Il Rebbe Menachem Mendel Schneersohn di Lubavitch (1789-1866) e il Rebbe Israel Friedman di Ruzhin (1796-1850) erano importanti leader dell'ebraismo. Una volta, il primo inviò un proprio chassìd, il genio rav Aizik di Homel, presso il Rebbe Israel con un messaggio riguardante il lavoro che svolgevano insieme per il bene degli ebrei dell'impero zarista.

Il Rav Aizik era molto curioso di vedere come si svolgeva l'attività del Rebbe Israel nella sua "corte" chassidica. Moltissime persone venivano a trovare il Rebbe Israel. Chi per una richiesta di berachà o di assistenza, chi per un consiglio e chi semplicemente per il merito di vedere lo zaddìk (il giusto).

Quel giorno, tra gli ospiti si trovavano due rabbini. Uno era un genio di Torà e il Rav di una comunità importante della Bukovina (una zona divisa attualmente tra l'Ucraina e la Romania) che aveva portato con sé una propria opera; un libro di approfondimenti geniali sulla Torà e sul Talmùd. Il secondo ospite era un chassìd che da tempo collezionava le storie raccontate dalle generazioni precedenti di chassidìm. Egli ne verificava l'autenticità e li metteva per iscritto e ad un certo punto decise di pubblicarle.

Entrambi i signori erano venuti a chiedere al Rebbe Israel di scrivere una lettera di approvazione per la pubblicazione del libro, seguendo l'usanza comune di non pubblicare opere di Torà senza il permesso di rabbini importanti.

Il Rebbe Israel chiese all'assistente di leggere ad alta voce alcuni i brani da entrambi i libri. Poi iniziò a parlare dell'importanza dei racconti dei Tzaddikìm dicendo anche che questo è apprezzato anche dagli stessi Tzaddikìm nella loro "dimora" nel Gan Eden. Dopodiché affrontò le questioni talmudiche di cui avevano letto nell'altro libro, facendo paragoni e riferimenti da altre fonti, il tutto in maniera molto profonda. Poi diede indicazione di far scrivere una sua lettera d'approvazione per entrambe le opere.

Rav Aizik osservava tutto ciò con molta curiosità. Da grande studioso aveva apprezzato gli approfondimenti espressi dal Rebbe Israel e si chiese, in cuor suo, per quale motivo il Rebbe Israel avesse deciso di parlare prima dell'importanza dei racconti e solo dopo dei commenti di Torà.

Il giorno di Rosh Chodesh capitò dopo un paio di giorni e il Rav Aizik fu invitato a partecipare al pasto tenuto dal Rebbe Israel in onore di quel giorno. Prima della birkàt hamazòn il Rebbe Israel fece un discorso di Torà e poi disse:

"Il genio lituano (il rav Aizik) si è meravigliato sul fatto che abbiamo parlato prima dei racconti dei Tzaddikìm e poi dei commenti di Torà. Questa in realtà è un'antica domanda. Già il grande e sacro maestro Rashì, che era un genio sia degli aspetti rivelati della Torà che di quelli nascosti, pone questa domanda all'inizio del suo commento sulla Torà. Perché la Torà comincia con il racconto della creazione? [Visto che la Torà è un libro di istruzioni] avrebbe dovuto iniziare con la prima Mitzvà. Risponde Rashì: Per raccontare la grandezza delle Sue azioni e dell'anima che si trova costantemente all'interno del creato.

"Il nonno [il Maghìd di Mezeritch] imparò dal Baal Shem Tov come vedere l'anima che esiste all'interno del corpo di ogni essere.

"Lei capisce - disse il Rebbe Israel rivolgendosi a Rav Aizik - noi seguiamo lo stesso ordine con il quale Hashèm ci diede la Torà. Prima il libro di Bereshìt, che include racconti di Tzaddikìm e poi il libro di Shemòt, che include le mitzvòt [la prima mitzvà data agli ebrei e il dono della Torà].

"Entrambi gli autori sono persone degne e entrambe le opere sono molto valide. Il libro di commenti racconta le idee e le innovazioni di studio dell'autore e il libro delle storie racconta le innovazioni Hashèm nel Suo operato nel mondo. Per questo abbiamo anticipato l'approvazione a quest'ultimo".

(Da una lettera del Rebbe Yosef Y. Schneerson. Adattato e tradotto da S. Hazan)