A livello generale non sussiste un divieto di diventare impuri poiché attualmente non c’è il Bet Hamikdàsh, e le leggi sulla purità rituale non sono in vigore. L’unica eccezione è il kohèn (maschio), discendente del Sommo Sacerdote Aharòn.

È scritto nella Torà: “Il Sign-re disse a Moshè: ‘Parla ai kohanìm... che nessuno [di voi] si contamini per una persona morta tra il suo popolo’” (Levitico 21:1). Esiste un divieto particolare per il kohèn di diventare impuro tramite il contatto con una salma, senza distinzione se il sacerdote abbia intenzione o meno di occuparsi di attività che richiedono lo stato di purità.

Ci sono tre modi tramite i quali una persona può diventare ritualmente impura quando viene in contatto con una salma:

toccare un cadavere, impurità che si chiama tumàt magà;

spostare o trasportare un cadavere, anche senza toccarlo (tumàt masà);

essere con un cadavere sotto lo stesso tetto o la stessa copertura (tumàt òhel).

Questo vuol dire che un kohèn non può entrare in obitori, cappelle funerarie o cimiteri, ad eccezione di funerali di alcuni parenti prossimi (con alcune restrizioni).

Con questo arriviamo alla tua domanda, ossia se un kohèn possa o no entrare in un museo o in un ospedale che potrebbero contenere salme o cadaveri. A seconda della struttura e di altri fattori – se tutte le camere dell’edificio sono connesse (tramite porte, condotti d’areazione ecc.), la tumàt òhel si estende a tutto l’edificio. Perciò, se c’è una salma in una camera di un ospedale o in un’esibizione in un museo, il kohèn dovrebbe evitare di entrare nella struttura.

C’è una differenza tra salme di ebrei e quelle di non-ebrei. Nonostante le salme di non-ebrei trasmettano impurità spirituale toccandole o spostandole, c’è discussione tra i Maestri se trasmettano tumàt òhel a chi si trova sotto lo stesso tetto. Sia Rav Yosef Caro che Rav Moshe Isserlis stabiliscono che nonostante la halachà possa seguire un’opinione facilitante, un kohèn dovrebbe seguire l’opinione più rigorosa e fare attenzione a non trovarsi sotto lo stesso tetto di salme di non-ebrei.

Generalmente i kohanìm seguono questa regola. Tuttavia, molti rabbini sono dell’opinione che fuori da Israele e da quartieri abitati da ebrei si presume che la maggior parte delle salme e degli arti negli ospedali siano di non-ebrei, e quindi in caso di grande necessità un kohèn può seguire l’opinione facilitante secondo cui la salma di un non-ebreo trasmette impurità solamente tramite il contatto, e può entrare in un ospedale. Un esempio di una forte necessità sarebbe se il paziente è un parente prossimo o un figlio, che resterebbe molto afflitto se il kohèn non lo andasse a trovare.

Chiaramente questa facilitazione non si applica a una visita di svago a un museo che potrebbe contenere resti umani. Tuttavia, come menzionato prima, la tumàt òhel dipende dalla struttura del palazzo e da altri fattori. Inoltre, in determinate circostanze alcuni stabiliscono che se i resti sono in una teca, potrebbe essere permesso al kohèn di entrare in alcune parti o anche percorrere l’intero museo.

In base a quanto detto, ogni caso specifico va esaminato singolarmente da un Rav competente, che analizzerà i dettagli per vedere se il kohèn possa entrare o meno in quello specifico luogo.

Che possiamo presto meritare la realizzazione della profezia per cui “i tuoi morti vivranno, ‘i miei cadaveri si alzeranno, risvegliatevi e cantate voi che vivete nella polvere’” (Isaia 26:19).

Rav Yehuda Shurpin, Chabad.org