Durante l'occupazione di Israele da parte dei greci, questi entrarono nel Tempio e contaminarono tutti gli olii che servivano per accendere la Menorà. Questa contaminazione fu voluta e sistematica, poiché i greci non erano contrari all'accensione della Menorà, ma la sua luce doveva provenire da un olio che avesse il tocco greco, il tocco di un pagano.

I greci non avversavano i valori morali ed etici che la Torà racchiude, ma si opponevano all'osservanza dei precetti divini che distinguono il modo di vivere degli ebrei. La Menorà, accesa con olio puro e consacrato, era il simbolo palese del perpetuarsi del modo di vita ebraico ed i greci erano decisi a cambiare tutto questo.

Una volta liberato il Tempio, gli Asmonei insistettero nella ricerca di olio puro, che recasse intatto il sigillo del Sommo Sacerdote e furono premiati quando trovarono un'ampolla ancora incontaminata. Purtroppo l'olio che conteneva bastava a tenere accesi i lumi un giorno soltanto. Ed ecco che avvenne il miracolo: l'olio durò gli altri sette giorni necessari per andare alla terra di Ashèr, preparare l'olio nuovo e portarlo fino a Gerusalemme.

Ashèr era il secondo figlio di Zilpà, la quarta moglie di Giacobbe ed ottavo fra i dodici figli. Il suo nome significa gioia e prosperità. Suo padre Giacobbe nella sua benedizione auspica l'abbondanza e la succulenza dei banchetti reali: "Da Ashèr sarà pingue il pane ed egli fornirà le delizie regali." La tribù di Ashèr, famosa per la sua saggezza e per la bellezza delle sue donne, ricevette in eredità il territorio più fertile d'Israele, sulla costa mediterranea tra il monte Carmèl e la Fenicia.

Vi si coltivava principalmente l'ulivo, simbolo di opulenza e di gioia, che forniva l'olio a tutto il paese. Così Mosè aveva benedetto Ashèr: "Sia Ashèr benedetto con figli sia gradito ai suoi fratelli, e tuffi ii suo piede nell'olio."(Deut. 33, 24). Marc Chagall dedica ad Ashèr una lussureggiante vetrata con un messaggio di pace, di felicità e di prosperità.