Mitzvòt: rivelare il soprannaturale nel naturale, il divino nel profano, lo spirito nella materia. Ed è la ragione per la quale la Shemità è la fonte dalla quale derivano tutte le altre Leggi, in quanto essa rappresenta il loro scopo e lo scopo della creazione del mondo.
(Tratto da Likutè Sichòt)
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