Tecnicamente, si può aprire il pasto di Shabbàt e delle festività con due qualsiasi pagnotte intere kashèr. Infatti, la parola challà significa “pagnotta” in ebraico. Tuttavia, l’usanza ebraica è che questi pani siano intrecciati.
I dodici pani del Tempio
Nell’inno cantato da molti durante il pasto dello Shabbàt e composto dal grande mistico Rav Yitzchak Luria (l’Arizal), è scritto:
Che la Shechinà (la Presenza Divina) sia circondata
Da sei pani su ogni lato [del tavolo]
E che essi corrispondano alle due serie di sei pani
E altri oggetti [del Tempio Santo].
In altre parole, stiamo pregando che le nostre dodici pagnotte di challà ricordino i 12 pani che venivano messi sul Tavolo, il Shulchàn, nel Tempio di Gerusalemme.
C’è chi usa mettere dodici pani sul tavolo di Shabbàt oppure ricavare dalla challà dodici piccole pagnotte. Ma la maggior parte mette pani, e come si arriva allora al numero dodici?
Generalmente la pagnotta di challà è di forma oblunga, simile alla lettera ebraica vav, che ha il valore numerico di sei; pertanto le due pagnotte equivalgono al numero dodici. Molti usano anche intrecciare ogni challà in sei fili, ed ecco un altro modo per arrivare al totale di dodici.
Siccome i dodici pani venivano sostituiti ogni settimana di venerdì, l’usanza di usare challòt di forma oblunga o intrecciata si applica allo Shabbàt, mentre durante le feste ci sono altre usanze.
Challà di carne
Siccome il pane viene tipicamente mangiato insieme a carne o latte, per precauzione la legge ebraica proibisce l’inserimento in esso di ingredienti di carne o di latte. Ciò si applica anche quando si ha intenzione di mangiare pane di latte con cibi di latte o pane di carne con cibi di carne, poiché potrebbe avanzare del cibo e successivamente consumare del pane di latte con cibo di carne o viceversa.
Ci sono tuttavia delle eccezioni, come nel caso in cui le pagnotte siano molto piccole e non ci sia pericolo che avanzino, oppure siano elaborate in una forma particolare e quindi immediatamente distinguibili.
Siccome il pane della challà per Shabbàt veniva tipicamente cotto in forno insieme alla carne, e a volte perfino aromatizzato con il grasso, molte persone le intrecciavano di modo che fossero visibilmente diverse dal pane parve, che può essere mangiato sia con carne che con latte. (Ora che è diventato comune intrecciare la challà, questa tecnica non va più usata come soluzione per una challà fatta con carne).
I saggi spiegano che il pasto del pomeriggio dello Shabbàt va onorato più di quello della sera. Pertanto, alcuni usano mettere la challà intrecciata solo nel pasto di Shabbàt a pranzo, per onorare quel momento con questa forma particolare di pane.
Infine, c’è chi usa non intrecciare la challà bensì formarla in pagnotte rettangolari che richiamano la vav del nome di D-o. Come spiegano i mistici, il pezzettino di challà che tagliamo subito dopo aver detto la benedizione di hamotzì simboleggia la piccola lettera yud, e le due mani (ognuna con cinque dita) che tengono il pane della challà corrispondono alle due hei, (ognuna con il valore numerico di cinque), completando così il nome di D-o.
Che possiamo presto vivere il grande Shabbàt con l’arrivo del Mashiach per merito dell’onore che riserviamo allo Shabbàt.
Rav Yehuda Shurpin, Chabad.org
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