Domanda: Come mai si legge la Meghillà due volte durante la festività di Purìm, una la sera e una durante il giorno?

Risposta: Domanda interessante, sono felice che stai esplorando osservanze che altri danno per scontato. Vediamo cosa dice il Talmùd, Meghillà 4a, al riguardo.

Rabbi Yehoshua ben Levi ha insegnato che si legge la Meghillà due volte in virtù del verso dei Salmi 22:3, “O mio D-o, invoco durante il giorno… e nella notte non sono silenzioso”. Questo verso è parte di un capitolo che i saggi del Talmùd (Yomà 29a) associano alla Regina Ester.

All’epoca della vicenda di Purìm, quando incombeva la minaccia di genocidio, gli Ebrei invocarono D-o, sia durante la notte che durante il giorno. Pertanto ricordiamo la Sua benevolenza sia la sera di Purìm che durante il giorno (Rashì su Meghillà 4a).

Rav Chelbo invece citava Ula di Biri che associò quest’usanza al verso dei Salmi 30:13, “Affinché la mia anima canti lodi a Te e non resti zitta…Ti ringrazierò per sempre”.

Leggere la Meghillà due volte è perciò un’espressione di lode a D-o come pure una testimonianza della Sua bontà perenne.

Di Rav Menachem Posner, per concessione di Chabad.org