La Torà orale include tutto ciò che Moshè ha imparato a voce da D-o e che ha trasmesso ai suoi discendenti. La Torà orale include anche tutti i decreti e le ingiunzioni promulgate dai Saggi durante le varie generazioni come pure le leggi e gli insegnamenti estrapolati dai versi della Torà, usando la metodologia prescritta da Moshè (che è stato istruito a sua volta da D-o).
Il termine Mishnà deriva dal verbo leshanen-ripetere. È infatti l’insieme degli insegnamenti che venivano ripetuti oralmente da maestro a discepolo, per decine di generazioni. Benché la Torà orale dovesse rimanere tale, nel II secolo e.v. Rabbi Yehudà Hanassì decise di scrivere tutti gli insegnamenti fino ad allora trasmessi oralmente poiché, a causa dell’esilio, rischiavano di essere dimenticati. La Mishnà è suddivisa in sei ordini, i Shishà Sedarim, i quali a loro volta sono suddivisi in Massechtòt-trattati. Di seguito, l’elenco degli ordini e dei trattati. Il loro titolo è connesso all’argomento principale in essi affrontato, benché ve ne siano contenuti molti altri.
Di seguito, l’elenco degli ordini e dei trattati.
Zeraim: comprende le leggi relative all’agricoltura quali le decime, le offerte ai cohanim, l’anno sabbatico, le primizie...
Berachòt: benedizioni
Mo'èd, tratta le leggi riguardanti lo Shabbat e le festività
Nashìm, regole su matrimoni e divorzi, voti e nazireato,
Nezikìn, leggi relative alle varie categorie di danni
Kodashìm, leggi relative al culto sacrificale
Taharòt, purificazione rituale
Per ulteriori informazioni sulla mishnà vedi http://www.mamash.it/pop_mishna.htm
Il Talmùd
Il significato letterale del termine Talmùd è studio. Infatti la Torà Orale, importante e sacra come la Torà scritta, ne rappresenta lo studio per eccellenza. D-o diede a Mosè sia la Torà scritta che quella orale: quella orale è stata tramandata di generazione in generazione fino al momento in cui è stato opportuno scriverla, perché altrimenti c’era il rischio che andasse dispersa. I rabbini citati nel Talmud sono quelli del tempo del secondo Santuario, epoca nella quale è stato scritto. Contiene la Mishnà (le discussioni dei Tannaiti, i rabbini del primo periodo) e la Ghemarà (le discussioni degli amoraiti, i rabbini del secondo periodo), la Brayta e la Tossefta (discussioni avvenute fuori del Bet Midrash).
Tutte le discussioni hanno spirito profetico quindi, come nella Torà, ogni parola ha la sua importanza, sia per la posizione che per il contenuto spesso scritto con linguaggio allusivo. Il Talmùd rappresenta la base di tutta la legislazione ebraica dal punto di vista dell'attuazione; ovvero, mentre nella Torà Scritta troviamo dei principi, i 613 precetti, tramite lo studio del Talmùd ne capiamo gli ambiti di attuazione.
Il Talmùd è anche conosciuto con il nome di Ghemarà o Shas, acronimo di Shisha Sedarim, i sei ordini (Zeraim, Moed, Nashim, Nezikin, Kodashin, Tahorot in cui è divisa la Mishnà. La suddivisione del Talmùd è identica a quella della Mishnà. I Shishà Sedarim si suddividono in Massechtòt - trattati, i quali a loro volta sono composti da capitoli.
Talmùd Bavli e Talmùd Yerushalmi
La Mishnà fu attivamente approfondita e analizzata in due grandi centri dell’ebraismo dopo il secondo esilio: in Babilonia e a Gerusalemme. Il Talmùd frutto dello studio dei rabbini babilonesi viene designato con il nome di Talmùd Bavli, ossia Talmùd Babilonese. La redazione del Talmùd Bavli risale al periodo compreso tra Rav e Shmuel, ossia la prima metà del terzo secolo e.v. e la fine dell’attività di Ravina (499). Le accademie talmudiche più importanti avevano sede a Sura, Pumbedita, Nehardea, Machoza, Mata Mechasya e Naresh.
Nel Talmùd Bavli, dei sei ordini della Mishnà ci sono pervenuti soltanto alcuni trattati: dell’ordine di Zeraim (1° ordine della Mishnà) esiste solo la Massechet Berachot; nell’ordine di Moed manca Massechet Shekalim; in Nezikin mancano ‘Eduyot e Avot; in Kodashin mancano Middòt e Kinim; di Tahorot abbiamo solo Massechet Niddà.
Il secondo Talmùd viene impropriamente chiamato Talmùd Yerushalmi (Talmùd di Gerusalemme), poiché in realtà non fu redatto nella città del Santuario bensì a Tiberiade. Il Talmùd Yerushalmi differisce dal primo per il linguaggio, lo stile e la terminologia. Oggi, di quest’ultimo possediamo solo quattro dei sei ordini: Zeraim, Moed, Nashim e Nezikin (in cui mancano però ‘Eduyot e Avot), oltre alle prime tre sezioni di Nidda. Secondo il Rambam fu Rabbi Yochanan, aiutato dai suoi discepoli, a redigere il Talmùd Yerushalmi durante l’ultimo quarto del terzo secolo e.v.
Halachà
L’halachà è il complesso delle norme codificate della legge ebraica. Deriva dalla codificazione delle regole del Talmùd espresse in tutte le opere che seguono. Ovvero l’aspetto giuridico a cui tutti gli ebrei sono tenuti a osservare.
Quelli che seguono sono i primi codici che abbiamo avuto dopo il periodo del Talmùd:
Rabanan Savuraì, Savoraim, cioè degli allievi degli amoraim (i rabbini del periodo a cavallo della distruzione del Santuario).
Teshuvot vesifré rabana’n hagaonim. A nome dei maestri babilonesi del periodo del gaonato (1110 circa).
Successivi ai Savoraim.
Rishonìm e Acharonìm
Il Rif, il Rambam e il Rosh sono i tre pilastri della halachà, i grandi codificatori della legge ebraica:
Rif Rabbi Yitzchak ben Yaakov Alfasi (1013-1103). Nacque nei pressi di Costantina, in Algeria. La sua opera principale è senza dubbio il Sefer Hahalachot, chiamato anche Halachot Rabati, nella quale si prefigge molteplici scopi: trarre le halachot direttamente dalla fonte, ovvero dal Talmud, e farne un compendio di facile consultazione facilitando lo studio del Talmud stesso; il tutto, analizzando esclusivamente le regoli attuali e applicabili nella vita quotidiana.
Ràmbam Acronimo di Rabbi Moshè ben Maimon, conosciuto anche come Maimonide (1135-1204); una delle figure più illustri dell’era postalmudica, probabilmente il più grande codificatore di tutti i tempi. Oltre a essere medico validissimo fu filosofo, astrologo e compilatore. Il suo lavoro maggiore è senza dubbio il Mishnè Torà, a cui dedicò dieci lunghi anni; è una codificazione sistematica, scritta in ebraico, di tutta la halachà.
Rosh Rabbi Asher ben Yechyiel (c.1250-1327). Nacque e crebbe in Francia. In seguito si trasferì in Germania dove studiò presso la famosa accademia di Worms di Rabbi Meir di Rottenburg, di cui fu uno dei più illustri allievi. Tra le sue numerose e importantissime opere citiamo il commento alla Mishnà e, più particolarmente, a Zeraim, Tahorot, Sotà, Middot- Tamid e Kinnm. Famose anche le sue Tosafot alla quasi totalità dei trattati del Talmud.
Il Tur
Il Tur, chiamato anche Arbà Turim per i suoi quattro volumi (arbà in ebraico significa quattro), è il frutto del lungo lavoro di Yaakov ben Asher, il figlio del Rosh. Per questa sua opera, l’autore è conosciuto con lo pseudonimo di Baal Haturim. Rendendosi conto che decidere in materia di halachà diventava un lavoro sempre più arduo e complicato a causa delle divergenze di opinioni e delle molteplici controversie, Rabbi Yaakov decise di redigere un’opera che trattasse tutte le halachot e le usanze riguardanti il singolo e la collettività.
L’opera, che fu pubblicata per la prima volta a Pieve di Sacco nel 1475, è composta dai seguenti volumi:
Orach Chayim: Con 697 capitoli, tratta di benedizioni, preghiere, Shabbat, festività e digiuni.
Yore Deà: I suoi 403 capitoli sono una dissertazione sulle leggi rituali (Issur Vehetter) che riguardano: macellazione, cibi vietati, usura, idolatria e lutti.
Even Haezer:Di 178 capitoli, affronta argomenti in relazione a donne, matrimoni, divorzi, contratti di matrimonio e leggi sulla desistenza dal levirato.
Choshen Mishpat:In 427 capitoli, tratta di leggi civili e relazioni interpersonali.
Shulchan ‘Aruch
È il nome del codice redatto da Rabbi Yossef Caro, simile per struttura all’Arbà Turim di rav Yaakov ben Asher. È però più conciso e non cita le fonti da cui trae le sue conclusioni. Il libro consiste infatti in un compendio halachico del commento di Rabbi Yossef ai Turim, chiamato appunto il Bet Yossef. Lo Shulchan 'Aruch è suddiviso in quattro principali sezioni, le stesse dell’Arbà Turim:
Orach Chayim: sulle regole relative alla vita quotidiana, allo Shabbat e alle festività;
Yorè De'à: su svariate leggi, tra cui quelle concernenti le regole alimentari, purità e lutti;
Even Haezer: su matrimoni, divorzi e altri argomenti relativi;
Choshen Mishpat: su leggi civili e leggi relative a vari crimini.
Rabbi Yossef si basa essenzialmente sui pareri del Rambam, del Rif e del Rosh. Lo Shulchan ‘Aruch fu stampato per la prima volta a Venezia nel 1565 ed è oggi considerato il codice di leggi ebraiche per eccellenza.
Ramà
È il commento allo Shulchan ‘Aruch di Rabbi Moshè Isserles (da cui l’acronimo Ramà). Rabbi Yossef Caro, compilando la sua opera, trascurò completamente le decisioni halachiche e le usanze degli ebrei ashkenaziti. La sua conoscenza in materia si limitava infatti all’epoca del Rosh, ignorando le evoluzioni successive. Notando questa mancanza il Ramà, senza mai criticare o attaccare l’opera di Rabbi Yossef, verso cui esprime sempre il suo profondo rispetto e la sua ammirazione, aggiorna lo Shulchan ‘Aruch, lo commenta e aggiunge le leggi relative agli ebrei ashkenaziti.
Per ulteriori informazioni vedi http://www.mamash.it/pop_shulchan.htm
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