Quando D-o cercò di distruggere il Tempio, disse: “Finché Io risiedo nel suo centro, le nazioni del mondo non lo toccheranno; ma chiuderò i miei occhi come per non vederlo”. Poi giunse il nemico e lo distrusse. D-o disse: “Tristezza per la mia casa! Figli miei, dove siete? Cosa farò di voi, dal momento che vi ho avvertiti, ma non vi pentiste!”. D-o disse a Geremia: “Sono ora come un uomo che aveva un solo figlio per il quale preparò un baldacchino nuziale ma il figlio morì sotto di que sto. Andate, convocate Abramo, Isacco, Giacobbe e Mosè dalle loro tombe, perché loro sanno come piangere. Andate, e dalle rive del Giordano, intonate le vostre voci nel grido “Figlio di Amram, figlio di Amram, alzati e guarda il tuo popolo che i nemici hanno distrutto”.

Geremia andò alla grotta di Machpelà e disse ai patriarchi del mondo: “Alzatevi, è venuto il momento in cui è richiesta la vostra presenza di fronte al Santo dei Santi, benedetto Egli sia”. “A che proposito?” chiesero. Disse che non lo sapeva, temendo che potessero dire “Una tale cosa è avvenuta ai nostri figli nella tua epoca!”.

Geremia li lasciò e dalle rive del Giordano chiamò: “Figlio di Amram, figlio di Amram, alzati: è giunto il momento in cui è richiesta la tua presenza, di fronte al Santo dei Santi, benedetto Egli sia”. Quando Mosè gliene chiese la ragione, Geremia rispose che non lo sapeva. Mosè chiese quindi agli angeli, che risposero: “Figlio di Amram, non sai che il Tempio è distrutto e che Israele è in esilio?”. Egli pianse a voce alta finché raggiunse i patriarchi.

Abramo parlò dinanzi al Santo dei Santi, benedetto Egli sia: “Sovrano dell'Universo, perché hai esiliato i miei figli e li hai sparsi in nazioni pagane che li hanno condannati a morte e hanno distrutto il Tempio, il luogo in cui offrii mio figlio Isacco di fronte a Te?”. D-o rispose ad Abramo: “I tuoi figli hanno peccato e trasgredito contro tutta la Torà. Che la Torà venga a testimoniare contro Israele”.

Quando la Torà venne a testimoniare, Abramo disse: “Figlia mia, sei venuta a testimoniare contro Israele perché ha trasgredito i tuoi comandamenti e non te ne vergogni? Ricorda il giorno in cui D-o ti offrì ad ogni nazione sulla terra, ma esse rifiutarono di accettarti, mentre i miei figli ti accettarono con gioia. Ed ora tu vieni a testimoniare contro di loro nel giorno del loro dolore!”. Quando la Torà udì ciò, fece un passo indietro e non testimoniò contro di loro.

Mosè disse a Geremia: “Cammina davanti a me, perché possa andare a vedere ciò che è successo loro”. Geremia rispose: “È per me impossibile camminare lungo la strada per via dei cadaveri”.

“Tuttavia, andiamo” disse Mosè. Andò con Geremia, e il profeta indicò la via finché arrivarono ai fiumi di Babilonia. Quando gli esiliati videro Mosè, dissero l'un l'altro: “Il figlio di Amram è venuto dalla tomba per riscattarci dalle mani dei nostri avversari”.

Una voce celeste venne ad annunciare: “Questo decreto proviene da Me”. Quindi Mosè disse loro: “Figli miei, non è ora possibile portarvi indietro perché così è stato decretato, ma l'Onnipotente vi porterà indietro quanto prima.

Quando Mosè venne dai patriarchi del mondo, gli chiesero: “Che cosa ha fatto il nemico ai nostri figli?” Egli rispose: “Alcuni di loro furono uccisi; le mani di altri furono legate dietro le loro schiene; alcuni furono incatenati; altri denudati; alcuni morirono durante il cammino e i loro cadaveri divennero cibo per uccelli e bestie; altri furono esposti al sole, affamati ed assetati”. Udendo ciò, tutti cominciarono a piangere e a lamentarsi.

Mosè alzò la voce dicendo: “Maledetto sole! Perché non ti sei oscurato quando il nemico è entrato nel Tempio? O vincitori, vi prego, non sterminate completamente il mio popolo, non uccidete un figlio di fronte a suo padre né una figlia in presenza di sua madre. Verrà un giorno in cui il Signore del cielo vi chiederà un resoconto”.

Rachele scoppiò in lamenti commoventi: “Sovrano dell'Universo”, Tu sai che il tuo servitore Giacobbe mi ha tanto amato e faticò per me sette anni. Quando trascorsero i sette anni giunse il tempo per il mio matrimonio, mio padre mi sostituì con mia sorella. Non tenni conto del mio desiderio ed ebbi pietà di mia sorella perché non fosse esposta vergogna. La sera le rivelai tutti i segni segreti che avevo convenuto con Giacobbe, perché egli non avesse dubbi di stare con me. Fui buona con lei. Non ero gelosa di lei e non la esposi a vergogna. E se io, una creatura di carne e sangue, formata di polvere e cenere, non invidiavo la mia rivale, e non la esposi a vergogna e riprovazione, perché dovresti tu, eterno e misericordioso Re, essere geloso di idoli che sono assolutamente irreali? Perché mandi in esilio i miei figli e lasci che siano assassinati dalla spada?”.

La misericordia divina fu colpita, ed Egli disse: “Per tuo merito, o Rachele, riporterò il popolo di Israele alla sua terra”. È scritto in Geremia: “ Si sente una voce in Ramà, un lamento e un pianto: Rachele: piange per i suoi figli in esilio. Così dice il Signore: “Smetti di piangere; la tua opera sarà ricompensata ed essi torneranno dalla terra del nemico. C'è speranza per il tuo futuro. I tuoi figli torneranno alla loro terra”.

Tratto dal Midrash