Mordechai, la guida del popolo Ebraico nella Meghilla viene chiamato ‘Ish Yehudi’ (Uomo Giudeo). Nell’Ebraico odierno, la parola Yehudi significa semplicemente Ebreo, cosicché Ish Yehudi vorrebbe dire "un uomo Ebreo". A quei tempi, però, quando fu scritto il Libro di Esther, non si considerava necessariamente questo significato. Allora, ‘Yehudi’ poteva riferirsi alla discendenza tribale di Mordechai. Il significato avrebbe potuto essere quindi "un uomo della tribù di Yehuda". Quello non fu però il caso, in quanto Mordechai appartaneva alla tribù di Biniamin e non a quella di Yehudà. Inoltre, anche Hammàn usò questo stesso termine (al plurale), quando volle designare il bersaglio del suo atroce decreto, come è scritto: "di sterminare, uccidere, distruggere tutti i Yehudim (D-o non permetta)". Anche in questo caso, quindi, non si intende la discendenza tribale, poichè fu l’intero pipolo Ebraico che Hammàn cercò di distruggere.
Il Nome di Yehudà
La fonte del nome Yehudà fu dato dalla nostra Matriarca Lea: "Questa volta renderò grazia all’Eterno". Il nome Yehuda, così come la parola Yehudi, provengono dal termine ‘hoda’a’, che significa ‘riconoscimento’, e, per estensione, anche ‘ringraziamento’.
Questa è una caratteristica essenziale del ‘bitùl’ (‘annullamento’): il riconoscimento e la sincera consapevolezza che, nonostante dalla nostra prospettiva umana e limitata, il mondo ci sembri un "qualcosa di reale", e D-o un "nulla" ovvero un' essenza impercepibile, la verità è proprio l’inverso, inquanto è D-o ad essere l’unica vera esistenza, mentre il mondo, noi compresi, non siamo che un "nulla" al Suo cospetto.
La parola Yehudim fu associata agli Ebrei proprio perchè essa riassume la qualità essenziale del bitùl, dell’annullamento di fronte a D-o: gli Ebrei sono quindi letteralmente la nazione di coloro che riconoscono la realtà dell’unità e dell’onnipresenza Divina e la propria nullità dinanzi a Lui.
Mordechai fu presentato come Ish Yehudi, in quanto, come leader Ebreo, egli rappresentava questa caratteristica. Egli fu di fatto l’autentico "uomo dell’hoda’a (riconoscimento o ringraziamento)", e la fonte dalla quale tutti gli Ebrei di quella generazione attinsero questa caratteristica spirituale.
La Scintilla che sta in Ogni Ebreo
Anche oggi nelle viscere dell'anima di ogni Ebreo esiste quella qualità Ebraica del bitùl, a volte essa rimane solo come potenziale, ma esiste. Tutti noi siamo infatti ‘Yehudim’. Hammàn, invece, impersona proprio il contrario del bitùl. Egli rappresentò l’arroganza, come si può vedere da ciò che espresse in cuor suo: "A chi può il re desiderare di fare onore più che a me?"
Questa qualità di Hammàn riflette la sua origine spirituale: egli era un discendente della nazione di Amalek, sul quale è scritto: "Amalek è la prima fra le nazioni". Le "nazioni" sono le sette nazioni native della terra di Canaan; ognuna di esse simbolizza uno dei sette maggiori vizinegativi dell'uomo (lussuria, omicidio, ecc.).
Amalek rappresenta l’arroganza, il primo di tutti i vizi, poichè l’arroganza è la fonte di tutti gli altri istinti negativi. Per questo Hammàn, l’impersonificazione dell’arroganza e della presunzione, cercò di eliminare tutti gli Ebrei (Yehudim), poichè la loro essenza era la cotraddizione più assoluta alla sua! Se gli Ebrei avessero rinunciato alla loro fedeltà a D-o (che il Cielo non permetta), ciò avrebbe soddisfatto Hammàn, poichè era in particolare il loro essere Yehudim, il popolo dell’hoda’a e del bitùl, che egli non potè tollerare. Essi però misero in pericolo la propria vita e furono pronti a dare la loro vita per l’unicità di D-o. Fu questo il massimo grado del bitùl. Questa è l'aspirazione alla quale ognuno di noi d deve aspirare: sentirsi ebreo non solamente dentro, ma dimostrando coi fatti di essere pronti a tutto pur di soddisfare la volontà del nostro Creatore eseguendo tutte le Sue richieste e precetti rivolte a noi ebrei.
Tratto dal Torà Or
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