Prima di avere figli io e mio marito avevamo un bel rapporto ma, da quando ho partorito, mi sento spesso frustrata del fatto di dover continuamente chiedere a mio marito cose ovvie che potrebbe benissimo capire da solo. Se chiedo in genere ottengo, ma vorrei che lui si prendesse cura di tante cose senza doverglielo chiedere tutte le volte. Non può capire da solo che se il bebé piange bisogna prenderlo in braccio? Glielo devo chiedere io tutte le volte? E perché tutte le volte che va al supermercato gli devo ricordare di comprare i pannolini? Prima che arrivasse il bambino eravamo molto in sintonia, adesso sento che stiamo andando avanti ognuno per conto suo. Cosa ne pensi?

È un grosso equivoco pensare che amarsi vuol dire essere capaci di leggere nei pensieri del partner. Questo è da tenere presente nel corso di tutta la vita matrimoniale.

Nel tuo caso specifico, sappi che la presunta scomparsa di sintonia di cui parli non è l’unica cosa che cambia quando nasce un figlio. Non so esattamente quando tu abbia partorito ma probabilmente stai ancora attraversando la fase di stravolgimento ormonale che ti rende più suscettibile ed irritabile. Dal canto suo, tuo marito sta cercando di adattarsi a parecchi cambiamenti nella vostra vita. Avete un bambino di cui prendervi cura e un nuovo aspetto della vostra relazione che dovete sviluppare e stabilizzare.

Immagino che tuo marito non sia né insensibile né incurante della situazione. Più probabilmente non è sicuro su cosa debba fare in quel momento. Ciò che è naturale per te può non esserlo per lui. Se il bambino piange tu sai intuitivamente che ha bisogno di essere nutrito, cambiato oppure sai che è il momento di lasciarlo piangere qualche minuto prima che si addormenti. Per non rischiare di sbagliare o di scombussolare tutto lui magari preferisce non fare niente e… sì, per quanto possa esserti irritante o pesante devi cercare di capire il motivo della sua “passività”. Forse tuo marito veramente non sa di cosa c’è bisogno in quel momento e non lo saprà fino a che non glielo dici tu.

A lato pratico hai due opzioni: puoi aspettare a tempo indeterminato che lui s’immagini cosa stai pensando o semplicemente glielo dici. Non è sempre divertente chiedere, ma da quello che dici mi sembra di capire che se chiedi hai buone probabilità di ottenere. E se lui fa effettivamente quello che gli chiedi, la tua frustrazione poco a poco scomparirà.

Ti consiglio di trovare un momento di calma per entrambi in cui parlare. Aspetta un momento tranquillo, quando il bambino è sotto le cure di qualcun altro o sta dormendo. Forse anche tuo marito sente che tu non apprezzi quello che lui fa e si sente costantemente criticato. Come lui non può sapere cosa pensi se non lo dici, così tu non puoi sapere cosa attraversa la sua mente, forse anche tu l’hai irritato senza volerlo e senza saperlo. Digli come ti senti e spiegagli l’aiuto di cui hai bisogno; chiedilo ma non pretenderlo. Prima però di partire con le critiche, assicurati che esse scaturiscano dall’amore e inizia a parlare esprimendo il tuo amore per lui e il tuo apprezzamento per il suo aiuto. I maestri spiegano che la parola in ebraico “rimprovero – tochachà” è composta da altre due parole: “toch – da dentro” e “cha” che ha lo stesso valore numerico della parola “ahavà – amore”. Ciò significa che il rimprovero deve scaturire dall’amore. Se dietro alle tue parole c’è amore e se il tuo scopo non è quello di mortificarlo ma di aiutarlo a capire le tue necessità, allora ci riuscirai. Parla a tuo marito a cuore aperto e sii pronta anche ad ascoltare. Vedrai che farà di tutto per venirti incontro.

Mano a mano che vi adattate al nuovo ruolo di genitori scoprirete anche quanto più profondo diventa il vostro rapporto matrimoniale grazie al vostro bambino.

Di Sara Esther Crispe, per gentile concessione di chabad.org