Il generale Romano Tito (poi divenuto Imperatore), colui che distrusse il Tempio di Gerusalemme, è descritto nella tradizione Ebraica come un uomo malvagio eblasfemo. Tito infatti entrò nel Luogo Santissimo (la parte più sacra del Tempio) in compagnia di una prostituta, e dopo aver steso a terra un rotolo della Torah, ebbe un rapporto sessuale con lei. Poi prese la sua spada e lacerò la cortina del Tempio credendo di aver ucciso il Creatore del mondo.

I Maestri riflettono molto sul fatto che in quell'occasione D-o non reagì e si limitò a subire passivamente le gravissime offese del generale Romano. Secondo Abba Chanan, con il Suo silenzio D-o dimostrò di essere molto forte, così forte da riuscire a rimanere impassibile davanti a quelle orrende blasfemie.

Tito partì su una nave con tutto il suo bottino per tornare a Roma come un eroe. Si narra nel Talmud che durante il viaggio si scatenò una tempesta e la nave rischiò di affondare. Tito allora sfidò il Creatore con queste parole: "Se il D-o degli Ebrei è davvero tanto potente, venga sulla terraferma a combattere contro di me!" Quando il malvagio giunse sulla riva, un piccolissimo insetto entrò nella sua testa attraverso il naso e lo tormentò per sette anni.