Tito portò via con sé da Gerusalemme il Candelabro a sette bracci, la tavola e gli arredi sacri del Santuario. Nel suo trionfo furono portati per le strade di Roma quindi esposti nel templum pacis, il tempio della pace. Ma poiché non era quella la loro sede, D-o mandò un raggio incendiario che distrusse l’intero tempio della pace. Solo gli arredi Sacri rimasero intatti.

Quando i Vandali calarono a Roma, distrussero e saccheggiarono la città. Devastarono e annientarono monumenti e opere d’arte, ma di fronte agli arredi sacri del Santuario di Gerusalemme ebbero timore. Li salvarono persino dalle fiamme dell’incendio di Roma e li portarono con loro fino in Africa, dove li custodirono in un luogo decoroso e ben protetto.

Ed ecco che Belisario, generale di Bisanzio, assalì il regno dei Vandali e, tra tutte le preziose rarità di cui venne in possesso, gli piacquero particolarmente il Candelabro, la tavola e gli arredi sacri.

Egli diede ai suoi soldati l’ordine categorico di trasportarli con estrema cura a Bisanzio.

Sulle navi, accanto a essi, vi erano giorno e notte dei guardiani. Non occorreva illuminare le navi, perché dei sette bracci dalla menorà emanavano un singolare splendore che rischiarava ampie zone di mare.

Non appena si approdò a Bisanzio anche Belisario fece portare in trionfo lungo le strade della capitale, quale segno di vittoria, gli arredi sacri.

Allora un ebreo le vide e disse al ministro regio: «Permettetemi di prendere la parola. Io intendo farlo a vostro vantaggio, perché risiedo tra voi. Sino ad ora questi arredi sacri hanno portato a ogni conquistatore solo sfortuna. Pertanto non è bene che siano portati nel palazzo dell’imperatore. Non c’è posto migliore per la loro conservazione di Gerusalemme, perché là furono presi e quello è il posto destinato loro da D-o».

Il ministro riferì quelle parole all’imperatore che, nell’udirle, si spaventò assai e non ebbe più alcuna voglia di esporre gli arredi sacri nel suo palazzo.

Ordinò subito di riportarli a Gerusalemme. Qui sono custoditi in un posto segreto, dove rimarranno finché non sarà edificato il Terso Santuario.

(Bikuré Itim)