Rav Marvin Hier, nato nel 1939 a New York, fondò e diresse il Centro Simon Wiesenthal e il Museo della Tolleranza.
Un giorno, rav Marvin fu invitato ad una cena nella città di Vittoria, in Canada, dalla Regina d’Inghilterra Elisabetta II e dal principe consorte Filippo (il Canada fa parte del Commonwealth). Il rabbino si dichiarò lusingato ma purtroppo, fece sapere, non poteva assistere alla cena a causa del suo particolare regime alimentare, la kashrùt. Tuttavia, dato che il governo canadese apprezzava molto il rav, il quale peraltro diresse la sinagoga Shaarey Tzedek Congregation di Vancouver dal 1964 al 1977, era disposto ad esaudire tutte le sue esigenze. Sicché gli furono procurate stoviglie e posate speciali e naturalmente cibo strettamente kasher.
Salutati dalla regina Elisabetta stessa, il rav e sua moglie erano felici di partecipare a questa cena in compagnia di questi distinti ospiti. Ma la loro soddisfazione durò ben poco quando venne annunciato che dopo il primo piatto, i commensali dovevano cambiare posto per far meglio conoscenza gli uni con gli altri.
Fu un’idea a dir poco originale par il rav e sua moglie, ma creava una grossa difficoltà: che ne sarebbe stato dei loro coperti e del cibo kasher? Per quanto strana e maleducata potesse apparire la cosa, entrambi presero le loro stoviglie e se le portarono appresso al posto nuovo. La maggior parte dei commensali li guardarono sbalorditi, con gli occhi spalancati dallo stupore e dallo sdegno. E non era tutto: un ospite ebreo lì presente affermò che tale atteggiamento era da considerarsi un vero Chillùl Hashèm (profanazione di D-o, vergogna provocata da ebrei quali rappresentanti in terra di Hashèm) e si scandalizzò chiedendo com’è possibile che un rabbino potesse comportarsi in modo tanto poco consono alla solennità dell’incontro, allorché la famiglia reale si era data tanto da fare per accontentare le sue esigenze? Qualsiasi cosa potesse pensare quest’uomo, rav Hier non si lasciò turbare dai suoi argomenti e non intese affatto tradire le sue convinzioni. Ed è così che si spostò da un posto all’altro, come stabilito dal protocollo quella sera, ma tenendo sempre in mano piatto e posate.
La regina e il consorte si spostavano anch’essi per salutare ad uno ad uno ogni ospite. Il principe Filippo notò il rabbino in piedi con il suo piatto in mano e gli chiese la ragione del suo atteggiamento quantomeno inconsueto.
Rav Hier fornì le spiegazioni al riguardo. Il suo discorso impressionò il principe. Questi poi gli chiese ulteriori chiarimenti su questa pratica religiosa e si dimostrò molto interessato dal tema. Più che entusiasta, il principe chiamò la regina affinché anch’ella potesse godere di questa interessante conversazione.
Notando quanto il rabbino era stato calorosamente interpellato dalla coppia reale, l’ebreo che dapprima aveva provato tanto sdegno per la mancanza di savoir-vivre del rabbino decise anch’egli di esporre la sua ebraicità per farsi ammirare dalla coppia reale. Si avvicinò al principe Filippo e gli disse: “Anch’io sono ebreo”. Il principe ribatté: “Ma se lei è ebreo, allora dove sono le sue posate e il suo piatto?”
Inutile descrivervi l’imbarazzo provato da quest’uomo che si sbrigò ad allontanarsi.
Fra gli ospiti c’era anche un ammiraglio canadese vestito con tanto di kilt: declamava ad alta voce che le politiche etniche rovinavano il Canada. E con tono arrogante si rivolse al rabbino: “Guardate questo rabbino! Noi mangiamo tutti insieme e lui ritiene che deve mangiare in modo diverso!”
Il rav Hier non si scompose affatto e con verve ribatté educatamente: “Con tutto il rispetto, io ritengo che se lei non si sente affatto a disagio nel mettersi a tavola con una gonna indosso, non vedo perché io dovrei sentirmi imbarazzato dalle mie scelte alimentari!”
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