Il seguente testo è la continuazione di una lettera scritta ad un talmud chacham – studioso di Torà – la cui identità resta anonima.
25 Tishrì 5703
]…[ Tutte le opinioni concordano nell’affermare che la Torà Scritta prescrive la shechità (macellazione rituale) per rendere la carne di un quadrupede kashèr (idonea ad essere consumata). Riguardo ai volatili, esiste una discussione tra i Saggi la cui conclusione è la regola per cui la shechità è richiesta anche in questo caso. Per i pesci non è prescritta nessuna macellazione rituale.
Il significato spirituale di questi concetti è spiegato in diverse fonti di Chassidut e di Torà Orale. Alcune fonti, come sinonimo al termine “macellare” usano l’espressione “prendere l’anima”, ad indicare che l’energia vitale dell’animale viene presa e trapiantata ad un livello spirituale più alto; a questo livello superiore essa può essere trasformata in carne per l’essere umano e può quindi fornirgli l’energia da impiegare per il servizio verso D-o.
I quadrupedi sono stati creati dalla polvere della terra; in nessun modo riescono a sollevarsi da terra da soli, senza che qualcosa o qualcuno li sollevi. Trasponendo questo fatto ed applicandolo per analogia al nostro servizio verso D-o, esso corrisponde al corpo e all’anima animale che c’è in ciascuno di noi. Secondo tutte le opinioni i quadrupedi necessitano della shechità, ossia, del processo di “trapianto” della loro energia spirituale. La missione dell’anima e lo scopo della sua discesa in questo mondo è infatti quello di elevare il corpo e l’anima animale.
I volatili sono stati creati dal fango, ossia da acqua e terra, e possiedono la facoltà di volare, ma a un certo punto devono tornare a terra per riposarsi. Il parallelo nel nostro servizio verso D-o è l’anima intellettuale che si trova in noi e che funge da intermediaria tra l’anima animale e l’anima D-vina. L’anima intellettuale può concepire la D-vinità, ma la sua essenza è l’intelletto mortale nel quale essa è racchiusa. Ne deriva una differenza di opinioni se sia in questo caso necessaria o meno la Shechità – la trasposizione ad un livello spirituale più elevato – e si conclude che è necessaria.
I pesci si trovano sempre nella loro sorgente vitale e di nutrizione; nel momento esatto in cui se ne distaccano, muoiono. Il parallelo spirituale è la nostra anima D-vina che in ogni istante, anche se l’uomo pecca, resta fedele a D-o, connessa alla sua sorgente di vita. I pesci non necessitano quindi di shechità come l’anima D-vina non necessita di nessuna trasposizione.
Le cavallette non necessitano di Shechità. Esse non hanno sangue (simbolo dei nostri desideri materiali). Sono caratterizzate da egoismo e da unità (vedi Numeri 13:33 e la spiegazione di Metzudot David su Proverbi 30:27). Dall’egoismo però possono scaturire anche elementi negativi e infatti esistono specie di locuste che non sono kashèr.
Sia la Sua volontà che attraverso l’uccisione rituale dell’inclinazione al male meritiamo la realizzazione della profezia secondo cui “Nell’era della Redenzione il Santo, Benedetto Egli Sia porterà via l’inclinazione al male e la ucciderà” (Talmud Sukkà 52a).
Che Egli ci assicuri la vita, ci sostenga e faccia sì che Mashiach raduni presto i dispersi d’Israele.
Tratto da “I Will Write It In Their Hearts” - Volume 1, Lettera n. 27
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