Uno tra i principali compiti del Messia sarà la ricostruzione del Bet Hamiqdàsh a Gerusalemme. Si tratta del terzo Santuario che rimarrà edificato in eterno, secondo la profezia di Ezechiele (37, 26-28):
E stabilirò con loro un patto di pace, che sarà patto stabilito con loro per sempre, li collocherò nel loro paese, li accrescerò e metterò in mezzo a loro il mio Santuario per sempre. Il mio Santuario si eleverà sopra di loro, Io sarò il loro D-o ed essi saranno il mio popolo. E essendo il mio Santuario in messo a loro per sempre, le genti riconosceranno che sono Io che ho fatto di Israele il popolo santo.
La ricostruzione del terzo Santuario dimostrerà che il Messia è “il Messia definitivo” e solo quando vedremo che tutto ciò si verificherà e sarà compiuto lo considereremo come il vero Redentore.
Chi Ricostruirà il Santuario?
Alcune fonti dicono che il Santuario scenderà dai cieli, poiché D-o stesso lo costruirà e l’edificio sarà eterno a differenza dei due che lo hanno preceduto.
Rashi, nel commento a Talmud Sukkà 41a scrive che il terzo Bet Hamiqdàsh scenderà dai cieli, poiché è scritto: il Santuario, o Signore, che hanno preparato le tue mani (Esodo 15, 17).
In Vayiqrà Rabba (9, 7) e Bemidbar Rabbà (13, 2) è detto, invece, che sarà l’uomo a costruire il terzo Santuario. Maimonide sostiene che sarà proprio il Messia a edificarlo (Hilkhòt Melakhìm 11, 4) ed è per questo che il comando è stato dato al popolo ebraico. In verità non c’è alcuna contraddizione tra le opinioni dei Maestri: il popolo costruirà parte del Santuario, secondo quanto gli è stato comandato, lasciando le parti superiori a D-o stesso, quale garanzia di eternità.
L’opera dell’uomo e l’apporto Divino alla costruzione del Santuario si divideranno e si combineranno tra loro in vari modi, secondo l’opinione dei Maestri:
Il Messia in primo luogo costruirà per intero il Bet Hamiqdàsh, successivamente l’edificio spirituale, opera di D-o, discenderà nella struttura materiale. Le dimensioni del terzo Santuario sono riportate nella profezia di Ezechiele (cap.40-44), ma molti dettagli sono poco chiari. Quando il Messia edificherà il terzo Santuario, tutti i particolari descritti da Ezechiele, che sono al di là della comprensione umana, saranno completati per opera Divina e discenderanno dai cieli.
Un’altra soluzione all’apparente contraddizione che si rileva tra le opinioni dei Maestri è suggerita dal Midràsh che insegna che le porte del Bet Hamiqdàsh sono tuttora interrate nel Monte del Tempio. Quando il terzo Santuario discenderà dai cieli, esse si paleseranno reinstallandosi al loro posto con l’aiuto del Messia: poiché colui che fissa le porte è considerato dalla Halakhà come il costruttore dell’intero edificio, in questo modo il popolo ebraico adempirà al comando di costruire il Bet Hamiqdàsh.
Il terzo Santuario sommerà i pregi dei due che lo hanno preceduto, ma non ne avrà i difetti (Liqquté Sichòt, vol. 9).
Il primo Santuario fu costruito proprio nel momento in cui la Rivelazione Divina era più palese (cf I Zòhar 150a) e la levatura spirituale della nazione ebraica era al massimo grado, durante la vita di re Salomone. In quel tempo il mondo era impreparato a sostenere tale intensità trascendente. Ne seguì una discesa: il popolo si abbandonò all’idolatria, comparvero falsi profeti e ciò portò la distruzione del Santuario.
Il secondo Santuario, al contrario, non fu edificato durante un periodo di splendore nazionale ebraico, ma durante la dominazione straniera, infatti tale impresa fu addirittura permessa e incoraggiata da Ciro, il grande re di Persia.
Di conseguenza ci fu un minore livello di Rivelazione Divina nel secondo Santuario: non vi era l’Arca, non vi erano gli Urìm e Tumìm non vi era il fuoco che miracolosamente scendeva dal cielo sull’Altare, segno della Presenza Divina (Talmud Yomà 21b). Tuttavia il mondo inferiore cominciò a purificarsi e il popolo ebraico si pentì. Per queste ragioni il secondo Santuario rimase più a lungo del primo, ma anch’esso fu infine distrutto perché l’ispirazione dal basso non può essere duratura senza la Rivelazione dall’alto.
La grandezza del terzo Bet Hamiqdàsh è proprio nella situazione unica che deriva dall’unione della grande Rivelazione dall’alto con la purificazione e l’elevazione dal basso. Il lungo esilio del popolo ebraico ha santificato il mondo e lo ha preparato a ricevere la Rivelazione Divina che sarà maggiore rispetto a quella sperimentata dalla generazione in cui visse re Salomone. Per questi motivi il terzo Santuario rimarrà in eterno.
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