Il sentimento profondamente radicato che ‘Amalèk non può essere paragonato all’odio di altri antisemiti. Mentre l’animosità che le nazioni provano nei confronti di Israèl può essere, talvolta, occasionale e legato a una circostanza particolare, l’odio di ‘Amalèk e della sua stirpe è immotivato e irrazionale e costantemente volto a pianificare la distruzione del popolo di Isarèl. Il sentimento delle altre nazioni può essere placato, ‘Amalèk non può ascoltare alcun argomento volto mutare il suo atteggiamento, è al di là del suo volere e del suo potere. Quando si leva una voce ad ammonire le altre nazioni dicendo che D-o punirà coloro che faranno del male al popolo eletto, esse esitano, infine si placano e vanno in pace. ‘Amalèk e la sua stirpe non mostra alcuna esitazione, né è disposto ad ascoltare ragione alcuna. Perfino di fronte ai miracoli che D-o ha compiuto per il suo popolo non cedette, così come non esitò e non si scostò dalle sue intenzioni malvagie neppure quando vide il male causato dalle punizione Divina abbattersi su chi aveva perseguitato Israèl.

La sua vera essenza naturale è l’odio per il popolo ebraico, sentimento che si estrinseca senza alcun motivo, senza alcuna sollecitazione esterna. È odio fine a se stesso e non cesserà mai se non con la scomparsa di ‘Amalèk e di tutta la sua stirpe dalla faccia della terra.

Quando il sole di Avrahàm Avìnu cominciò a sorgere sul mondo e tutti i popoli della terra videro che il Nome di D-o era su di lui, compresero che egli era fonte di ogni benedizione e si volsero al profeta come al “principe di D-o” in mezzo alle genti. La grandezza di Avrahàm è nell’aver rifiutato l’idolatria che lo circondava ed essere diventato fedele a D-o. Egli insegnò ai suoi figli e a tutta la sua casa a seguire le vie del Signore comportandosi con giustizia e rettitudine. Yishma’èl, il suo figlio maggiore, non volle seguire le orme del padre, ma non si mostrò neppure interessato a prenderne il posto, e quindi si allontanò, lasciando l’eredità spirituale a suo fratello Yitzchàk.

‘Essàv nacque da Yitzchàk e commise ogni sorta di abomini: rubò, uccise ed ebbe relazioni illecite, tuttavia non ebbe mai alcuna intenzione di rinunciare ai diritti che gli venivano dalla primogenitura. Quando D-o dispose che le benedizioni fossero solo per Ya’akòv – la vita di Ya’akòv era pura e tutte le sue azioni riflettevano la sua santità e l’amore per il prossimo – ‘Essàv vide che il destino non si compiva secondo la sua volontà. Andò, allora, nella terra di Se’ìr, ma non per questo disperò di ottenere l’eredità paterna. Egli nutrì eterno odio nei confronti del fratello – sentimento basato sulla gelosia – e non cessò mai di pensare all’eredità di Yitzchàk come a cosa a lui dovuta, sebbene ciò non fosse giusto.

‘Essàv vide che gli era impossibile distruggere Ya’akòv, perché: Certo non dorme e non sonnecchia il custode di Israèl (Tehillìm 121, 4). Egli comandò ai suoi figli di prendere il suo posto e condurre a temine ciò a che lui non era stato concesso compiere. Alcuni tra loro rimasero perplessi, e disperarono di riuscire nell’impresa dicendosi l’un l’altro: «Non potremo mai avere il sopravvento su colui che ha la protezione del Re del Mondo. Ciò che possediamo ci è sufficiente e non vogliamo impossessarci dell’eredità di Avrahàm e di Yitzchàk». Così dicendo si allontanarono dalla via dei Patriarchi e condussero la loro vita nel male, ma altrove.

Ci fu un solo membro della famiglia di ‘Essàv, ‘Amalèk, che avvicinò il nonno e disse: «Io non temo il Signore. Io non accordo onore agli atti dei giusti, ma disprezzo loro e le loro azioni. La grandezza e la forza mi appartengono, quindi non mi tirerò indietro, muoverò per sempre guerra contro i figli di tuo fratello che si sono impossessati dell’eredità che ti apparteneva. Li sfiderò in un luogo aperto, li perseguiterò fino a che non li avrò completamente distrutti».

Fintanto che vi fu un residuo di decenza in ‘Essàv e nei suoi figli – atteggiamento che avevano imparato vivendo in gioventù nella casa di Avrahàm e di Yitzchàk – non desiderarono spegnere il bene e lo splendore che esisteva nel mondo, ma quando nacquero loro dei figli, ormai lontani dalla casa di Avrahàm e di Yitzchàk ecco che essi furono l’incarnazione del male, infatti vediamo che: Quindi venne ‘Amalèk e attaccò Israèl in Refidìm (Shemòt 17, 8).

Così, in futuro, tutte le nazioni del mondo sono destinate ad abbandonare le loro vie malvagie per chiedere protezione sotto l’ala della Divina Provvidenza. Ma ‘Amalèk e la sua stirpe non conserva alcuna traccia di decenza e non si pentirà mai. Egli percorrerà la via del male fino in fondo. Per questo Moshé fabbricò un altare che nominò: D-o è la mia bandiera. E disse: «Il Signore pone la mano sul suo trono, guerra a ‘Amalàk di generazione in generazione». (Shemòt 17, 15-16).