Nella parashà di questa settimana iniziamo il libro di Devarìm, Deuteronomio, in cui Mosè rimprovera il popolo ebraico per il suo comportamento nel deserto, e lo incoraggia a non ripetere gli stessi errori entrando nel paese d'Israele.
Il famoso commentatore Rashì ci fa notare che nel Midrash, il rimprovero è dato in accenni e codici, per mantenere il rispetto e la dignità del popolo ebraico.
Dalle parole di Rashì:
Poiché queste sono parole di rimprovero, lui [Mosè] elenca tutti i luoghi dove si irritò l'Onnipresente, senza fare alcuna menzione esplicita degli incidenti [in cui hanno trasgredito], ma piuttosto si limita a riferirsi a loro, [citando i nomi dei luoghi] per rispetto d'Israele (Sifrei).
Inoltre per dare il rimprovero in incognito, Mosè menziona il peccato in un modo che dia spazio per la comprensione della tremenda, seppur fallita, sfida che era dietro il peccato.
Ad esempio quando riferisce al peccato del vitello d'oro usa il termine 'dei zahav', che traduce genericamente in 'troppo oro'. Il che significa: poiché gli ebrei avevano così tanto oro che venne loro la tentazione di fare il vitello d'oro.
Un altro esempio: Quando si fa riferimento al loro reclamo generale 'per questo che abbiamo lasciato l'Egitto per farci morire in questo deserto, non ci sono abbastanza tombe in Egitto?' Mosè usa la parola 'deserto', che sottolinea il fatto che il deserto era enorme e travolgente con serpenti e scorpioni.
Quando si evoca questa immagine, è più facile capire la grande sfida che il popolo ebraico aveva di fronte.
Ci sono ancora altri esempi.
Quanto sopra dà comprensione del concetto di rimprovero di un vero leader.
1. Il rimprovero deve essere fatto con rispetto.
2. Si deve avere sempre una particolare empatia per capire quanto sia difficile la sfida in cui il popolo viene confrontato.
La Parsahà di Devarìm viene sempre letta lo Shabbat prima del 9 di Av, giorno che segna la distruzione del Tempio di Gerusalemme, Bet Hamikdàsh e l'inizio dell'esilio, un periodo molto lungo e difficile per il popolo ebraico, che finirà presto, amen.
L'obiettivo degli esili è quello di raggiungere un livello spirituale più alto rispetto a quello precedente, l'arrivo del Messia con la pace che ne conseguirà, e la ricostruzione del terzo Tempio, momento in cui ci sarà un grande rispetto per il popolo ebraico.
La diaspora è il tempo di 'rimprovero' da parte di Hashem, tuttavia Rashì ci ricorda che anche nel rimprovero deve esserci il rispetto. Anche in questi ultimi tempi di esilio Hashem deve mostrare rispetto e la cura per il popolo ebraico.
Adattato dagli insegnamenti del Rebbe di Lubavitch
לע"נ הרה"ח הר"ה"ג ר' אברהם דוב בן ר' יהושע ז''ל In beloved memory of Rabbi Abraham B. Hecht obm.
Rav Yaakov Kantor è direttore della Chabad Jewish Center a Lugano
Parliamone