Questa lettera era indirizzata al Sig. Tzvi Palmer, un filantropo del New Jersey
1 Tammuz
Saluti e benedizioni,
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Uno dei concetti fondamentali dell’Ebraismo è l’unità. Ciò comporta non solo la fede in un D-o unico e in un’unica Torà ma consiste anche nell’unità della vita interiore di ciascuno.
Secondo alcuni approcci noi dovremmo fare concessioni al corpo senza considerare l’anima; altri sostengono che dobbiamo opprimere il corpo e gravare su di esso affinché l’anima possa essere un tutt’uno con esso. La Chassidùt invece sottolinea che l’anima deve sì guidare la persona nella sua vita ma il suo scopo non è quello di opprimere il corpo bensì di assicurarsi che il corpo si comporti in maniera salutare secondo le linee guida della Torà, che è chiamata Torà di vita.
Esistono tre approcci diversi riguardo alla condotta umana:
a. la nostra condotta deve essere dettata dalla fredda logica della mente;
b. dobbiamo seguire il nostro cuore e i nostri sentimenti;
c. ciò che pensiamo e ciò che sentiamo non è importante; quello che conta è l’azione pratica e il fatto che ci comportiamo in maniera appropriata.
La Torà stabilisce come regola che una persona deve essere completa, integra; deve perseguire la perfezione e deve coordinare la testa, il cuore e le mani – che simboleggiano tutti gli arti del corpo – in unità ed armonia, portandoli ad agire secondo le linee guida di D-o.
Secondo i nostri Maestri, questo principio è una delle spiegazioni razionali alla mitzvà dei Tefillin. Quando un ebreo indossa i Tefillìn, dovrebbe tenere a mente che le sue mani (a cui corrispondono i Tefillìn del braccio), il suo cuore (a cui sono rivolti i Tefillìn del braccio) e la testa (a cui corrispondono i Tefillìn del capo) devono essere in concordanza tra loro in maniera da poter vivere una vita ebraica e una vita di Torà.
Da un punto di vista più profondo, l’atto pratico dell’adempimento della mitzvà dei Tefillìn rafforza la persona e accresce il potere della sua anima permettendo di raggiungere l’armonia tra mani, cuore e testa secondo la via della Torà.
Noi non riusciamo a capire a pieno come l’atto di indossare i Tefillin possa avere un effetto sul potere dell’anima ma possiamo capirne l’importanza attraverso episodi della nostra storia e citazioni dei nostri Maestri. Per riportare solo qualche esempio:
a. “L’intera Torà è associata ai Tefillìn” (Talmùd Kiddushìn 35a): tutte le mitzvot della Torà si possono far derivare dalla mitzvà dei Tefillìn.
b. Al giorno d’oggi si compie il precetto indossando i Tefillìn una volta al giorno; in passato, quando le persone erano più pure e devote era uso comune tenere indossati i Tefillìn tutto il giorno, che una persona si trovasse in sinagoga, a casa o per strada.
Sotto il dominio romano era vietato indossare i Tefillìn. Ebbene, non solo gli ebrei continuarono ad indossarli ma non si accontentarono di indossarli in privato, nelle loro case, bensì per strada, non curanti del pericolo di vita che incorrevano.
Da ciascuna mitzvà possiamo imparare il modo in cui tutti i precetti rafforzano il potere della nostra anima e ciò vale ancora di più per i precetti che vanno osservati quotidianamente (come i Tefillìn che vanno indossati tutti i giorni tranne Shabbat e i giorni festivi) e che sono chiamati nella Torà “un segno”, ossia la testimonianza che gli ebrei e D-o sono un’entità unica.
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Con i migliori auguri, “Subito la teshuvà, subito la Redenzione”.
Rabbi Menachem Schneerson
Tratto da I Will Write It In Their Hearts - Volume 2, Lettera n. 159
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