Questo sabato è quello che immediatamente precede il digiuno di Tish’a be av, in cui si commemora la distruzione del Bet Hamiqdash, il Santuario di Gerusalemme.
Una grande tragedia si abbatté sul popolo ebraico, ma anche in tale situazione è possibile trovare conforto nelle parole di consolazione che si dicono a coloro che piangono – parola che la legge e la tradizione hanno rese sacre: Possa l’Onnipotente darvi conforto, insieme a tutti gli altri che piangono per Sionne e Gerusalemme.
Ci si può domandare in merito: perché invocare conforto per coloro che si dolgono a causa di un lutto recente menzionando quelli che piangono per Sion e per Gerusalemme?
È possibile trovare varie ragioni per rendersi conto che l’afflitto potrà trovare conforto proprio nel confrontare la sua sciagura con la distruzione del Bet Hamiqdash e l’esilio del popolo.
La prima è che il dolore per la distruzione e l’esilio è condiviso dagli ebrei di tutto il mondo. È vero che coloro che vivono a Gerusalemme e vedono da vicino il Muro del pianto e il Bet Hamiqdash in rovina provano un’angoscia più profonda, ma anche coloro che sono distanti se ne addolorano. Una persona, una famiglia colpita da un lutto troverà, perciò, conforto nel pensare che tutti i figli di Israele sono un’unità nel modo più assoluto (Liquté Torà, Nitzavim) e che il proprio dolore è condiviso da tutto il popolo.
La seconda ragione è che abbiamo la fede più assoluta nel fatto che D-o ricostruirà le rovine di Sion e di Gerusalemme, con la venuta del Messia, Egli raccoglierà i figli di Israele dispersi in tutti gli angoli della terra, ed essi verranno, pieni di letizia, a condividere l’esultanza di Sion e di Gerusalemme. Abbiamo pure fede che D-o compirà la sua promessa: … si desteranno ed esulteranno coloro che abitano nella polvere (Isaia 26, 19).
Grande, invero, sarà la felicità e la gioia, quando tutti si incontreranno dopo la Resurrezione dei Morti.
La terza ragione è che i babilonesi e i romani poterono solo distruggere il Santuario di pietra, di legno, d’oro e d’argento, ma nulla poterono contro il Bet Hamikdash che è nel cuore di ogni ebreo, perché esso è eterno.
(Tratto da una lettera del Rebbe di Lubavitch; pubblicato in Il Pensiero della Settimana a cura del rabbino Shmuel Rodal).
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