Si digiuna il 13 di adar in ricordo del digiuno che sancì la regina Ester, in seguito al quale il popolo fece teshuvà (pentimento), propiziando il miracolo della salvezza.

Se questo giorno capita di sabato, si anticipa il digiuno al giovedì precedente, l’11 di adar.

La halakhà (la normativa ebraica) prescrive che le partorienti, le puerpere e i bambini che non hanno ancora fatto il bar / bat mitzvà (la maggiorità religiosa, rispettivamente a 13 per i ragazzi o 12 anni per le ragazze) sono esenti dal digiuno. I malati, anche coloro che non sono in pericolo di vita, o chi soffre di forti emicranie che causano dolore agli occhi sono pure esenti dal digiuno. Gli sposi, nella prima settimana dopo le nozze, un mohel (colui che fa la circoncisione), un sandaq (colui che tiene il bambino durante la circoncisione) e il padre del bambino che deve essere circonciso il 13 di adar sono esenti dal digiuno, perché per loro, comunque, questo è giorno di grande festa.

Durante il digiuno del 13 di adar si dice ‘Anenu nella ‘Amidà quindi si estrae un rotolo della Torà sia durante la preghiera di Shachrit (mattutina) che durante quella di Minchà (pomeridiana) e si legge il brano Vaychal Moshé (Esodo 32, 11 – 34, 1).

Se non sono presenti in sinagoga almeno sei maschi adulti (cioè dopo il bar mitzvà) che abbiano osservato il digiuno l’ufficiante non deve recitare il brano di ‘Anenu durante la ripetizione della ‘Amidà e non si estrae il rotolo della Torà.

Il 13 di adar è usanza recitare il salmo Lamnatzeach ‘al ayelet hashachar (Salmi cap. 22) dopo il salmo del giorno.