Appena sposato, il figlio di Rav Yitzchak Aizik di Zhidachòv andò ad abitare presso il suo suocero Rav Avraham di Stretyn e notò che ogni sera, dopo aver acceso le luci di Chanukà, Rav Avraham si metteva a cantare per molte ore.
Quando tornò a casa il giovane chiese al padre: "Come mai quando accendi la menorà te la sbrighi in un quarto d'ora?"
"Figlio mio," rispose Rav Yitzchak, "quando recito la benedizione sui lumi di Chanukà è già un miracolo che io non prenda fuoco insieme ad essi e tu vorresti che io stia accanto a loro per ore a cantare?"
L'anima di uno tzaddìk, un giusto, anela così intensamente ad unirsi alla sorgente Divina che nel compiere una mitzvà a volte cerca di abbandonare il proprio corpo.
Tratto Da: Chaya
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